SevenStories
Un lavoro difficile
In 1 Febbraio 2023 da Debora BorgognoniIl racconto vincitore di SevenStories – Banco dei pegni
di Giorgio Rinaldi
Il mio non è un lavoro facile, ci vuole intuito e comprensione. È uno di quei lavori che ti riempiono la vita, o meglio te la svuotano, proprio come per quei grandi imprenditori che sacrificano tutto per un obiettivo grandioso. E come molti di questi, anche io sono rimasto solo, apparentemente per motivi diversi, ma non è il caso di sottilizzare.
Sta tutto nel selezionare bene le persone. Devi capire chi ti passa davanti e devi farlo analizzando decine di particolari nel poco tempo che serve per arrivare dalla fermata dell’autobus all’entrata del Banco dei pegni. C’è un solo autobus che si ferma a qualche centinaio di metri dall’ingresso ed è in questo tratto di strada, tra questi marciapiedi indagati da occhi disperati, che esprimo il mio talento.
Ho un socio che lavora con me e fa molto bene il suo dovere: la vergogna. È un sentimento in via d’estinzione, ma qui sembra aver trovato l’habitat ideale, la sua riserva naturale. La vedi dappertutto, negli occhi bassi, nei passi incerti, nelle sigarette accese nervosamente, nei giri senza senso per mascherare la destinazione. Basta individuarla e il gioco è fatto.
Per questa gente, il Banco è l’ultima spiaggia. Io sono l’ultima alternativa, sono quello scoglio che affiora appena, tra le acque nere senza luna e che ti fa pensare intanto mi salvo, fanculo la spiaggia. Perché sanno che arrivati sulla spiaggia dovranno spiegare, riempire moduli, attestare chi sono, mentre sul mio scoglio io non conosco te e tu non conosci me. Tu mi dai una cosa e io ti do dei soldi. Chiuso, finito. Qualcuno si lamenta perché pago poco rispetto al Banco, ma con me non c’è imbarazzo, non c’è esposizione, tutto fila liscio senza tanta burocrazia.
So bene come funziona il Banco dei pegni. Tu arrivi con la tua collana o il tuo anello da mille euro, loro lo prendono, lo valutano settecento euro e ti dicono che se vuoi i soldi devi stipulare una polizza, a tue spese naturalmente, e quando – o meglio, se – andrai a riprenderti la tua roba, dovrai sborsare i settecento euro più gli interessi. È un gioco a perdere. Anche con me la perdita è sicura ma non lo saprà mai nessuno, questa è la differenza. Nessuno ti guarderà con sufficienza o compassione.
Fino a qualche tempo fa mi piazzavo vicino alla fermata a osservare chi scendeva dall’autobus, ma ora ho trovato una posizione più strategica. Ho scelto l’angolo di un crocevia poco prima dell’ingresso del Banco; a così poca distanza dalla destinazione finale, la vergogna ha ormai fatto il suo lavoro modificando i volti, i gesti, gli atteggiamenti e a me non resta altro che osservare e agire. Ma la vera classe sta nel riuscire a individuare chi già sa che non tornerà a riscattare il pegno, i disperati, quelli che non riescono a pensare al domani perché l’oggi è solo vita o morte. Quelli sono i miei migliori clienti.
È un lavoro difficile, il mio, e non tutti lo comprendono, per prima mia moglie. Diceva che non ne poteva più di me e del mio lavoro, la metteva sul filosofico. Tutti quei soldi in casa le davano la nausea, puzzavano, diceva. Se ne andò. Anche mio figlio iniziò a lamentarsi di questa fantomatica puzza. Diceva addirittura che i miei soldi puzzavano di disperazione e che in quella casa ormai tutto aveva assorbito quell’odore. Se ne andò anche lui.
Io, questa puzza non l’ho mai sentita, sarà che con i disperati ci lavoro ogni giorno. E poi, per gli odori, basta arieggiare gli ambienti una volta ogni tanto.
VINCITORE
Giorgio Rinaldi
TITOLO
Un lavoro difficile
La motivazione della Giuria è la seguente:
In una sorta di mise en abyme, di storia che ne contiene un’altra, e che a sua volta ne racconta – e giudica – molte, il protagonista è un po’ psicologo e un po’ cacciatore. Si sposta – fisicamente e idealmente – all’angolo della strada e osserva di lato. Ma cosa osserva di preciso? Un sentimento che ha subìto una personificazione ed è diventato una summa di tutti i peccati capitali: la vergogna.
Biografia dell’Autore in un Tweet:
Sono nato a Roma e vivo a Fiano Romano con mia moglie, due figli e due cani. Per compensare la monotona vita di impiegato, invento storie.
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