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Quanto significa il calcio?
In 5 Giugno 2017 da Fabio MuzzioFebbre a 90° (Fever Pitch) si presta al consueto dibattito: “meglio il romanzo o la trasposizione cinematografica?”. Non lo faremo in questa sede. Uscito in libreria nel 1992, il libro Nick Hornby è diventato film diretto da David Evans e interpretato da Colin Firth nel 1997. Entrambi sono un culto per i tifosi di calcio che finiscono con l’immedesimarsi con Paul, il protagonista, e a ripetere le battute a memoria. L’espressione di Paul che bambino entra per la prima volta entra all’Highbury, è molto comune a molti di noi. E così la sofferenza, la condivisione, la passione, i sacrifici, le bugie e gli stati d’animo. Il rischio di affidarsi alla dea Eupalla (la dea inventata da Gianni Brera e che vigila sulle vicende calcistiche e sul bel gioco) può essere quindi forte:
Il calcio ha significato troppo per me e continua a significare troppe cose. Dopo un po’ ti si mescola tutto nella testa e non riesci più a capire se la vita è una merda perché l’Arsenal fa schifo o viceversa. Sono andato a vedere troppe partite, ho speso troppi soldi, mi sono incazzato per l’Arsenal quando avrei dovuto incazzarmi per altre cose, ho preteso troppo dalla gente che amo…
Leggi o ascolti Arsenal ma in realtà vale per tutte le squadre e, se mi permettete, anche per quelle impegnate nelle categorie inferiori, categorie in cui le speranze di vincere non sono poche, sono nulle. Si è appena chiusa una stagione, sabato 3 giugno con la finale di Champions League e la vittoria netta del Real Madrid sulla Juventus. Nel calcio non mancano le tragedie e Hornby non trascura l’evento terribile, che spaventa, che sconvolge, come è stata la strage di Hillsborough del 15 aprile 1989 all’Hillsborough Stadium di Sheffield quando, prima della semifinale di FA Cup tra Liverpool e Nottingham Forest, morirono 96 tifosi. Chi non ama e vive questo sport con passione vera non può comprendere.
Come fai a capire quando mancano tre minuti alla fine e stai due a uno in una semifinale e ti guardi intorno e vedi tutte quelle facce, migliaia di facce stravolte, tirate per la paura, la speranza, la tensione, tutti completamente persi senza nient’altro nella testa… E poi il fischio dell’arbitro e tutti che impazziscono e in quei minuti che seguono tu sei al centro del mondo, e il fatto che per te è così importante, che il casino che hai fatto è stato un momento cruciale in tutto questo rende la cosa speciale, perché sei stato decisivo come e quanto i giocatori, e se tu non ci fossi stato a chi fregherebbe niente del calcio?
È vero, non esistono quasi più le “bandiere” e i calciatori sono strapagati, anzi sembrano più preoccupati della loro pettinatura, a mettere in evidenza il nuovo tatuaggio e a inventarsi la più stupida delle esultanze in caso di gol: sono un prodotto che il tifoso consuma senza capire di essere lui quello sfruttato. Nel corso degli anni ho iniziato persino a dubitare di chi bacia la maglia. Ho sentito fuoriclasse osannati dirsi tifosi fin da bambini della squadra nella quale andavano a giocare (ed era la quinta o sesta volta che lo ripetevano). Però, malgrado gli anni, la passione non si è mai sopita. Se la stagione internazionale e di serie A si è conclusa, nelle categorie inferiore si gioca ancora per gli ultimi verdetti e, quando tra un paio di settimane il triplice fischio sarà definitivo, rimarrà una certezza:
E la cosa stupenda è che tutto questo si ripete continuamente, c’è sempre un’altra stagione. Se perdi la finale di coppa in maggio puoi sempre aspettare il terzo turno in gennaio, che male c’è in questo? Anzi, è piuttosto confortante, se ci pensi.
Quando la vittoria arriva è dolce e veloce, intensa ed effimera, anche se ti resta dentro e la rivivi nella mente o con i tuoi compagni di seggiolino, talvolta solo guardandoti negli occhi. Si può guarire? Paul, come è giusto, rivedrà almeno in parte la propria scala di valori come è capitato a chi vanta alcuni (troppi) anni di gradinata sotto i piedi o sotto il sedere.
P.S. Non mi sono mai divertito allo stadio, perché lo stadio è sofferenza, non gioia. Perché ci vado? Se me lo chiedete non avete capito il calcio.
Febbre a 90 (il calcio ha significato troppo per me)
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