DiarioXY . LUSSURIA
Un mondo a rovescio
In 22 Luglio 2017 da Chiara MenardoAh signorsì, Signore e Signori, comodo è comodo, certamente: sopra il camino, con davanti due bei candelabri, sto qui e rifletto.
Fedelmente al contrario, direi. Si muove? Mi muovo. Sta fermo? Sto fermo. Apre la porta? Apro la porta. E via così, via discorrendo, onestamente mostro quello che vedete, che fate, che siete.
Signorsì, signore e signori. Vi osservo e rifletto quando fumate i vostri sigari con voluttà, o vi rassettate i capelli con la civetteria mercantile delle persone che tengono all’agio più di quanto tengano alle loro anime.
Io sto qui, signorsì Signore e Signori, e rifletto, paziente e fedele, mostrandovi ciò che siete di fuori, il belletto e le barbe, i litigi e gli amplessi, le letture serene dei pomeriggi d’inverno e gli abiti sfatti delle calure d’estate.
Perché sono uno specchio, un semplice specchio. Una lastra di cristallo molato, liscia e lucida, da un lato spalmata con cura di nitrato d’argento, acido tartarico e ammoniaca e ricoperta di gommalacca, morbida morbida che poi si indurisce e diventa di cuoio.
Così pensate voi, signore e signori, mentre vi guardate e io rifletto, diligente e silenzioso, ogni vostra mossa e mossetta, ogni tic o santità, ogni misfatto e menzogna.
Io vi guardo, mentre voi guardate me. E pensate che non ci sia nulla dietro la lastra di cristallo molato e rivestito d’argento.
HA!
C’è un mondo, qua dietro, un mondo al contrario, più folle e più vero della vostra casetta pulita e perbene, c’è un mondo che è come il vostro, quello che nascondete con cura agli amici e ai parenti, c’è un mondo più vivo del vivo, più vivo di voi, che vi lisciate i vestiti inamidati prima delle cene con le famiglie infarcite di odio affettuoso. Vi vedo provare l’espressione sorridente del viso, vi vedo voltarvi verso di me e storcere le labbra masticando i vostri “Caro …” – metteteci quel che vi pare: marito, genero, amica, sorella, cugina, postino, quel che pare a voi, non importa – con un tono che vorrebbe tradire l’affetto profondo ma che tradisce, solamente, la bramosia e la cupidigia della rispettabilità.
C’è un mondo, che è il mio, fatto di gatti che spariscono e draghi feroci, di cappelli e di topi guerrieri, di regine e di fanti fatati, dove l’unica cosa bandita è l’ipocrisia del vostro piccolo mondo perbene e ordinato. C’è chi ha avuto il coraggio di entrare, saltar dentro a quel mondo rovescio e non è mai più riuscita a tornare completamente dritta, quando è rientrata nel vostro bel gioco di belle statuine al di là dello specchio.
Perché chi ha coraggio è un po’ storto, chi ha coraggio salta al di là dello specchio e guarda negli occhi i gatti sparire nel buio e lasciare solamente un sorriso lucente sospeso a mezz’aria. Chi ha coraggio non si cura della paura, dell’etichetta, delle belle statuine.
Chi ha coraggio non lustra le sedie della gente perbene ma combatte a suo modo e cerca le spade per combattere i draghi, cavalca le parole e le inventa, chi ha coraggio riscrive la storia del mio mondo storto e scrive la storia del suo, che è capovolta, anche se non lo sa. O, peggio ancora, anche se lo sapeva ma, fino a quel punto, è andava bene così.
Lo dico contro il mio bell’interesse, contro di me che rifletto silenzioso senza – voi credete – vedere le cose esattamente per quello che sono: chi ha coraggio, rompe lo specchio e sa raddrizzare quel bel mondo storto e leccato.
Aspetto sempre con ansia, sperando in qualcuno che abbia la forza di guardare oltre il suo piccolo mondo piatto e ordinato. Ma, oltre a quella bambina, quella piccina magica e ingenua, nessun altro, nessuno, ha avuto il coraggio di guardare in faccia quanto sia storto il suo bel mondo a due dimensioni, per entrare nel mio e vivere davvero, anche una volta uscito da me.
Peccato.
Il libro…
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Titolo: Alice nel paese delle meraviglie (originale: Alice in Wonderland)
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Autore: Lewis Carroll
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Prima edizione originale: 1865, Macmillan Publisher
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Prima edizione italiana: Le avventure d’Alice nel paese delle meraviglie. Tradotte dall’inglese da T. Pietrocòla-Rossetti, Con 42 vignette di Giovanni Tenniel, Londra, Macmillan and Co., 1872 (Prima edizione italiana)
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