Le storie superbe . SUPERBIA
Lachesi – puntata I
In 13 Novembre 2016 da Chiara Menardo
I
La roccia scura e rossastra, impregnata di ferro e salsedine, sta lì – forse da sempre – a fissare i capricci e i cicli dell’acqua gelata: la accarezzano, la blandiscono o la schiaffeggiano, con l’obiettivo testardo di strapparla da terra per plasmarla al loro volere, fino a ridurla in frammenti di sabbia.
L’Oceano ce la farà: ha il tempo dalla sua, tutto il tempo del mondo.
Sono seduta sulla spiaggia a guardare come il mare chiama a sé la scogliera, onda dopo onda, un granello alla volta.
Tutto cambia – penso -, anche quello che è sempre uguale a sé stesso. Non ha alcuna importanza se non ce ne rendiamo conto, se lo vogliamo o no.
C’è una chiesa di assi di legno bianche dal campanile a punta di matita temperata, più in là, nel paese. La campana batte quattro colpi: me li porta il vento.
Mi alzo spolverando con le mani le tasche dietro dei jeans. Io e le mie scarpe da tennis più bianche della schiuma delle onde voltiamo le spalle al mare e rientriamo.
Le suole di gomma non fanno rumore sul legno: è un asse un po’ vecchio sul secondo gradino, indisciplinato e pettegolo, ad annunciare il ritorno.
«Riprendiamo, cara?».
Da una stanza al fondo del corridoio, ultima porta a destra, profumo di incenso di sandalo e rumore di ceppi che bruciano.
Sembra la scena di un film: il rumore del vento che si sta alzando e della pioggia che comincia a battere, scrosci che vengono e vanno sulla facciata di legno; un corridoio lungo invaso dal grigio di fuori; una porta semiaperta ritaglia un rettangolo sbilenco di luce color mandarino maturo sul pavimento, così in contrasto con il freddo e la pioggia che si fa disperata, di fuori. Oasi immobile di calore, quella porta socchiusa.
… Riprendiamo, cara?
Scosto la porta con la punta delle dita. Sotto il profumo d’incenso un sentore più sottile, di copertine spesse e scure e di fogli ingialliti, di inchiostro, segni e disegni su pagine con le U scritte come se fossero V.
È come spostare il cursore del tempo all’indietro: libri immobili rilegati di pelle, pareti in mattoni di sapere antico; un tavolo scuro, due poltrone e un camino appoggiato sul pavimento di assi lunghe di legno quasi nero strofinato di cera d’api. Il naso registra il profumo di favo insieme a quello delle pagine e dei coni di incenso di sandalo. Due poltrone, schienali e braccioli alti, morbidi e severi, il proprietario di quella voce sottile e graffiata che mi chiama “Cara” e mi esorta ad accomodarmi nella poltrona di fronte alla sua: mancano i levrieri accucciati ai suoi piedi; indossassi un abito lungo e austero al posto dei jeans e della maglia a collo alto, i capelli stretti e raccolti in trecce arrotolate sul capo, tutto sarebbe perfetto: una capriola all’indietro negli anni, verso il 1860.
È arcana e senza tempo l’espressione dell’uomo dal viso scarno e percorso da una mappa di rughe che mi siede davanti. Ha visto tanto durante il corso della sua esistenza, forse tutto. Chissà, quanto ancora vedrà.
Obbedisco, chino un poco la testa: un’allieva che segue ciò che le dice il Maestro. Sollevo il mento e lo fisso negli occhi appoggiando, come una statua di Iside sul trono, i palmi delle mani sulle ginocchia. Composta, pronta a cercare i bandoli di mille, cento, di una sola matassa.
«Sei pronta, mia cara, a sciogliere i nodi che intralciano la Via e a legare tra loro i fili dispersi per rimettere ordine? Sei pronta a tagliarti le mani con lame affilate, a recidere arterie per deviare il corso del sangue nei vasi in cui è scritto che scorra?
Lo sai? Destino ha un senso dell’umorismo bizzarro.
Era destino che ci fossi tu, qui, chiamata a mutare il suo corso? Se lo lasciassimo fare, cambieremmo gli eventi: una vita, due vite nelle posizioni sbagliate in quello che è il Disegno, e Destino annienterebbe se stesso. L’imprevedibile, il caos senza ordine…».
Destino: ne parla come fosse il vecchio amico bislacco delle serate a bicchieri di rosso in osteria.
Sospira e mi guarda, come per dire “Tu hai combinato il casino, tu lo sistemi”.
Annuisco, guardo le mani aderire alle gambe, rifletto un secondo, uno appena: quale sia la mia responsabilità in tutto questo non mi è chiaro. Quali i compiti e le implicazioni, nemmeno.
Sollevo le spalle e il mento. Sono pronta a tuffarmi nei rovi di quello che pare un giardino sconosciuto e scomposto – armata solo di forbicine per unghie e senza nemmeno indossare dei guanti -, per far affiorare ciò che deve essere da sotto il groviglio dei nodi asfissianti di quello che è. Se fallisco, il caos senza ritorno: così dice il Maestro che mi siede davanti con gli occhi gravi, il viso di rughe e una tazza di tisana al quadrifoglio stretta tra le ossa delle dita guantate di pelle giallastra.
«Chiudi gli occhi, mia cara, è ora tu vada».
Non posso fare altro che obbedire: accosto le palpebre osservandone il buio.
Il Maestro cantilena qualcosa, la sua voce ha smesso di graffiare: è velluto, adesso, spire di serpente che piano piano mi avvolgono, è la pianta di fagioli di Jack Topolino che si arrotola intorno al cervello, al midollo spinale per portarmi su, oppure giù, altrove. Non so.
«Ora apri gli occhi», bisbiglia nella mia testa. «E non avere paura di ciò che vedrai. Non averne. La paura è un viluppo che si aggiunge ai nodi che bloccano il passo. Abbi timore, sì, e rispetto. Ma non aver mai paura di tagliare ciò che sembra unito allo sguardo del mondo ma che, nel profondo, dirotta la Via.
Non tutto ciò che è stato, non tutto il presente è necessariamente sacro, Bambina Bambino. La strada lo è. Il fiume lo è. Il Disegno lo è. Ora apri gli occhi e guardati intorno».
Non c’è il camino, né il pavimento di legno quasi nero. Non ci sono la stanza, la casa: sono lontana mille universi dal campanile con il tetto a punta di lapis.
Mi chiedo di sfuggita perché abbia detto “Bambino Bambina”, ma non so, forse ci penserò dopo, quando avrò capito in quale posto sia capitata.
… continua… qui
1 commento
Navigazione
Consigli
Articoli recenti
- Lo sbarco di Anzio dal vivo 19 Aprile 2024
- Armando Testa 12 Aprile 2024
- Fantasia! 9 Aprile 2024
- Storie d’amore 2 Aprile 2024
- Dipingendo te 31 Marzo 2024
Lascia un commento