Letti Nuovi . LUSSURIA
La recensione: Mecca di Susan Straight
In 23 Dicembre 2023 da F.G. SimonMecca è il romanzo di Susan Straight, tradotto da Riccardo Duranti, edito da NN Editore e pubblicato a novembre del 2023, nella collana La stagione.
Ci troviamo nella California meridionale, valichiamo terre lontane dai soliti cliché: da Venice fino al deserto del Colorado non si racconta il sogno americano, sebbene di quel sentore ci sia traccia in Disneyland e Hollywood: qui troviamo Mecca, città della Coachella Valley, dove un tempo, uomini d’affari hanno fatto del paesaggio arido del Canyon una grande opportunità economica.
Del periodo d’oro sono rimaste le piante di datteri e le vecchie case.
Una legione di donne simili a faraoni con in testa acconciature di stoffa bianca emergevano da filari di viticci che si estendevano all’infinito come vene verdi verso le colline purpuree di Mecca. (pag. 259)
Johnny Frías è un poliziotto, percorre 200 miglia al giorno sulla motocicletta. Le sue giornate di lavoro vengono riempite da multe per eccesso di velocità, guida in stato di ebbrezza e altre infrazioni. A causa del suo colore della pelle, viene spesso denigrato.
«Agente Frías? E che diamine. Lei osa fermarmi? È sicuro di avere la cittadinanza a posto?». “Ogni volta che scendevo dalla moto e camminavo verso il lato passeggero”, dice, “aspettavo che qualcuno mi sparasse”. (Pag. 19)
Johnny subisce l’influenza di Donald Trump che ha reso alcune forme di razzismo politicamente corrette.
Ma adesso, dopo tre anni di Make America Great Again, c’era sempre qualche testa di cazzo che se ne usciva con: Si rende conto, sì, che questa è una Mercedes classe S? Magari sono io che dovrei vedere un suo documento per assicurarmi che non sia lei un hombre cattivo. (pag. 19)
Johnny è un personaggio complesso, parla lo spagnolo, l’inglese, e rimane affascinato dalla lingua americana; infatti, cataloga su quaderni i modi di dire che ascolta dalla gente.
Ho sempre voluto parlare come un perfetto americano. Ogni volta che fermavo qualcuno, volevo pronunciare le frasi giuste e metterci dentro la giusta quantità di parole inconsuete per chiunque mi trovassi davanti… (pag. 19)
Johnny è riuscito a entrare in polizia passando l’esame con il massimo dei voti, questione che ha turbato i suoi esaminatori, accusandolo di aver copiato, per un moreno come lui era impossibile superare il test con quella media. Ora ha 39 anni, non ha figli né moglie, è solo.
Stattene per conto tuo e avrai meno persone da perdere. (pag. 19)
Il poliziotto deve convivere con un segreto oscuro: agli inizi della sua carriera, lungo l’autostrada, aveva ucciso un uomo bianco. Per paura di finire in prigione aveva seppellito il corpo senza denunciare l’accaduto. Johnny è perseguitato dal terrore che quel corpo spunti fuori, distruggendo la sua vita per sempre.
Era tutto quello che avevo sempre voluto dirle. Te ne sei andata, ma lui era bello che morto e nessuno lo sa, a parte un fantasma che era come un ragazzino triste, anche se adulto, e che poi è morto in manicomio. Quello stronzo non può più ritrovarti né farti del male. (pag. 328)
Ximena è una donna messicana, con una storia che fa emergere gli orrori delle popolazioni latinoamericane giunte in California con l’attraversamento clandestino del confine tra il Messico e gli Stati Uniti. Durante la fuga, Ximena è stata stuprata e ha visto annegare suo fratello minore. Lavora come addetta alle pulizie in un centro dove le donne si sottopongono a interventi di chirurgia estetica. Ogni giorno subisce umiliazioni e l’ICE, da un momento all’altro, potrebbe rimandarla a casa se esprime lamentele e commette infrazioni. Anche Ximena, come Johnny, ha bisogno di assimilare la lingua dei bianchi, ma per farlo deve filtrare il significato attraverso tre lingue.
Un giorno, mentre è in servizio nella clinica dove lavora, vede una bambina abbandonata in una camera.
Ximena ha steso la bambina su un grosso asciugamani in bagno. Le gambette hanno avuto un paio di spasmi. Ha chinato la testa e si è bagnata le dita con l’acqua, facendo poi scivolare le gocce nella minuscola fessura della bocca… (pag. 92)
Matelasse Rodriguez, una madre single che cresce due bambini piccoli, è una donna nera dalla pelle chiara che viene scambiata per messicana.
