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The Girlfriend Experience: lavoro o escort?
In 25 Luglio 2016 da Francesca ChiarelloNell’immaginario collettivo si trovano sulle rotonde delle tangenziali, sul ciglio di una strada provinciale quando cala il sole, chiuse in una casa illuminata solo da luci soffuse che ricordano il tramonto o nei night club. In realtà, quelle che tutti chiamano puttane, possono avere anche un altro nome: Escort – e qui, con un sostantivo diverso, cambia tutto.
The Girlfriend Experience è una serie televisiva drammatica americana – tratta dall’omonimo film del 2009 – che spiega come sia la vita di quelle ragazze che, per scelta, decidono di intraprendere la carriera di escort. È uno stile di vita un po’ anomalo che accompagna magari anche un lavoro di quelli “normali” (alla fine cos’è la normalità?), una sorta di modo per arrotondare e permettersi di fare la bella vita.
La protagonista della serie è Christine Reade, interpretata magistralmente da Riley Keough nonché nipote di Elvis Presley. La ragazza è una studentessa al secondo anno di legge che vive a Chicago ed entra nel mondo dei soldi facili tramite l’amica Avery, sviluppando subito un amore spropositato per quella sensazione di potere e controllo che va a sviluppare sugli uomini. Il personaggio principale, di per sé, non è complesso, tutt’altro. Christine è una ragazza normale, con una famiglia normale alle spalle, con amici che le vogliono bene e che non fanno troppe domande.
L’unica particolarità che ha è l’essere una ninfomane. Non che ci sia effettivamente qualcosa di sbagliato nell’esserlo, ma è una caratteristica che viene messa in luce subito insieme alla sua incapacità di legarsi affettivamente ad una persona. Un classico, snaturare un personaggio per fornirle delle scusanti anche quando non servirebbero. Una donna – come un uomo, non facciamo differenze di genere – può scegliere di diventare una escort anche senza avere problemi di affettività perché, se così fosse, il settanta per cento di noi lo diventerebbe.
La serie è stata scritta e diretta in modo indipendente da Lodge Kerrigan e Amy Seimetz con l’aiuto di Steven Soderbergh, già regista del film.
Intendiamoci, la cara Christine, non si limita solo a fornire prestazioni sessuali ai clienti, ma anche a far loro da psicologa e da finta fidanzata durante degli eventi. È un po’ la confidente di tutti, dai clienti che si invaghiscono di lei, a quelli che la vorrebbero come erede, a quelli che la considerano come una figlia (ma che probabilmente non sanno neppure cosa significhi la parola incesto), fino a quelli che diventano dei veri e propri stalker.
La grafica è la classica da documentario, presa in prestito dal film che seguiva cinque giorni di lavoro di una ex pornostar facendone vedere tutti i retroscena. I colori sono sfocati, delle tonalità quasi del grigio per indicare una vita che, alla fine della giornata, è senza sapore e tra lenzuola che non sono mai le stesse. Christine rischia di perdere il lavoro, perde l’amicizia di Avery, viene criticata dai suoi colleghi quando viene fatto girare il video di lei che “scopa” con uno dei suoi superiori.
La serie conta tredici episodi per la prima stagione ed è ancora in produzione anche se non è stato confermato il rinnovo. A dir la verità si potrebbe benissimo fermare la macchina a una sola stagione. Non credo ci sia molto da imparare sul mestiere, alla fine bastano sono poche mosse ed è, e rimarrà sempre, il mestiere più antico del mondo.
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