Per fornire le migliori esperienze, utilizziamo tecnologie come i cookie per memorizzare e/o accedere alle informazioni del dispositivo. Il consenso a queste tecnologie ci permetterà di elaborare dati come il comportamento di navigazione o ID unici su questo sito. Non acconsentire o ritirare il consenso può influire negativamente su alcune caratteristiche e funzioni.
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono strettamente necessari al fine legittimo di consentire l'uso di un servizio specifico esplicitamente richiesto dall'abbonato o dall'utente, o al solo scopo di effettuare la trasmissione di una comunicazione su una rete di comunicazione elettronica.
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per lo scopo legittimo di memorizzare le preferenze che non sono richieste dall'abbonato o dall'utente.
L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici.
L'archiviazione tecnica o l'accesso che viene utilizzato esclusivamente per scopi statistici anonimi. Senza un mandato di comparizione, una conformità volontaria da parte del vostro Fornitore di Servizi Internet, o ulteriori registrazioni da parte di terzi, le informazioni memorizzate o recuperate per questo scopo da sole non possono di solito essere utilizzate per l'identificazione.
L'archiviazione tecnica o l'accesso sono necessari per creare profili di utenti per inviare pubblicità, o per tracciare l'utente su un sito web o su diversi siti web per scopi di marketing simili.
Oltre l’Eden
In 8 Luglio 2019 da Caterina LevatoPalude biliosa che
attanagli l’anima
e tra verdastri giunchi
e acque limacciose
m’incateni
Si fortifica in te
l’albero da cui
desiderosa e pavida
donna colse
errando
la verde mela
del peccato
Il filo conduttore della lirica Oltre l’Eden è il capovolgimento del topos letterario del locus amoenus trasformato in locus terribilis, palude fangosa e intricata, in cui una diversa Eva coglie dall’albero del bene e del male il frutto proibito. La donna, definita desiderosa e pavida, perde la connotazione tipica della figura di Eva, considerata invidiosa e superba, per acquisire quella più dimessa di chi quasi fortuitamente compie l’atto terribile di violare il divieto divino. L’ambiguità dell’atto è sottolineato dal doppio valore semantico del gerundio errando (vagabondando/sbagliando).
Secondo i commenti tradizionali della Torah, la prima moglie di Adamo si chiamava Lilith. Le fu imposto di obbedire all’uomo, ma ella si rifiutò, poiché era stata creata dal fango come lui, e fuggì dal Paradiso Terreste e, con profonda superbia, rifiutando l’invito a tornare, scelse di vivere una vita ribelle, ma indipendente.
A questo punto Jahvè decise di creare la donna da una costola dell’uomo e nei commenti alla Genesi così si legge: “Non la creò dalla testa perché non si insuperbisse, non dall’occhio perché non fosse ansiosa di vedere, non dall’orecchio perché non fosse curiosa di sentire, non la fece dal cuore perché non fosse gelosa […] finché pensò di ricavarla da una costola, dalla parte, che in lui, è più protetta e nascosta: eppure ella è superba, curiosa di vedere e di sentire, invidiosa…”
Sin dalle origini, di fatto, viene proposto un modello femmineo diviso tra la figura della femme fatale, che anche a costo della propria dannazione decide di non assoggettarsi al maschio, e quello della donna moglie e madre sottomessa ad una figura maschile, che ne domina l’esistenza, a cui è concesso rispetto nella stessa misura della propria obbedienza.
Ancor oggi, purtroppo, quella femminile è una figura problematica alla ricerca chi una chiarificazione di identità e di ruolo.