GOLA . RicetteColte
La grande abbuffata: il rognone alla bourguignonne
In 1 Dicembre 2021 da Fabio MuzzioGrande “uccellata” offerta da quattro “donzelli” a tre fanciulle… in dodici porcate.
Ugo
Perché la gola è un’abbuffata senza ritorno
La grande abbuffata (La Grande Bouffe) di Marco Ferreri è da annoverare tra i film più discussi, controversi, criticati e amati degli anni Settanta. Uscito nel 1973 contende con tutta probabilità a Ultimo tango a Parigi anche la mano pesante della forbice della censura, che per il capolavoro di Bernardo Bertolucci arrivò alla fino alla richiesta della distruzione di tutte le copie (mai avvenuta).
De La grande abbuffata è stato scritto davvero molto ed è stato analizzato più volte nella sua immagine metoforica e di critica alla società borghese, con annesse disamine sociali e politiche, al pari di quanto siano state sottolineate le sequenze forti e molto al limite almeno per la cinematografia considerata tradizionale.
Questa pellicola, che vede quattro grandissimi del cinema italiano e francese, Ugo Tognazzi, Michel Piccoli, Philippe Noiret e Marcello Mastroianni evidenzia anche il coraggio di interpretare ruoli come quelli previsti dalla sceneggiatura frmata da Marco Ferreri e Rafael Azcona.
La trama è molto conosciuta: quattro amici decidono di trascorrere alcuni giorni nella casa di Philippe (i nomi dei quattro interpreti corrispondono ai nomi vero degli attori) e decidono di mangiare fino a morirne. Il perno della storia è una donna, Andréa, Andréa Ferréol, maestra apparentemente timida che, portando in visita la propria scolaresca nella villa dove i quattro si rintanano e nella quale si trova il tiglio sotto cui il poeta Nicolas Boileau amava sostare alla ricerca di ispirazione, si ritrova coinvolta in cucina con diversi assaggi; qui verrà intrigata dal cibo, affascinata dagli uomini e deciderà di rimanere al loro fianco coniugando i due piaceri della vita spesso in forte connubio: sesso e cibo, con la sua fisicità abbondante e la spregiudicatezza di concersi tutti diventandi la testimone della loro fine.
Andréa non è l’unica donna, perché la quattro giorni prevederebbe una scorpacciata anche di sesso con tre prostitute, che abbandoneranno una dopo l’altra la situazione alla luce di quanto sta accadendo: toccherà quindi alla quarta donna il compito per il quale sono state pagate.
Un’impressione che si ricava dalla visione integrale, quella di 129 minuti, il film tagliato perderebbe molta della sua forza, è l’apparente mancanza di contatto tra i quattro amici diversi fra loro: uno ristoratore, Ugo, uno presentatore televisivo, Michel, uno giudice, Philippe e uno comandante di linea, Marcello. A unirli un vissuto infelice e l’insoddisfazione personale, chi per le incompresioni con la moglie, Ugo, chi con rapporti familiari difficili e la fissazione per la danza classica, Michel, chi con problemi con le donne e succube in tutti i sensi della vecchia tata, Philippe, e il malato di sesso e la passione per i motori, Marcello.
Il meteorismo, l’esplosione del bagno e le ovvie conseguenze, le scene di sesso, gli eccessi, rappresentano la parte più controversa e della probabile reazione negativa alla prima del Festival di Cannes.
Questa pellicola è tra quelle che maggiormente spaccano i giudizi e potreste trovarla geniale nella sua crudezza oppure assolutamente esasperata: rimane a prescidere una di quelle che, a distanza di diversi anni, non sembra subire il passare del tempo.
La grande abbuffata offre davvero una miriade di ricette di pesce, di carne e di pasticceria con diverse sfumature, con Ugo Tognazzi che, da rinomato cultore della cucina, si cala alla perfezione nel ruolo, anche se l’ideazione e realizzazione dei piatti, alcuni dolci, per esempio, sono dei capolavori, al pari dei tre paté con sopra la riproduzione della cupola di San Pietro, sono stati pensati da Giuseppe Maffioli, attore teatrale e giornalista gastronomico, che compare a inizio film nei anni di uno chef con l’aiuto di Jacques Quelennec e poi realizzati dall’azienda gastronomica Fauchon.
La presentazione più corposa del film la trovate in questo post ma La grande abbuffata si comporrà di cinque proposte: la prima è il rognone alla bourguignonne.
Ingredienti per 4 persone
- Rognone di vitello 500g
- Cipolla 1
- Burro 100g
- Aceto di vino bianco
- Vino bianco secco 1dl
- Vino rosso di Borgogna 2dl
- Prezzemolo tritato
- Sale e pepe
Procedimento
Giocando un po’ con il film ti propongo le dosi per quattro persone, rifacendomi ai quattro amici. Partiamo dal rognone, che deve essere liberato dal grasso e dalla pellicina. Taglialo a fette non troppo sottili e immergilo in una ciotola dove avrai versato metà acqua e metà aceto. Lascia riposare il rognone una mezz’oretta: risciacqualo e asciugalo con della carta assorbente.
In una padella antiaderente sciogli metà del burro a fuoco dolce: non appena sarà pronto versa la cipolla bianca che avrai tagliato a fettine sottili, in alternativa utilizza lo scalogno, facendola imbiondire. A questo punto versa il rognone e, per pochi minuti, rigiralo spesso per fargli prendere la prima cottura senza bruciarlo. Con una paletta togli il rognone dalla padella e mettilo in un piatto, perché devi preparare la salsa con il vino: metti nella padella l’altra metà del burro, fallo sciogliere e versa il vino bianco. Gira il contenuto sempre a fuoco dolce inzia a far evaporare la parte alcolica. Aggiungi ora il vino rosso, meglio se di Borgogna per dare così un ingrediente originale alla tua ricetta. Cuoci fino a quando la parte liquida sarà evaporata e avrai ottenuto una salsina morbida ma più ristretta.
A questo punto versa nuovamente il rognone, mescola bene e fai cuocere ancora almeno dieci minuti sempre a fuoco basso. Negli ultimi minuti aggiusta di sale e, se lo desideri, aggiungi anche con una macinata di pepe. Spegni il fuoco e spolvera con il prezzemolo tritato.
Philippe, seguito da Ugo, consiglia du aprire le abbuffate giornaliere aprendo lo stomaco con una cioccolata calda ma sappiamo bene la fine a cui andrà incontro. Forse più indicata la richiesta di Marcello: uno sfilatino di pane che, nel contesto parigino, non può non essere una croccante baguette.
Ambrojo mi dice che la Divine raramente si concede questo piatto e, in aggiunta con sguardo malizioso, mi ha parlato di grandi abbuffate di altro tipo.
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