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Sereno
In 21 Febbraio 2021 da Caterina LevatoGiuseppe Ungaretti, Vita d’un uomo – 106 poesie 1914-1960, Oscar Mondadori, 2016
Nota: Giuseppe Ungaretti nasce ad Alessandria d’Egitto l’otto febbraio 1888, da genitori lucchesi trasferitisi in Egitto; la sua poesia ha lasciato, all’interno della tradizione letteraria italiana, un segno indelebile.
Sereno fa parte della raccolta L’allegria, poi confluita in Vita di un uomo. Siamo alla fine della Grande Guerra e, nella primavera del 1918, il reggimento, al quale il poeta appartiene, combatte in Francia, nella zona dello Champagne; è nel bosco di Courton, nel mese di luglio, in trincea, che egli scrive la poesia Sereno. Il poeta è affascinato dal cielo, nel quale, a una a una, superando il velo della nebbia, si svelano le stelle. Il verbo “svelare” inserisce nel testo poetico un alone di sacralità, in quanto è tipico delle divinità svelarsi, ri-velarsi, attraverso segni. Le stelle, l’infinità dell’universo di cui esse sono parte, pongono il poeta in connessione con l’universo, attraverso il suo stesso respiro, un respiro che è azzurro e fresco, così come è azzurro e fresco lo stesso cielo. In questo momento panico di identificazione con la natura, l’individuo riconosce tutta la sua precarietà. Egli non è altro che una immagine passeggera, una forma limitata nel tempo e nello spazio, che, in quel preciso istante, è parte di un giro immortale.
L’assenza della punteggiatura, il verso brevissimo, le parole isolate, l’uso dell’analogia, il rigo bianco utilizzato come pausa di silenzio, danno alle sue liriche una immediatezza e un taglio nuovo.
A partire dal 1933, con la pubblicazione di Sentimento del tempo, il poeta recupererà la versificazione tradizionale, e una sintassi molto più complessa.