Le opinioni superbe . SUPERBIA
Sette automobili tratte dai film hollywoodiani
In 3 Dicembre 2023 da Fabio MuzzioMi sono ricordato sette film e ci ho ritrovato sette auto iconiche; la scelta è personale e opinabile però la “sfida” è che ve le ricordiate tutte.
Pront*?
La Sunbeam Alpine Mk.I di Frances Stevens
Caccia al ladro del 1955 è uno dei tre film che Grace Kelly ha girato con Alfred Hitchcock (insieme a Il delitto perfetto e La finestra sul cortile) in una carriera brevissima con otto pellicole all’attivo in sei anni con due candidature all’Oscar®, la prima al debutto con Mogambo e una vittoria con con La ragazza di campagna di George Seaton.
Come molti sapranno la carriera si interruppe per il matrimonio con Ranieri III di Monaco e “favola” annessa (gossip e non solo a parte) e galeotto fu proprio Caccia al ladro girato in Costa Azzurra e nel Principato. Della pellicola, che la vede protagonista con Cary Grant, altro attore prediletto dal Maestro inglese, ne ho parlato compiutamente per la ricetta della quiche lorraine che prepara Germaine, la governante di John Robie detto “Il Gatto”.
Arriviamo al dunque: l’attrazione suggellata dalla scena durante i fuochi di artificio tra Frances Stevens e John Robie seppur lasciata all’immaginazione fanno capire che sia scattata la scintilla soprattutto attraverso i vivaci dialoghi a volte nemmeno troppo allusivi. In una gita organizzata dall’eriditiera statunitense, con tanto di sopralluogo alla villa che si conclude con il picnic con vista Montecarlo (guarda il destino) abbiamo l’inseguimento in macchina: la polizia, che controlla Robie, anzi “Il Gatto” utilizza una Citroën 11 B e si mette a distanza della Sunbeam Alpine Mk.I del 1953 che Frances guida prima in stile scampagnata ma, anche sollecitata e per seminare i controllori, si trasforma in una corsa tra i tornanti, non senza paura per il passeggero (Hitchcock, per esempio, lo sottolinea con le mani sulle ginocchia di Grant) grazie a sorpassi al limite, curve sui bordi della scarpata e frenate improvvise per non investire una signora che attraversa la strada; anche qui il destino ha riservato a Grace Kelly la sorte di morire su un tornante della montagna del Moyenne Corniche causato però da un aneurisma che le ha fatto perdere conoscenza e controllo dell’auto.
I poliziotti finiranno fuori strada per un gallo che attraversa la strada, John e Frances arriveranno al loro picnic. Tra i dettagli curiosi relativi alla sequenza c’è anche un dettaglio feticistico con il primo piano sulla frenata che mette in evidenza sì i pedali ma, soprattutto, i piedi della Kelly.
La Sunbeam Alpine MkI azzurra guidata dalla futura Grace di Monaco, per curiosità la successiva non sarà la MkII ma la MkIII, è prodotta dall’inglese Roates (comprata da Peugeot nel 1978) ma sotto il marchio Sunbeam, un’azienda fondata nel 1888 e poi acquisita nel gruppo. Costruita a mano e in 3000 esemplari con una cilindrata di 2200 cc era dichiarata per raggiungere una velocità massima di 160km orari.
In Rete l’ho trovata tra i 15mila dollari sino ai 50mila euro: nel caso, poi, è obbligo sfrecciare (nei limiti) sui tornanti della Costa azzurra.
L’Alfa Romeo Spider di Ben Braddock
Mike Nichols, che si è diviso tra Brodway e Hollywood, aveva diretto l’anno prima Chi ha paura di Virginia Wolf e nel 1967 firma una pellicola entrata nella storia del cinema: Il laureato (The Graduate).
Evidenzio subito tre curiosità: la prima è il titolo, non perfettamente inerente all’originale (con i film U.S.A. non è nemmeno così insolito) tuttavia i diversi cicli dell’istruzione tra noi e gli Stati Uniti sono diversi, per cui Benjamin “Ben” Braddock (Dustin Hoffman) è al College non all’Università, quindi non è stato proclamato dottore; la seconda sono le gambe, anzi la gamba del manifesto cinema, quella che la Sig.ra Robinson (Anne Bancroft) mette bene in vista nel sedurre il giovane amico di famiglia: si tratta in realtà, della ventisettenne modella Linda Gray, che sarebbe diventata famosa nel ruolo di Sue Ellen Shepard Ewing in Dallas; la terza e ultima riguarda il finale con lo sguardo, apparentemente sospeso tra il “che facciamo ora” e il “ma dobbiamo andare avanti?” di Ben e Elaine Robinson (Katharine Ross) seduti nell’ultimo posto del pullman: il tutto sarebbe frutto di un mancato “stop!” alle riprese e quindi i due hanno continuato la scena.
