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La storia della colomba pasquale
In 4 Aprile 2021 da Viviana GabriniTutti gli italiani associano il panettone alla città di Milano, esattamente come sanno che a Verona è nato il pandoro.
Ma non tutti i pavesi sanno che la loro città ha dato i natali alla colomba, dolce per eccellenza della Pasqua.
Certo, molti sanno che la colomba come la conosciamo oggi, fatta con farina, burro, zucchero, scorza di arancia candita, glassa di zucchero e mandorle, nasce negli anni ’30 del secolo scorso a Milano negli stabilimenti della Motta, che decide di sfruttare i macchinari con cui produce il panettone per creare un dolce pasquale.
Ma le origini della colomba hanno più di mille anni, risalgono addirittura ai tempi del regno longobardo e mescolano leggenda e fatti storici.
Una prima narrazione ci porta dritti dritti alla vigilia di Pasqua del 572.
Il re longobardo Alboino è alle porte di Pavia e sta per conquistarla dopo un assedio durato tre anni.
I pavesi sono terrorizzati e temono che i longobardi mettano a ferro e fuoco la loro bella città sterminando tutti i suoi abitanti. Un fornaio decide così di impastare un pane dolce a forma di colomba e di inviarlo ad Alboino in segno di pace. Il re, conquistato dalla bontà della preparazione, entra dunque in città da vincitore e, magnanimamente, risparmia città e cittadini.
Troppo semplice questa ricostruzione?
Niente paura: ce ne sono altre infinite varianti.
La prima ci racconta che a consegnare il dolce a forma di colomba viene mandata la figlia del fornaio, accompagnata da undici bellissime fanciulle pavesi. Alboino, apprezzando il dolce, dichiara davanti alla corte che da quel momento avrebbe fatto di tutto per rispettare la colomba come simbolo di pace.
Poi, interroga la bella ragazza pavese e le chiede quale sia il suo nome.
E lei, prontamente, risponde: “Colomba”. E aggiunge che anche le sue compagne si chiamano allo stesso modo.
Alboino, forse sorpreso dall’ardire, forse conquistato dall’arguzia della fanciulla, accetta il simbolo di pace della città di Pavia e di rispettarne le cittadine. E di conseguenza l’intera città.
Un’altra variante della variante assicura invece che le dodici fanciulle, graziosissime e rigorosamente vergini, facevano parte del bottino di guerra inviato al re appena entrato in Pavia.
Anche in questo caso, insieme a oro e gioielli, le ragazze portano il dolce simboleggiante la pace, piegando a miti consigli il re guerriero.
Vi piacciono le storie con un pizzico di sovrannaturale?
Tranquilli, c’è materia anche per voi.
È sempre la vigilia di Pasqua del 572 e Alboino riesce ad espugnare la città di Pavia, entrandovi trionfalmente. All’altezza della via che oggi porta il suo nome, dove un tempo sorgeva porta San Giovanni, il cavallo del re stramazza al suolo dalla fatica.
Proprio in quel momento, compare un vecchio che porge al cavallo una pagnotta ancora calda. La bestia, incredibilmente, si alza di scatto e prende a mangiare quel pane vivifico.
Alboino è sbalordito, ma il vecchio lo avvisa: Dio sa che il re ha intenzione di sterminare i pavesi, ma se lui non li risparmierà, il suo cavallo cadrà di nuovo al suolo e questa volta per non rialzarsi mai più.
Il re longobardo decide così di non fare vittime.
Il giorno dopo, Pasqua, riceve davanti alla basilica di San Michele i nobili della città che gli rendono omaggio.
Fra di loro, spunta ancora il vecchio, che questa volta porta in dono un dolce a forma di colomba in simbolo di pace; accettando questo dono, Alboino suggella così la promessa di rispettare la città e i suoi abitanti.
Anche la narrazione cristiana non vuole essere da meno e fornisce la sua versione sulla nascita della colomba pasquale.
Facciamo un piccolo salto in avanti e arriviamo al 612. Colombano (in gaelico Colum Bán, colomba bianca) è un monaco missionario irlandese e nel 590, insieme a dodici compagni, ha lasciato il suo paese d’origine per compiere opera di evangelizzazione per l’Europa.
In viaggio verso Roma per ottenere da papa Bonifacio IV l’approvazione della propria regola, alla vigilia di Pasqua il futuro santo è a Pavia (secondo altre fonti a Milano) e viene ospitato con tutti gli onori insieme ai suoi compagni dalla regina longobarda Teodolinda.
Per omaggiare gli ospiti, viene allestito un ricco banchetto a base di selvaggina, che però i monaci rifiutano per rispettare la Quaresima.
Il gesto offende la regina e Colombano, diplomaticamente, decide di porre rimedio dichiarando che tutti loro avrebbero mangiato le carni dopo averle benedette.
Con la mano destra, Colombano segna così una croce sulla selvaggina, le carni, miracolosamente, si trasformano in dolci e candide colombe di pane e questo permette ai monaci di cibarsene senza venir meno agli obblighi e alle restrizioni quaresimali.
La regina, colpita, comprende la santità di Colombano e decide di regalargli il territorio di Bobbio dove nascerà l’abbazia di San Colombano.
Insomma, ancor prima di essere portata ai fasti nazionali dall’industria dolciaria, la colomba pasquale vantava una storia millenaria, ricca di fascino e mistero. E poco importa se si tratta per lo più di leggende: queste, si sa, portano sempre con sé tracce di verità, storia, tradizioni e cultura.
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