E poi Dante e Ivy e la signora Bunny. Ognuno nasconde un proprio segreto.
I capitoli passano da un personaggio all’altro, alcuni sono in prima persona, altri in terza, e con un lavoro sapiente la Stright riesce a far emergere il vero significato di Mecca: una comunità vibrante fatta di persone che vivono di salari bassi, emarginati per il colore della pelle.
Cos’è Mecca? È un romanzo epico che affronta le problematiche legate al razzismo. I pregiudizi concorrono a giustificare atti di violenza discriminatoria e le stesse azioni, che dovrebbero sopprimere la violenza, affondano le loro radici in ideologie razziste. Stright ci insegna che in Mecca l’innocenza dipende dal colore della pelle. Ma ci sono anche altre questioni, come l’idea di famiglia e di un destino comune per un gruppo di nativi californiani… Tutti i personaggi sono indimenticabili.
Un grazie particolare alla NN Editore per la copia in omaggio.
SINOSSI: In California basta il colore della pelle per essere considerati “stranieri”, anche quando si vive negli Stati Uniti da sempre. Lo sa bene l’agente della polizia stradale Johnny Frías, che vent’anni prima, nel deserto di Bee Canyon, ha ucciso un uomo bianco che violentava brutalmente una ragazza. Per un capriccio del destino, le conseguenze di quell’antico delitto si intrecciano con la vita di Ximena, giovane clandestina che un giorno trova una bambina abbandonata in una stanza della clinica dove lavora in nero. Ai racconti di Johnny e Ximena si uniscono quelli di Matelasse e Merry, di Dante e Ivy, dell’eccentrica signora Bunny che finge di essere molto più vecchia della sua età: sono storie di quotidiana violenza e discriminazione, ma anche di amori tenaci e amicizie indissolubili. Mecca è un affresco di voci che parlano di una California diversa, lontana dai riflettori: arida e rocciosa, divorata dagli incendi, fatta di confini pericolosi e di strade leggendarie. Al mito del West e dell’eroe solitario, Susan Straight contrappone la forza della comunità, dei legami affettivi e delle famiglie d’elezione, e ci offre un canto d’amore per una terra capace di accogliere e di trasformarsi in un luogo di passaggio verso un futuro migliore.
Questo libro è per chi riconosce al primo sguardo tutti i modelli di auto, per chi arriva all’ultimo fotogramma di Thelma e Louise sperando che la loro macchina possa spiccare il volo, per chi impara modi di dire desueti per stupire gli sconosciuti, e per chi nel vento che da sempre sferza la sua terra non vede una minaccia ma il caldo abbraccio di una madre.
Nota sull’autrice: Susan Straight vive e insegna a Riverside, California. Autrice di numerosi romanzi e racconti, è stata finalista al National Book Award e ha ricevuto vari premi, tra cui il Los Angeles Times Book Prize, l’Edgar Award for Best Short Story, l’O. Henry Prize, e una Guggenheim Fellowship. Scrive per The New Yorker, The New York Times, The Guardian, Granta e Harper’s. Mecca è stato finalista al Kirkus Prize 2022 e al Dayton Literary Peace Prize 2023, e nominato tra i dieci migliori libri del 2022 dal Washington Post e dal New York Times.
Post Views: 32
Navigazione
- HOME
- AltreStorie di Neó
- IO E IL DOTTOR ZETA, LA RAGAZZA ICS ED IO
- SOSTIENI SEVENBLOG!
- NEWS
- LETTERATURA&SOCIAL
- CRONACHE DA SOTTILIA
- CATTIVICONSIGLI
- LE STORIE DI MICHELANGELO
- EMPATICAMENTE
- I Podcast
- AudioRacconti
- SPECIALE QUARANTENA
- SEVEN BLOG
- AREA MANOSCRITTI
- CHI SIAMO
- CONTATTI
- Privacy Policy
- SOSTIENI SEVENBLOG!
Consigli
Articoli recenti
- Il brodo di pollo per il Sergente 9 Ottobre 2024
- A Bologna in mostra: #novecento musiche da un altro millennio 3 Ottobre 2024
- Il caffé mattutino di Maigret 2 Ottobre 2024
- Il ricordo dei tempi perduti 1 Ottobre 2024
- Voglio insegnarti quello che ho imparato 30 Settembre 2024
Lascia un commento