Il finale: tra i più ricordati del cinema: lui arriva mentre lei si sta sposando e torna sui propri passi scappando insieme; sequenza più volte citata, persino nella puntata del 18 maggio 2001 di Un posto al sole, quando Franco Boschi, con la moto in stile Fonzie, impedisce ad Angela Poggi di sposarsi con Alessandro Palladini (dopo averla spinta tra sue braccia in virtù di una malattia che da incurabile è poi diventata da guarigione miracolosa facendolo tornare sui suoi passi).
Il ventunenne “Ben” torna al termine del College con tanto di festa e non sa cosa fare della propria vita, oggi sarebbe oggetto di critiche sulla nullafacenza della gioventù odierna, e trascorre le vacanze a letto con la Sig.ra Robinson, i più spiritosi potrebbero avanzare la battuta sulla Milf; nella realtà Hoffman ha 31 anni mentre Bancroft, invecchiata appositamente, ne ha solo 36; impegnato con la Sig.ra Robinson il buon Ben si innamora però della figlia, Elaine, impegnata e promessa sposa. Sono note alcune sequenze, seppur di pochi frame, di nudo della Bancroft con quel realismo che si profilando anche nella cinematografia “tradizionale”. In proposito leggenda narra il no di Doris Day, come avrebbe potuto accettare la “fidanzata d’America”?, e di Ava Gardner contraria pure lei a spogliarsi.
Ricatti, gelosie, tradimenti, dramma, ipocrisia sociale, voracità sessuale e amore che trionfa, seppur il finale appaia comunque aperto, conducono lo spettatore in una storia conosciuta e sicuramente vista almeno una volta.
Non può mancare la citazione sulla colonna sonora su cui spiccano le due canzoni di Paul Simon & Art Garfunkel: The Sound of Silence è una canzone del 1964 tratta dall’album omonimo mentre Mrs. Robinson verrà inserita nell’album Bookends del 1968.
Il film, la sceneggiatura, i tre attori principale e la fotografia sono state le candidature all’Oscar® e la statuetta per la migliore regia l’unica ottenuta.
Arriviamo all’auto: un’Alfa Romeo Spider “Duetto” rossa, protagonista della folle corsa per fermare il matrimonio e che rimmarrà anche senza benzina. È stata prodotta con diversi modelli dal 1966 al 1994 in poco più di 124 mila esemplari. Il nome “Duetto” arriva da un concorso della casa di Arese che voleva chiedere agli appassionati il nome della nuova vettura: nome che si classificò al terzo posto ma successivamente ritenuto il più adatto.
1600 cc di cilindrata, 109 cv di potenza e una velocità dichiarata di 175km hanno trasformato un’auto in un’icona di libertà spesso presente nelle produzioni anche cinematografiche (è l’auto di Jo Ann Vallenari in Tequila Connection).
In Rete l’ho trovata usata tra i 30mila e 50mila euro: se poi volete fermare il matrimonio di chi amate potreste fare una grandissima citazione.
Mercedes-Benz R107 450 SL di Julian
Nel 1980 American Gigolo consacra Richard Gere, qualche malizioso, con la scena del suo nudo frontale ha avanzato la battuta che esprimesse le qualità migliori dal punto di vista della recitazione. Non esageriamo, la cosa, anzi il “coso” non passò inosservato come il tema: la prostituzione maschile nella quale le donne e qualche coppia ricercano le emozioni e l’appagamento perdute con gli anni. Il tema non era certo nuovo, Un uomo da marciapiede, per esempio, nel 1969 aveva suscitato ben altro clamore; resta che, American Gigolo, diretto da Paul Schrader è rimasto nell’immaginario comune: ancora oggi, infatti, non appena si ascolta una canzone, Call Me con l’inconfondibile voce di Debbie Harry dei Blondie, scritta dal nostro grande Giorgio Moroder, autore della colonna sonora con tanto di candidatura ai Golden Globe, la si associa ai titoli di testa del film, dove Gere compare anche a bordo dell’auto di cui vi parlerò tra poco.
