Cronache da Sottilia
Cronache da Sottilia 3 – Il primo incontro
In 19 Luglio 2019 da Fabio MuzzioIn attesa che mi approvino l’iscrizione al gruppo di “Sei di Sottilia se” mi conviene fare un giro di ispezione. Tanto la connessione è moscia. Scendo dalla mia berlina, la chiudo mentre transita un signore anziano in bicicletta: pantaloncino, canottiera estiva con abbronzatura incorporata, andatura lenta, bici più vecchia di lui, tipica postura che prevede pancia che tocca il manubrio, gli immancabili zoccoli ai piedi e pedalata con il tallone, altrimenti il ginocchio tocca l’ombelico.
Si ferma, mi guarda con aria un po’ sospettosa, tanto qui sanno tutto di tutti, si conoscono dal primo all’ultimo: fiutano un forestiero a chilometri di distanza, tanto che i cani da tartufo sembrano pazienti con il raffreddore in una sala d’aspetto del veterinario. E non solo, l’individuo che non appartiene alla comunità, lo passano allo scanner peggio che in aeroporto: se hai un impianto con vite al titanio sanno che mastichi con cautela.
– Si è perso? – mi dice con un accento tipicamente dialettale con l’aria di uno che sta facendo una domanda ovvia e sta controllando la mia camicia di lino bianca, i pantaloni azzurro chiaro e il mocassino in pelle scamosciata blu.
– No, no – rispondo io, – transitavo da queste parti ed ero curioso di vedere il paese.
– Sicuro? – mi risponde come se fosse una madre che sa della caramella presa di nascosto e che l’hai nascosta sotto la lingua manco fosse un antidolorifico per il mal di testa.
– Sì, sono sicuro.
– Cerca qualcuno?
– No, nessuno, mi chiedevo se c’è un hotel per dormire e un ristorante per mangiare qualcosa.
– Perché, non ha una casa dove andare?
– Ma no, sono stanco e preferivo riposare.
– Mah… comunque qui non c’è nulla, solo un bar e l’emporio del commercio oscuro.
– Del commercio che?
– Oscuroooo, oscuroooo, è sordo?
– No, no, non sono sordo, mi ero distratto. – Ci mancava solo di passare per stupido.
– Se vuol dormire deve andare a Bruttotriste, sa dov’è?
– Sì, sì, ci sono transitato.
Mentre osservo la sua postura che lo porta a reggere il proprio peso e quello della bicicletta con il solo piede a terra, aggiungo: – Ma al di là della strada c’è un altro paese?
– Sì, San Cenino, ma non sono come noi.
– In che senso?
– In tutti i sensi, ma lei capisce quando parlo?
Questo deve essere un cugino del mio Direttore, non c’è altra spiegazione.
– Comunque io mi chiamo Solo.
– Io no!
Mi guarda, rimette il tallone sul pedale e se ne va piano piano con l’andatura da biscia ubriaca.
Io guardo in alto e maledico il giorno in cui ho deciso di fare il giornalista, e pensare che mamma mi voleva impiegato in banca…
Fine terza puntata
La seconda puntata la trovate qui
La quarta puntata la trovate qui
La prima puntata la trovate qui
La seconda puntata la trovate qui
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