
Le interviste superbe . SUPERBIA
D’Alema Er Massimo: la Sinistra sono io
In 13 Dicembre 2015 da Fabio MuzzioDifficile resistere alla tentazione. Un’intervista al Presidente Massimo D’Alema sarebbe stato un colpo grandissimo ma riuscire a porre sette domande a D’Alema er Massimo ancora di più. Seguo da tempo il fake che su Twitter, con una competenza da far sospettare persino che ci sia il vero ex Presidente del Consiglio a digitare, rappresenta il parody account che non solo ha aperto l’era di questa modalità di vedere e raccontare la politica, ma anche (perdonatemi l’espressione veltroniana) il più azzeccato e interessante, come testimoniano gli oltre 10000 followers che annovera al suo seguito. Con la richiesta di non rivelare la vera identità, ecco le sette domande che gli abbiamo posto, per capire quali peccati vi siano in politica… diciamo.
ACCIDIA. Una volta un politico ha detto: «È stato il trionfo dello specialismo che serviva ad attribuire alla tecnica un’aura metafisica, e un ruolo preponderante. E, dentro alla vicenda planetaria della crisi della democrazia, ogni volta che la politica sceglie la strada dell’esodo da se stessa e dai suoi doveri, che sono il pudore e la giustizia, chiede alla tecnica, cioè al ceto che possiede il microscopio, di occuparsi delle incombenze della res publica. La tecnica è un processo di privatizzazione della cosa pubblica, è un sequestro politico fatto da un ceto separato dalla discussione pubblica». Avrà capito chi ha detto questo, perché il diretto interessato l’ha sempre definita un punto di riferimento «al quale vuole bene». Presidente, lei che gli fece la tessera del PCI, ci può fare la parafrasi?
Il politico al quale si riferisce (Nichi Vendola, ndr) si accorse di volermi bene dopo aver vinto le primarie di coalizione contro il candidato al quale avevo accordato il mio sostegno. Sostegno che, a quel punto, ritenne gli fosse necessario onde poter vincere anche le secondarie. Le rammento peraltro che, prima di dichiarare che “mi voleva bene”, il politico in questione me ne aveva dette di cotte e di crude in quella campagna per le primarie a candidato governatore regionale. Lo perdonai: in fin dei conti, era allora più giovane del giovane Cuperlo che si è candidato alla segreteria del PD. Non senza – beninteso – essermi previamente accordato con lui affinché l’assessore alla sanità nella futura giunta da lui guidata fosse uno che, se i dalemiani esistessero – e invece, come lei sa benissimo, non esistono – si sarebbe potuto qualificare come tale. Perché perdonare va bene, ma prima occorre che si sia fatta ammenda dei propri errori, diciamo. La parafrasi che chiedeva è presto fatta: “Con il governo tecnico, mi mandate all’opposizione”. Dove difatti è andato, portandosi dietro un pingue bottino di parlamentari conseguiti grazie all’intesa con il PD. Una volta, circa tre anni fa, ventilai addirittura la possibilità di adottare il suo partito onde costruire con lui una forza politica di sinistra. Era un momento in cui mi avevano fatto davvero perdere le staffe, e passò presto.
AVARIZIA. Ci piacciono gli aforismi e grazie a uno dei suoi cerco di riequilibrare la dichiarazione precedente: «Io sono un uomo di Sinistra ragionevole che cerca di impegnarsi per il bene del Paese». Ma lei è mai stato veramente di Sinistra… diciamo?
Le do una risposta secca, visto che si parla di avarizia e che ho ecceduto in prodigalità nel replicare alla domanda precedente. Io non sono di sinistra. Io sono la sinistra. O meglio: la sinistra sono io. Detto in francese, lingua oggi molto in voga nei social media, suonerebbe anche meglio.
GOLA. Seven Blog ama molto il peccato di gola. Presidente, se penso a lei mi viene in mente il risotto da Vespa, la crostata della Signora Letta, il vino della tenuta La Madeleine. Non mi dica che la vera essenza della politica è la tavola…
In tema di gola, concordo. In effetti, la vera essenza della politica è la tavola. Le rammento tuttavia che in politica non importa cosa si mangia: che siano risotti o crostate, ciò che conta davvero è che nessuno abbia dubbi su quale sia il posto del capotavola. In quanto ai vini, condizione essenziale è che si tratti di grandissimi rossi.
INVIDIA. Con quelli del Terzo segreto di satira si parla del dalemiano vero, che non dice, ma suggerisce. Posto che quello che crediamo di noi non è mai quello che vedono gli altri, immagino che per un politico la satira sia un po’ lo specchio inconsapevole di se stesso. Un gioco psicologico non indifferente se parliamo di D’Alema Er Massimo…
Sono da sempre un grande sostenitore della satira. Non nutro tuttavia alcuna invidia. Taluni politici smaniano per essere al centro dell’attenzione degli imitatori. Pensi a Pigi, al quale la satira piace al punto da aver fatto più volte la parodia della parodia riservatagli da Crozza. Magari avrebbe potuto evitare, almeno in campagna elettorale. Io invece, come è noto, prediligo la satira indirizzata ai miei antagonisti politici. Se proprio qualcuno vuole fare satira nei miei confronti, che si tratti almeno di una autentica imitazione. Come quella che – mi hanno riferito – dalemeggia su twitter.
IRA. In politica l’ira è spesso abilmente celata: si critica Renzi per come ha preso il partito a Bersani, ma cosa dovrebbero dire Occhetto e Veltroni?
Cosa dovrebbero dire Occhetto e Veltroni ? Le faccio notare che Occhetto ha detto tutto il dicibile – e anche l’indicibile – nei miei confronti. E ancora direbbe, se non fosse che da tempo si sono stancati di intervistarlo. In quanto a Veltroni, non disse nulla, se non che l’Africa chiamava e che lui non poteva non rispondere a quell’appello. Ne attendiamo con ansia il ritorno, a braccia aperte.
LUSSURIA. In L’amore e il potere di Bruno Vespa, sua moglie Linda dice «Io sono innamorata di mio marito». In un tripudio di relazioni e intrighi raccontati nel libro, la più dalemiana è la Signora D’Alema, insomma, ma qualche altarino ci sarà almeno da parte sua, Presidente.
Nessun altarino: mia moglie è la sola persona che possa prendermi per mano. Per tutti gli altri, sono io a doverli prendere per mano e – mi creda – si tratta talvolta di un compito arduo. Non tutti si rendono conto che è per il loro bene, onde evitare che si facciano del male. Come in passato è successo, d’altronde, a più di un ex segretario.
SUPERBIA. Diciamo… stiamo parlando al fake, se questa non è superbia… Finiamo allora con un peccato che commetterebbe Er Massimo ma che il Presidente… suggerirebbe soltanto.
Un peccato di superbia? Negarsi quando il Paese e il Partito ti chiedono di renderti disponibile a una candidatura o a qualche incarico. Uno vorrebbe riposare, lasciare che siano altri a farsi carico di gravami e responsabilità, ma poi prevale il senso del dovere, la consapevolezza che il valore più alto in politica è lo spirito di servizio.
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