Elegante, raffinato, abile con le donne che gli offrono compenso, Julian Kay veste Armani e si imbatte, per caso, nella moglie di un Senatore aspirante Governatore: Michelle Stratton interpretata da Lauren Hutton; scatta la scintilla dell’adulterio non a pagamento e soprattutto l’amore tra i due a rischio scandalo, visto che c’è di mezzo un personaggio politico, a cui si aggiunge un “piccolo” problema: l’accusa di omicidio che si vede arrivare il buon Julian. E come facciamo con l’alibi? Chi lo salverà? Facile da capire come il finale che riconcilia con la storia.
Il film, che ci introduce nel decennio reganiano, riporta tematiche che approdano alle polemica con contenuti comunque “forti” almeno così apparivano nel 1980 anche se quegli anni se non meno “bacchettoni” erano decisamente più tolleranti di quanto sia il nostro vissuto attuale.
Una nota sul doppiaggio: Gere ha la voce di Gino La Monica, il primo che con il suo timbro inconfondibile ce lo ha fatto conoscere sul grande schermo; Hutton, invece, si avvale di una tra le doppiatrici più presenti in quegli anni appartenente a una delle dinastie di questa meravigliosa arte: Simona Izzo.
Arriviamo all’auto, la Mercedes-Benz 450 SL. La serie R107 viene prodotta dal 1971 al 1989 mentre la 450 SOL dal 1975 al 1980. Vettura di grande successo e diventata icona di quegli anni con il cambio automatico ha una potenza di 225cv con una cilindrata di 4520cc, quindi non certo economica dal punto di vista dei consumi, con una velocità dichiarata di 215km orari è stata prodotta in oltre 66mila esemplari.
Se volete provare a comprarla usata in Rete viene valutata tra i 22mila e i 30mila euro.
La Chevrolet Nova di Axel Foley
Beverly Hills Cop – Un piedipiatti a Beverly Hills del 1984 è stato il terzo film interpretato da Eddie Murphy, pellicola che arrivava dopo 48 ore e Una poltrona per due: scusate se è poco.
Stella del Saturday Night Live viene scelto, non era il primo della lista, da Martin Brest per il ruolo di Axel Foley: costato solo 15 milioni di dollari, il film ne incasserà 234 negli U.S.A. (316 in totale nel mondo) piazzandosi dietro solo dietro Ghostbusters – Acchiappafantasmi. In Italia, al confronto, non sarà un successo enorme: dodicesimo posto nell’anno in cui sempre Ghostbusters – Acchiappafantasmi si piazza in testa seguito da Non ci resta che piangere e Indiana Jones e il tempio maledetto.
Murphy, che ha 23 anni, porta nel personaggio di Foley tutta la sua comicità evidenziando anche dimistichezza con i ruoli di azione: la saga vivrà di due altri capitoli, firmati da Tony Scott e John Landis ma non saranno allo stesso livello seppur, soprattutto il secondo, rimangano ancora godibili. Colonna sonora conosciutissima, in particolare il tema Axel, una candidatura all’Oscar® per gli sceneggiatori Daniel Petrie Jr. e Danilo Bach, rappresentano altre due caratteristiche di un film tra i più iconici degli anni Ottanta.
Il gioco tra la Detroit molto di strada di Foley e la Beverly Hill patinata e dalle regole diverse dei Sergenti John Taggart e Billy Rosewood e del Capitano Andrew Bogomil, ci riportano due “americhe” diverse anche nella gestione dei casi, seppur alla fine la lealtà e il coraggio fanno nascere non solo stima ma anche amicizia.
Non mi pare il caso di proseguire nella descrizione, davvero non lo avete mai visto? Arriviamo al dunque o quasi. La morte di un amico comune, Mikey Tandino, porta Axel da Jenny Summers, che dirige una galleria d’arte di proprietà di Victor Maitland.
Le indagini di Axel e Jenny li portano a muoversi a Beverly Hills in macchina ma con una Mercedes-Benz 450 SL, perché Axel la sua l’ha lasciata nel parcheggio dell’hotel. Il dialogo tra i due riporta alla nostra OpinioneSuperba.
Jenny: Sai, mi ricordo quando avevi quella scassatissima Chevrolet Nova blu: che ti sei fatto adesso?
