
Le opinioni superbe . SUPERBIA
Quella parte che manca
In 21 Luglio 2024 da Fabio MuzzioCi sono pagine Social che mi affascinano: qualche anno fa andava di moda il Signor Distruggere con le mamme pancine, quelle che misurano l’età dei “principi” e delle “principesse” in mesi (ha 36 mesi e non tre anni) come se fossero dei grana esposti nei banconi del formaggiaio.
Oggi sono letteralmente rapito da qualcosa che funziona sempre bene, dalla pubblicità alle chiacchierate: il ricordo con l’effetto memoria ma un vizio di fondo, quello delle troppe dimenticanze per cui si tende a far diventare magnifico ciò che non lo era.
Parlo delle pagine presenti nelle piattaforme che rivendicano, a seconda del decennio, la primogenitura della felicità, della voglia di lavorare, del sacrificio al limite dell’umano, dell’accontentarsi di nulla, dell’amicizia che solo allora esisteva e, soprattutto, dall’assenza dei Social che hanno rovinato tutto ma nei quali, gli stessi e le stesse, trascorrono giornate a spiegarti i danni procurati.
Si tratta di copia e incolla per decine di volte delle stesse stupidaggini nelle pagine dai titoli più assurdi ed evocativi con migliaia di commenti confermativi se non rafforzativi; tra questi post ripetuti per acchiappare click e probabilmente anche altro c’è quello della spiaggia di Palermo nel 1970 dove tutti erano: magri, senza tatuaggi, sfumazzavano senza rischi e fregandose delle creme solari; in realtà si tratta di una foto di Copacabana… perché gli iscritti non conoscono la differenza tra il Monte Pellegrino e il Pan di Zucchero ma nemmeno i bikini delle ragazze brasiliane. Vagli a spiegare che, intanto, Jodie Foster nel 1965 era la bambina della Coppertone, che il burro delle merende non faceva bene alle arterie seppur dichiarato come ripulitore delle stesse e si moriva di tumori al polmone causato dal fumo.
E i cinema? Ah, quanto erano belli i cinema in centro (dove se avevi la sfortuna di capitare vicino a un tabagista ti annusavi un pacchetto a film) e i film di una volta, poi? Poi, gli stessi, nei cinema in centro o non ci vanno più da decenni o nei pochi rimasti lì stroncano perché vogliono: parcheggio auto davanti alla biglietteria, poltrona comoda e ampia, mastello di popcorn, tinozze di bibita gassata e film fracassoni con sistemi audio coinvolgenti e alta definizione delle pellicole.
Come il mito del negozio dove pagavi a fine mese: a parte che oggi va meglio perché paghi il mese successivo con l’accreditamente sul conto corrente ma chi declama le meraviglie di questo tipo lo ritrovi il pomeriggio di Natale al centro commerciale con tutta la famiglia che solo un tempo era unita e solidale (come ci ha saputo magistralmente raccontare Mario Monicelli in Parenti serpenti).
Le generazioni interessate al momento a questo fenomeno, che poi sono quelle rimaste dentro in particolare a Facebook dove se la suonano e se la cantano, sono quelle classificate boomer (dal 1945 al 1964) o X (dal 1965 al 1980) ma, tranquill* se questa moda non passerà presto toccherà a quella Y o Millenial (dal 1981 al 1995).
Rimane un problema di fondo: per quanti anni tu abbia sul documento (e per quanto i capelli siano volati via rendendoti spesso irriconoscibile, come diceva un saggio) il primo segno di invecchiamento, questa volta mentale (nulla di preoccupante dal punto di vista della salute, sia chiaro), è dato dalla frase “ai miei tempi”. Quando poi ci si associano i primi incubi notturni dopo cena pesante sei già sulla strada del declino: #sapevatelo.
Tralascio le pagine più vecchie in bianco e nero, con immagini di tinozze per fare bagni gelati con salviette di tessuto talmente ruvido da essere dei primitivi skincare oggi rimpianti da chi è tutto spa, ciniglia e riscaldamento a “manetta”, tanto per essere vintage anche io.
Oppure quelle di cucine magari talvolta con pavimento in terra battuta dove si mangiava quello che si trovava (in realtà poco o nulla): chi lo sottolinea, oggi, è solo prodotti bio a Km 0.
E che dire del post sull’eroico operaio: guidava una utilitaria, aveva sette figli, tutti arrivati fino all’Università e li portava, insieme alla moglie (vuoi mica rinunciare al tocco patriarcale) per tre mesi in vacanza: poi è arrivato l’euro… a parte che non ho ancora capito come riuscissero a starci in nove su una 127 che percorreva l’Autostrada del Sole, l’euro è arrivato molto dopo alla faccia di chi si faceva serata con 100 mila lire (e che ti compravi, pure la cocaina per il vicinato?). Piccola nota: l’operaio non aveva tre mesi di ferie ed era già eroico di suo pure se riusciva a portare al diploma un figlio unico e fare una gita fuoriporta a meno che non fosse emigrante al Nord e tornava al Sud dai parenti, mica nei resort di lusso.

