DiarioXY . LUSSURIA
Il libro…
Lasciatela a noi
In 27 Gennaio 2018 da Chiara MenardoLasciatela a noi solo cinque minuti. Lasciateci sole, chiudete le porte del fienile e andate via, lasciateci fare.
Come è successo, quando, chi.
Chi è il padre? Diccelo, Ester. Dicci tutto. Raccontaci ogni istante di peccato, ogni sguardo e ogni ansito, raccontaci per filo e per segno la tentazione, raccontaci, senza nascondere nulla, come ci si sente a soccombere al demonio.
Raccontaci, donna, vogliamo sapere perché ti ostini a tacere, perché non hai detto niente, perché non hai estirpato dal tuo corpo quel frutto roseo e paffuto del peccato. Perché stai zitta?
Lasciatela a noi, lasciate l’adultera, la femmina, la peccatrice alle nostre mani callose, ai nostri vangeli recitati come filastrocche ogni sera, ogni sera un versetto, ogni sera a memoria.
Lasciateci i suoi capelli raccolti e lo sguardo di sfida, lasciate che laviamo la sua anima nera, lasciateci fare, lasciateci dire…
Immonda e sporca come l’acqua dei piatti, come le lenzuola macchiate di sangue, come il fango di marzo, lasciatela a noi.
Il peccato è una linea sottile che si espande nei tempi e nei luoghi, il peccato disegna arabeschi impensati, si riverbera come la luce del sole che batte sulle pentole lucide e si riflette là, sul soffitto, su una coperta, sul pavimento… il peccato si allarga come l’olio versato per sbaglio, per poca attenzione, si insinua tra le assi del pavimento e, se non lo pulisci per tempo, resta una macchia. Per sempre. Non andrà mai più via.
Lasciateci Ester Prynne, vogliamo sapere come si può, vogliamo sapere come si fa, vogliamo sapere come ci si sente a correre il rischio fino in fondo ed esserne fieri, vogliamo sapere come è possibile andare contro la legge di Dio e del villaggio e avere ancora l’ardire di tenere alto lo sguardo.
Vogliamo sapere, vogliamo capire, vogliamo respirare il puzzo di zolfo.
Noi, che viviamo ogni giorno secondo la legge, che mormoriamo davanti al fuso e alla rocca, che spiamo dalle finestre di casa senza essere viste, che abbiamo dalla nostra la giustizia onesta e perbene, vogliamo sapere come si può essere reprobe e deboli e non venire fulminate all’istante.
Vogliamo sapere cosa ha provato a farla franca, a sopravvivere dopo aver violato ogni legge, come fa a camminare incurante del nero della sua anima sporca, vogliamo sapere perché ha sbagliato e tace, perché ha sbagliato e protegge, perché continua a star qui con il frutto di una notte con Satana, vogliamo sapere perché non sta bruciando tra le fiamme dell’inferno, lei e quella bambina che ha osato chiamare come una cosa preziosa.
Pearl. Lasciate a noi quella madre, lasciatecela. Avrebbe dovuto nascere un mostro da quelle carni lorde e immonde, e invece ha dato vita a una bimba così bella… avrebbe dovuto essere deforme, se Dio avesse ascoltato noi, se noi fossimo Dio.
Che senso ha vivere secondo le leggi della Bibbia e del villaggio se poi una peccatrice qualunque non viene inghiottita dalla terra coperta dal fango della neve passata? Perché è ancora qui, vogliamo capire, sapere, carpire. Vogliamo il racconto di ogni carezza, degli amplessi nascosti, vogliamo tutto.
Noi siamo nel giusto, abbiamo diritto di sapere. Almeno quello, almeno la conoscenza ci è dovuta, altrimenti a che serve essere oneste? Siamo un gradino più su di Ester Prynne e del suo corpetto infiammato di rosso. Adultera: c’è qualcosa di peggio di Adultera? Chi è l’uomo che ha sedotto? Ha moglie e figli? Può essere uno dei nostri mariti? Chi ha corrotto, la giovane Ester, la bella Ester, la piccola indifesa donna sola, con il marito disperso giù all’Ovest?
Lasciatela a noi, dobbiamo sapere in quale letto ha infilato il suo corpo perfetto e corrotto, tra quali lenzuola ha rotolato, dobbiamo sapere quale famiglia ha insozzato.
Lasciatela a noi, tra i sassi e gli schiaffi, tra le spinte e gli sputi, lasciatela alle nostre parole affilate come le roncole che usiamo in estate nei campi.
Lasciateci fare, lasciateci dire, se volete sapere.
Ester Prynne
Lasciatemi a loro. Lasciate che facciano, su, forza.
Lo so cosa pensano mentre mi guardano passare e salire i gradini che mi portano alla punizione. Lasciatemi a loro, chiudete la porta del fienile e andate via.
Non temo il dileggio, il disprezzo, non temo la loro paura o la curiosità. Non temo nulla.
Non ho paura di una lettera rossa sul petto: la porterò come una medaglia al valore, senza alcuna onta o vergogna. Perché non mi vergogno di me, o di lui, o della nostra bambina. Io non mi vergogno di aver amato e di amarlo, come non mi vergogno del vento e del sole. Non mi vergogno di aver più forza e coraggio di lui, che si acquatta nell’ombra piangendo e maledicendo il momento in cui ha scelto di restare con Dio lasciando me qui, da sola, a pagare per due. Anzi, a pagare per tre.
Lasciatemi a loro, soddisfacete per una volta il desiderio morboso, la smania delle mogli perbene con i peccati ben nascosti nei canterani, sotto i panni e i sacchetti di lavanda. Lasciatemi a loro, fatemi guardare negli occhi quel vuoto cattivo e devoto, fatemi ridere della loro vergogna per interposta persona. Che mi sferzino con la lingua e i rami teneri e verdi, che mi insultino pure. Non ci si può vergognare di amare, anche se amo un uomo che mai mi sceglierà, vigliacco e codardo, eppure non posso lasciare che qualcuno lo tocchi o lo infanghi.
Allora lasciatemi a loro. Che sappiano e sappia cosa vuol dire sacrificarsi davvero, tirarsi indietro davvero, esser nel giusto davvero. Che sappiano e imparino, che sappia e che impari che cosa è, davvero, l’amore.
Il libro…
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Titolo: La lettera scarlatta (originale: The Scarlet Letter)
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Autrore: Nathaniel Hawthorne
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Prima edizione: 1850
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