Axel: quella scassatissima Chevrolet Nova blu
Prima di arrivare alla Chevrolet Nova del 1970 un omaggio che è anche un ricordo sul doppiatore storico di Eddie Murphy: Tonino Accolla. Accolla è stata la sua voce italiana fino al 2009, anno della sua scomparsa e, aggiungo, per ventitre stagioni l’inconfondibile voce (De-eh-ih-ih-oh-oh) di Homer Simpson.
La Chevrolet Nova, soprannominata Chevy II è stata prodotta dal 1962 al 1979 mentre quella di Axel Foley è del 1970. Si dice non fosse essere né di gran lusso né senza problemi di consumi eccessivi e con qualche difetto meccanico e di carrozzeria poco resistente (e la ruggine di quella del fil sembrerebbero suggellare la nomea).
L’auto vanta la possibilità di sfiorare i 180km per 200cv e l’ho trovata usata tra i 30-35mila euro in condizioni che sembrano decisamente migliori di quella blu di Axel.
La Ford Thunderbird di Thelma & Louise
Nel 1991 Ridley Scott firma il settimo film dopo l’esordio con I duellanti del 1977, Alien, Blade Runner, Legend, Chi protegge il testimone e Black Rain – Pioggia sporca e fa di nuovo centro con Thelma & Louise, uno tra i road movie più iconici della storia del cinema. Dopo diverse opzioni, tra cui Meryl Streep e Goldie Hawn, Michelle Pfeiffer e Jodie Foster i due ruoli vengono presi da Susan Sarandon e Geena Davis e la coppia non si può dire che non abbia funzionato.
In Italia il film si piazzerà all’undicesimo posto in una stagione dove a farla da padrone è Johnny Stecchino di Roberto Benigni. Se Harvey Keitel è Hal Slocumb, il poliziotto che non riuscirà a salvarle dopo l’omicidio in realtà motivato da legittima difesa, la pellicola assegna anche il primo ruolo rilevante a Brad Pitt (che venne preferito a George Cloney): quei dodici minuti, scena di sesso con Thelma compresa, faranno decollare la sua carriera inserendolo tra i potenziali divi di Hollywood, cosa poi verificatasi.
La pellicola, come è risaputo, pone al centro l’insoddisfazione e il maltrattamenti ai danni delle donne nel contesto familiare a cui si aggiunge anche l’evidenza del tentativo di stupro ai danni di Thelma da parte di Harlan, che l’intervento di Louise interrompe con il colpo di pistola fatale. Il desiderio di libertà, la voglia di fuggire e di ribellarsi a una vita che non si vuole più diventano poi tragedia, che si consuma fino in fondo diventando emblematica nel suo gesto al Grand Canyon.
Il film ha collezionato ben sei candidature all’Oscar®, oltre alle due protagoniste, per il montaggio, la regia, il miglior film (se lo prenderà JFK – Un caso ancora aperto) e ottiene quello per la Miglior Sceneggiatura con Callie Khouri.
E l’auto? Si tratta di una Ford Thunderbird “Jet Bird” convertibile del 1966, la quarta serie di una produzione iniziata nel 1955 e chiusa, dopo undici versioni nel 2005. La seconda versione, quella del 1958, era quella guidata da Fred Buscaglione e sulla quale perse la vita nell’incidente stradale.
La versione cabriolet dell’auto di Louise, sul set ne vennero utilizzate cinque, è stata prodotta in oltre 230mila esemplari, supera i 200km orari e la potete travare a circa 50mila euro.
La Trabant 601 di Tom Bishop
Tony Scott spesso è passato per il fratello di Ridley mentre in realtà, oltre a essere un ottimo regista di film di azione, ha firmato titoli di grande successo come Miriam si sveglia a mezzanotte, quello di esordio, Top Gun, L’ultimo Boy Scout, The Fan – Il mito e altri annoverati tra i cult movie. La sua morte per suicidio nel 2012 è stata motivata solo qualche anno dopo proprio dal fratello ed è stata causata dalla reazione alla diagnosi di un tumore al cervello.
Nel 2001 dirige Spy Game, un thriller non disprezzabile che vede come attori principali Robert Redford e Brad Pitt: il vecchio agente CIA e quello emergente da lui anni prima reclutato, istruito e poi diventato un operativo con ottimi risultati: l’ideale passaggio di consegne tra il pensionando e l’erede gioca anche con quella sorta di idea che si era profilata ad Hollywood: quella che Pitt fosse il successore ideale a livello cinematografico di Redford.