Post con “effetto memoria selettiva” (Fonte Facebook)
Un discorso a parte meritano i sottolineatori delle virtù educative del servizio di leva: i mesi di naja, a loro giudizio, insegnavano il rispetto delle regole e al sano comportamento: come si evince dai fulgidi esempi vedi alla voce educazione civica e dal fatto che si riducono a contestare il tappo in plastica delle bottigliette di pet, per dirla come loro “cosa è andato storto?“.
Ci sono poi i critici musicali, che se la prendono con gli artisti moderni prodotti del marketing (mica come quelli che da sempre commercializzano pure l’adesivo con la lingua): loro erano quelli che ascoltavano solo Pink Floyd, Who e Rolling Stones (stranamente i Beatles compaiono raramente). Mi domando, però, e gli urlatori? Quelli sbeffeggiati all’epoca dai loro genitori? Mina o Tony Dallara, tanto per citarne due. Oppure gli imitatori di Elvis Presley come Bobby Solo o Little Tony oppure chi si ispirava a Jerry Lewis nelle movenze come Adriano Celentano non li ascoltava nessuno al pari di Tony Renis, Piero Focaccia, I Collage ecc.?
Bando alle ciance, mi concentro su ciò che mi tocca più da vicino: gli anni Ottanta. Qui sì, musicalmente ti concedono un Sandy Marton (senza baffi, sempre per citare un saggio che lo ha visto con i mustacchi), capirai, tanto poi ascoltavano Chery Lady dei Modern Talking (che avevano tre dita di fondotinta sulla faccia ma guai se capita oggi) con i finestrini abbassati e degli impianti che costavano dei milioni (di lire) e se ne vantavano (semicit).

Post con “effetto memoria selettiva” (Fonte Facebook)
Oppure si commuovono per i Duran Duran: a proposito, Simon Le Bon più che cantare guaiva…. ma facciamo finta di nulla. Vengono, per così dire, lasciati sullo sfondo Bruce Springsteen, Madonna e Michael Jackson, mentre Freddy Mercury (il dubbio ad alcuni è sorto vedendolo cantare con la lucidatrice e la minigonna), Boy George, Pete Burns e George Michael (prima di Fast Love c’era stato Last Christmas con Andrew Ridgeley a confondere le acque) sono funzionali a evidenziare che non sono nei loro giudizi omofobi (è che loro, gli artisti, al contrario di quelli di oggi, non lo esternavano. Giuro, l’ho letta davvero). Secondo me, questi che lo dicono non hanno ancora capito che il cobra di Rettore non era un rettile e la “la mia gatta è ancora qui non parla ma dice sì” di Marcella Bella dirà sì ma è quella che non dice miao.
Rimaniamo al mio decennio felice, così dicono loro: senza pericoli, dove non rischiavi nulla e nulla succedeva. Ai miei più o meno coetanei in vena di ricordarsi le magnificenze di fare l’autostop in sicurezza (e qui mi torna alla memoria ancora Monicelli che dirige Ornella Muti ed Eros Pagni ne I nuovi mostri) andare in giro senza casco (e qualche amico lo avevano raccolto con la testa fracassata ma pazienza) oppure della bellezza delle compagnie con qualcuno che rimaneva sulla panchina con una siringa nel braccio per un’overdose di eroina o, se andava bene, ti salutava per entrare in comunità.

Post con “effetto memoria selettiva” (Fonte Facebook)
Tutte sante e santi, nessuno si truccava e si tatuava, già, e i tribali sopra le natiche? Non eravano stupidi come i giovani di oggi in fila per il telefono o la console, noi, no, perché la fila si faceva per un orologio di plastica con bomber improbabili, giacche spallinate da Quarterback della NFL, cotonature a prova di umidità e gli ambitissimi guanti del netturbino di Pavia che costavano quelli sì 100mila lire.
P.S. Dei paninari all’epoca dicevano: “Idee poche, ideali nessuno” ma guarda te…
Intanto siamo quelli che si sono lasciati fregare e molti non lo hanno capito ancora adesso: debito pubblico (perché “la nave va” diceva qualcuno) poi Tangentopoli ci ha spiegato con quale equipaggio e quale rotta; l’edonismo, che faceva rincorrere l’assenza di contenuti e di valori concreti (ma guarda te…), il lusso (che il 95 per cento di noi non ha visto) con i genitori che guardavano Dallas, dove il cattivo e mitico J.R. Ewing tutto affari e cattiveria si era “spupazzato” tra le tante pure due cognate (e una l’aveva presa talmente bene da sparargli) e comprava due dozzine di cravatte alla volta come un guappo mentre la moglie beveva e veniva spupazzata da altri. Ah, i valori della famiglia tradizionale veicolati dalla televisione. Ma, del resto, non si doveva correre a casa in tutta fretta perché “C’è il Biscione che ti aspetta“?.
Non correvamo rischi? Bombe nelle stazioni (Bologna), vedi alla voce terrorismo nero, omicidi di mafia (il Generale Dalla Chiesa ed Emanuela Setti Carraro), il terrorismo rosso delle B.R., la Strage di Ustica e quella in Val di Stava, Alfredino Rampi, eruzioni di vulcani (131 giorni l’Etna), Chernobyl, e lì mica tutti si sono salvati dalle radiazioni (sospetto rafforzato dalle faccine che ridono a qualsiasi notizia dei quotidiani online); due boicottaggi olimpici, la fine del sogno dello spazio con lo Shuttle Challenger esploso dopo poco più di un minuto, e, dulcis in fundo, proprio perché sei giovane e hai qualche desiderio: l’AIDS.
Potrei aggiungere molto altro ma mi permetto un consiglio: rileggiamoci quel decennio senza troppe indulgenze e con affetto ma non facciamo le pancine e i pancini: eravamo giovani, con sogni che è stato bello avere anche se non si sono realizzati per dirla alla Robert Kincaid e, come disse il nostro Presidente Sandro Pertini, che cito a memoria: “i genitori vi criticano perché non possono più fare i giovani”.
E oggi i vecchi siamo noi…
Comunque: viva il 9 novembre 1989 e… Campioni del mondo, Campioni del Mondo, Campioni del Mondo!
(ADV)
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