Le storie superbe . SUPERBIA
Pre-seduta
In 12 Dicembre 2021 da Debora BorgognoniSi sdraia, che comodità!, pensa. È tutta una questione di educazione cinematografica, siamo assuefatti da questa cosa che ci si debba sdraiare per una migliore concentrazione, per lasciar fluire liberamente le scomode identità. Parlare a uno specchio non sarebbe la stessa cosa. Si mente sempre un po’ a noi stessi. Ma che cagata!, pensa. E agli estranei no? Non è facile essere sinceri, o no, invece lo sarebbe, ma quale sarebbe il divertimento? Saremmo tutti soli, tutti maledettamente perdenti se confidassimo a noi stessi chi siamo e se poi lo sputassimo all’umanità.
Lei entra dalla porta, delicata come un gatto. Un bel culo, sì, glielo guarda mentre chiude fuori il mormorio e permette loro di rimanere soli in quella stanza salotto. La mascherina che indossa lo turba, azzurra, chirurgica, non l’ha mai neanche vista in faccia veramente. Ma come fa un essere umano senziente a fidarsi di una che ha la faccia per metà nascosta, che indossa una maschera? Sorride. Sono simili, in fondo, pensa. Lei cura il singolo, i piccoli ingranaggi del tutto, si dice. Lui cura la collettività, l’andamento globale. Sono importanti allo stesso modo, e mascherati agiscono sulle menti promettendo soluzioni e guadagnando. Quanto si sente furbo, ora! Dio, quanto si sente potente! Un grande leader, un Napoleone Bonaparte pronto a salvare la patria dagli abissi, a innalzare la dignità di un Paese messo in ginocchio da piccoli uomini senza esercito. Di certo senza carisma.
Ma lui sì, è bello lui, è colto lui, è pronto a sfidare a suon di esercizi verbali – e in ogni idioma – ogni maledetto competitor, perché la sua grandezza si possa misurare empiricamente. Ecco, dirà questo alla donna davanti a lui che… oh, che fa? gli chiede di mettersi seduto? Che non è il caso di piazzare le suole delle scarpe sui cuscini del divano? E i film americani? Maledetta stronza, pensa, le donne sono invidiose del cazzo, e sono sempre aggressive come cavalle impazzite, scalpitano vogliose fingendo di fare le padrone.
Si siede, disapprovando da dietro la mascherina. Ho io il potere, bambolina dal bel culo, pensa, e gli scappa un sorriso. Cosa vuoi che me ne fotta di questo nostro incontro in tutta confidenza? Lo faccio solo perché il mio spin doctor deve essersi preso bene con i Ferragnez e dice che è giusto farsi un po’ strizzare il cervello anche se non si hanno evidenti problemi. Mi dirai che non hai mai visto pazienti così ben consapevoli della propria personalità, del proprio potenziale, degli obiettivi. Mi dirai che sono un caso chiuso, e mi chiederai di bere qualcosa insieme, una sere di queste. Finalmente ti toglierai la mascherina. Che bocca carnosa, penserò. E poi, sul più bello, pronuncerai le tre paroline magiche: io ti voterò.
Le idee si accavallano in lui, i sorrisi nascono senza poterli governare, e così, in modo del tutto automatico, si mette una mano nell’interno giacca e sfila un santino, che porge alla donna davanti a lui.
Lei non allunga la mano, non lascia la penna a sfera che continua imperterrita a scrivere su un foglio ormai non più bianco. «Il percorso sarà lungo, fidiamoci l’uno dell’altra. Cominciamo?».
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