Nathan Miur, all’ultimo giorno di servizio, il 14 aprile 1991, arriva con la sua Porsche 912 avvertito del fatto che Tom Bishop è prigioniero in una prigione cinese dove, mettendo in discussione la sua carriera, ha cercato di liberare la sua innamorata Elizabeth Hadley intepretata Catherine McCormack, che aveva conosciuto il grande successo con Braveheart – Cuore impavido di e con Mel Gibson.
E così inizia una strategia del vecchio Nathan, che aggirerà qualsiasi ostacolo per liberare Tom. L’interrogatorio a Langley permette di ripercorrere anche il rapporto tra i due e le diverse missioni, tra cui una a Berlino Est nel 1976 e una a Beirut nel 1985 (dove Tom aveva conosciuto l’attivista umanitaria Elizabeth).
Come andrà a finire lo lascio ai curiosi di scoprire questo film di inizio millennio; agli altri magari posso stuzzicare la curiosità, a meno che non lo sappiano, del finale alternativo disponibile nella versione editata in D.V.D..
E invece di parlarvi della Porsche 912 vi porto a Berlino Est per una macchina che alcuni considerano davvero particolare e “suggestiva”: la Trabant.
Nel 1958 viene fondata, sostituendo la Horch, la VEB Sachsenring Automobilwerk Zwickau rimasta attiva fino al 1990 e nel 1962 inizia a produrre la prima serie di Trabant, la P60 tra il 1962 e il 1965. Già nel 1964 propone la 601 che proporrà fino al 1990 quando, per un anno, vedrà la luce la 1.1.
4 marce, 595cm cubici di cilindrata e 23 cv la Trabant P601 non si poteva certo definire una macchina di lusso in perfetta linea con il rigore del regime della D.D.R.. A proposito di velocità, anche se la vediamo sfrecciare per le strade di Berlino Est, dove Tom cerca di portare a Ovest una spia, la cosiddetta “compagna di viaggio” raggiungeva i 100km impiegando per raggiungerli più di venti secondi.
L’Austin Mini Cooper di Stella Bridger
Nel 2003 Felix Gary Gray firma il remake di The Italian Job che nel 1967 diretto da Peter Collinson e con Michael Caine era stato anche tradotto in italiano con il titolo di Un colpo all’italiana; il cast prevedeva anche anche Raf Vallone, Rossano Brazzi e un certo Benny Hill ed era stato pensato ambientato in Italia e in particolare a Torino con la corsa sulla pista del Lingotto tra ladri e guardie.
Trentatré anni dopo il titolo rimane quello originale, l’azione si sposta dall’Italia, (tranne la parentesi veneziana e la fuga attraverso le Alpi) a Filadelfia e poi a Los Angeles con un cast di tutto rispetto: Donald Sutherland, Mark Wahlberg, Edward Norton, Seth Green, Jason Statham e, dulcis in fundo, Charlize Theron nel ruolo di Stella Bridger la figlia del ladro geniale interpretato da Sutherland. Se il padre ha costruito il suo gruppo per svaligiare i lingotti d’oro, la figlia si occupa di collaudare casseforti (senza mai guardare quello che c’è dentro). Un tradimento porta al desiderio di vendetta soprattutto da parte di Stella: ma lo avete visto il film?
Tagliamo corto: se nel 1967 a essere protagoniste sono le Mini Cooper MK1 della BMC (la British Motor Corporation nata dalla fusione tra l’Austin Motor Company e la Nuffield Organisation) che vengono volute dagli sceneggiatori per provocare e giocare in casa della FIAT, seppur la casa italiana provò anche a sotituirle con le 500, nel remake le Mini sono quelle ripensate da BMW.
La macchina, che è stata prodotta a partire dal 1959 ed è uno dei simboli degli anni Sessanta; ancora oggi, seppur ingradita, più solida e anche meno bassa l’auto ha mantenuto il suo fascino.
Quella usata da Stella non è la versione del 1967 ma la Mini Cooper degli anni Novanta quando, tra le diverse fusioni e cambi di proprietà, l’auto era prodotta dalla Rover prima del passaggio alla casa di Monaco di Baviera.
Se volete guidare la stessa auto utilizzata da Charlize, che può raggiungere i 148km orari, la potete acquistare anche a meno di 10mila euro: la difficoltà, magari, potrebbe essere quella di trovarla rossa.
(ADV)
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