ACCIDIA . Monológos
La leggenda del pianista sull’oceano
In 13 Settembre 2021 da Caterina LevatoNon c’è bisogno di costruire un labirinto quando l’intero universo è un labirinto.
“Jorge Luis Borges”
La leggenda del pianista sull’oceano è un film, scritto e diretto da Giuseppe Tonatore, che narra la storia paradossale di un abilissimo pianista, nato e vissuto sul transatlantico Virginian.
In questo struggente monologo, Danny Boodman T.D. Lemon Novecento (Tim Roth) spiega all’amico Max Tooney (Pruitt Taylor Vince) le motivazioni che lo hanno portato a rinunciare all’idea di scendere sulla terraferma per costruirsi una nuova vita.
È stato proprio Max a convincere Novecento a lasciare il transatlantico, ma sulla scaletta della nave, il pianista, la cui fama è diventata leggenda, è colto da un enorme senso di paura e di spaesamento alla sola vista dell’enorme metropoli che si sviluppa ai suoi piedi,
Tutta quella città… non si riusciva a vederne la fine…
La fine, per cortesia, si potrebbe vedere la fine?
Era tutto molto bello, su quella scaletta… e io ero grande con quel bel cappotto, facevo il mio figurone, e non avevo dubbi che sarei sceso, non c’era problema.
Non è quello che vidi che mi fermò, Max. È quello che non vidi. Puoi capirlo? Quello che non vidi…
In tutta quella sterminata città c’era tutto tranne la fine. C’era tutto. Ma non c’era una fine. Quello che non vidi è dove finiva tutto quello. La fine del mondo.
Tu pensa a un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. Tu lo sai che sono 88 e su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu sei infinito, e dentro quegli 88 tasti la musica che puoi fare è infinita. Questo a me piace. In questo posso vivere.
Ma se io salgo su quella scaletta, e davanti a me si srotola una tastiera di milioni di tasti, milioni e miliardi di tasti, che non finiscono mai, e questa è la verità, che non finiscono mai… Quella tastiera è infinita.
Ma se quella tastiera è infinita allora su quella tastiera non c’è musica che puoi suonare. E sei seduto sul seggiolino sbagliato: quello è il pianoforte su cui suona Dio.
Cristo, ma le vedevi le strade? Anche soltanto le strade, ce n’erano a migliaia! Ma dimmelo, come fate voialtri laggiù a sceglierne una. A scegliere una donna. Una casa, una terra che sia la vostra, un paesaggio da guardare, un modo di morire.
Tutto quel mondo addosso che nemmeno sai dove finisce e quanto ce n’è.
Non avete mai paura, voi, di finire in mille pezzi solo a pensarla, quell’enormità, solo a pensarla? A viverla…
Io ci sono nato su questa nave. E vedi, anche qui il mondo passava, ma non più di duemila persone per volta. E di desideri ce n’erano, ma non più di quelli che ci potevano stare su una nave, tra una prua e una poppa. Suonavi la tua felicità su una tastiera che non era infinita.
Io ho imparato a vivere in questo modo. La Terra… è una nave troppo grande per me. È una donna troppo bella. È un viaggio troppo lungo. È un profumo troppo forte. È una musica che non so suonare.
Non scenderò dalla nave. Al massimo, posso scendere dalla mia vita. In fin dei conti, è come se non fossi mai nato.
Ad incrinare le certezze di Novecento è proprio la paura dell’infinito, di un mondo a lui estraneo che ha un inizio, ma non ha una fine. Egli sente dentro di sé crescere il terrore di cambiare vita.
Gli infiniti spazi e le infinite possibilità, che la terra ferma gli offre, costituiscono per lui un limite invalicabile. Abituato agli ambienti circoscritti del transatlantico, vede la metropoli che si dipana sotto di sé come un labirinto moltiplicatore di bivi e di alternative in cui manca la percezione di una fine. Il dubbio della scelta lo porta alla rinuncia, pertanto preferisce restare sino alla morte nel ventre caldo e materno del Virginian.
Anno: 1998
Regia: Giuseppe Tornatore
Colonna sonora: Ennio Morricone
Attori: Tim Roth, Pruitt Taylor Vince.
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