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Niki Genchi alla terza – Intervista a un fotografo di moda
In 15 Novembre 2015 da Debora BorgognoniUna volta qualcuno mi disse che nel nome già c’è il destino di una persona. Niki Genchi, Debby Jons e Yana Kostyleva: tre nomi che potevano appartenere solo ad artisti. Ma dopo aver parlato con Niki imparo a dosare la parola artista: mi convince che meno la si dice meglio è, e in fondo quello che ci trasmette uno scatto non ha un unico nome (anche questo ri-imparo da lui). Insomma, lo rivedo dopo un bel po’ dai tempi dell’Accademia di Fotografia e conosco anche il suo staff: Debby è una MUA che sa il fatto suo, Yana una stylist che ti incanta con il suo sorriso. E Niki un fotografo che interpreta la moda con «semplicità ed eleganza»: spesso pubblicato su Vogue.it; un curriculum infinito di mostre, borse di studio, eventi; vincitore di numerosi premi… E quali saranno i suoi peccati?
1. Niki, apro con un tema che non c’entra niente col tuo lavoro, perché noi di Seven siamo very old style nonché tendenti al morboso quando si tratta di Nouvelle Vague. Perché una tesi di laurea su Pasolini regista? E cosa hai portato di questo autore (e del cinema) dentro la fotografia?
(Niki) Sono da sempre un grande cinefilo; in quel periodo, contemporaneamente all’Università, studiavo all’Accademia del cinema di Enziteto, un quartiere periferico e disagiato di Bari. Qui ho avuto modo di entrare in contatto e gradualmente aprirmi a una realtà molto diversa dalla mia. Così ho pensato che per comprenderla a fondo, studiare Pasolini mi avrebbe fatto crescere, aiutandomi a capire e ad avvicinarmi a qualcosa che mi era estraneo e distante. Nelle mie foto non credo di ritrovare nulla del grande Pasolini, a porte forse una certa estetica in alcune foto del mio primo progetto personale di street “Life in Milan”.
2. Hai introdotto il tema del disagio, ma trasferiamolo in fotografia. Il mese scorso la foto di copertina di Marie Claire ha scatenato l’indignazione di Michela Murgia, a sua volta attaccata per i suoi post. In realtà ciò che Murgia ha sostenuto non è così opinabile. L’ideale di donna (imposto dalla moda) è tendente all’idea di morte e all’androginia, tesi sostenuta da molta letteratura etica. Ai fotografi piace quel tipo di immagine? E perché?
(Niki) Ancor più che all’ideale di morte come Thanatos secondo me si avvicina all’immaginario “decadente”. Personalmente adoro l’estetica dell’etereo, tipico delle carnagioni molto pallide, corpi esili ed eleganti, colori tenui. Per quanto riguarda l’androginia, credo che essendo la moda qualcosa che deve anticipare i tempi, propone un ideale dove non esistono differenze di generi o razze e dove la donna è sempre più pari all’uomo (per fortuna…).
3. E appunto sul sito personale di Niki si legge: “Il mio ideale di bellezza è semplice ed elegante”. Debby, descrivimi una foto che esemplifichi questa sua affermazione.
(Debby) Ti metto a confronto 3 foto con Make-up molto diverso tra loro per rendere meglio l’idea. Dal mio punto di vista Niki possiede la capacità di far trasparire semplicità ed eleganza nei suoi scatti indistintamente da ogni variante di make-up e styling. Come si nota in queste immagini, sia che la modella abbia un make-up acqua e sapone ed uno styling semplice come un dolcevita, sia che invece abbia un make-up più creativo e posi nuda, e sia che abbia un make-up più importante come uno smokey sugli occhi che vira al viola e un porpora sulle labbra… possiedono tutte un filo conduttore: semplicità ed eleganza. Vedo molti fotografi gestire queste situazioni in modo completamente diverso dove è ben visibile il contrario. Nei suoi scatti emerge sempre una gran classe; anche un nudo riesce a renderlo fine, elegante per nulla volgare e molto bello da vedere senza mai avvertire una sensazione di disagio o d’imbarazzo. Se prendiamo ad esempio la foto centrale, la sua capacità di far posizionare la modella, come la delicatezza con cui le fa coprire il seno, la bocca semi aperta, lo sguardo languido lasciano trasparire un senso di pudore e timidezza disarmante. Il suo ideale di bellezza dona semplicità ed eleganza ad ogni suo scatto.
4. Yana, cosa affascina ancora della moda oggi?
(Yana) Affascina il fatto che la moda cambia ad un ritmo velocissimo. Quello che ieri sembrava inaccettabile, oggi raccoglie migliaia di likes su Instagram. La moda aiuta ad aprire gli occhi, a vedere la bellezza dove non ti aspetti di trovarla. È una realtà molto dinamica che è sempre capace di sorprenderci.
5. Torniamo a Niki con una provocazione. Cosa si può invidiare invece della fotografia in un momento storico in cui tutti credono di essere fotografi o artisti? Cioè, non ti fa incazzare che chiunque, con un corso base pagato 100 € parli di fotografia come se fosse un esperto?
(Niki) Penso che oggi alla fotografia si possa invidiare tutto. Oggi tutto ruota intorno all’immagine e alla possibilità di crearla e condividerla. È senza dubbio per me il mezzo mediatico più potente. Non mi fa incazzare che qualcuno oggi con un corso da 100 euro si senta un fotografo o un artista a patto che poi lo sia. Non si quantifica con il denaro il talento di cui ognuno di noi è in possesso. Fondamentali sono il percorso culturale che ognuno di noi compie e i riferimenti estetici cui ambisce… La tecnica fotografica poi s’impara anche con un manuale da 39 euro.
6. Niki, avrai capito che i fotografi che, con la scusa del non-posso-vivere-senza-la-fotografia e io-sono-un-artista-creo, che non si aprono la Partita Iva, fanno tutto in nero e poi criticano quelli che invece pagano le tasse…, insomma quelli lì (una piccola branca dei fotografi amatoriali) mi stanno un po’ sulle palle. Tu quale categoria di (simil-)professionisti proprio non sopporti?
(Niki) Proprio non riesco in realtà a concepire un artista come un professionista. L’arte sincera è qualcosa che hai dentro e spinge per venir fuori affinché tu possa esprimerti, non per essere retribuito. Dunque anime nobili hanno prodotto, producono e produrranno arte nobile. Purtroppo è anche vero che sempre più assistiamo al fenomeno della speculazione nel mondo dell’arte. Diciamo, ecco, che i sedicenti “Artisti” mi stanno parecchio sulle palle.

DJ

YK

NG
7. La domanda di rito per noi di Seven. Yana, quale peccato incarna Debby? E Debby, quale peccato incarna Niki? Niki ce ne deve dire uno per entrambe perché, ‘poraccio, è numericamente inferiore.
(Debby) Niki non ha difetti, non ha peccati… è perfetto!
(Yana) Debby incarna tutti quanti ma incarna anche la virtù di saper tirare fuori la bellezza delle altre persone.
(Niki) Ma ovviamente Vanità! Per citare il mitico Al Pacino nel finale del film L’avvocato del diavolo: «il peccato che di gran lunga preferisco»!
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