
Le opinioni superbe . SUPERBIA
Un sogno, perché…
In 30 Aprile 2021 da Redazione Seven BlogAprile 2021 è per noi di SevenBlog il mese dedicato al sogno. Dalla redazione, raccontini superbi!
da Debora
Hanno mangiato la luna
Hanno mangiato la luna stasera. Ma non tutta, no. Chi l’ha fatto deve aver risparmiato volontariamente, con maniacale precisione, un piccolo spicchio steso, luminoso più del solito. E così la faccia buona della luna è stata oscurata da quel sorriso senza denti, dagli angoli acuti e alti. È stato il cielo a inghiottire il resto? Sembra uno stomaco montato sul nulla, privo di materia ma dai tratti ben distinti. E quel sorriso luminoso sembra uno scherzo ossessivo di qualche pazzo abitante del cielo. Perché non può sorridere la luna se le mancano gli occhi. Non può ostentare quella amara illusione se io, qui, in silenzio, la guardo e piango.
Non so chi tu sia. Sto aspettando una curva a trecento all’ora. Forse sì, lo capirò. Forse è tardi per capirlo. Forse i sogni sono aperti e richiuderli non è più possibile. Tutti gli altri pianeti, sai, hanno più di una luna. Me le immagino ruotare intorno a loro con diligenza, rispettando i limiti, gli stop, i segnali di precedenza. E poi all’improvviso, crash!, schianto lunare. Il pianeta non rallenta, se la risolvano da sole! Qualcosa che gira storto è un inconveniente possibile, tutto sommato. Qualcosa che ti fa fermare un attimo, guardare indietro a cercare un pezzo perso. E poi dritti ancora, nei propri calcoli avidi e rigidi. Cos’è il sogno, professore? Qualcosa che mi farà guardare indietro? O qualcosa che ti farà cadere nell’oblio?
da Fabio
L’ora dell’abisso
L’acqua, l’acqua. Galleggiare, galleggiare. Ondeggiare, ondeggiare. Il sale nella bocca, il sale nella bocca. Su e giù, su e giù. La paura, la paura. Ondeggiare, ondeggiare. L’orizzonte, l’orizzonte. Nulla, nulla. Il silenzio, il silenzio. Il rumore, il rumore. L’onda, l’onda. Sono sotto, sono sotto. Non respiro, non respiro. Non vedo più nulla, non vedo più nulla. La sveglia, la sveglia. La vita, la vita. L’onda che arriva, l’onda che arriva.
La fine, la fine.
da Chiara
Cenerentola chi?
I sogni son desideri di felicità… Tu sogna e spera fermamente, dimentica il presente e il sogno reale diverrà.
Forse era da Cenerentola, quella di Disney. Gliela cantava sua madre da piccola, in continuazione. Così tante volte che ha finito per crederci. Dimentica il presente, sogna fermamente e alla fine vedrai che… niente.
Beve mojito ficcandosi in bocca una manciata di popcorn dopo l’altra, rannicchiata sul divano, sola. È ora che pensi a prendere un gatto, almeno le scalda i piedi.
Fazzoletti di carta alla mano, Harry ti presento Sally per la duecentesima volta in tv, la dichiarazione di lui: quando incontri la persona con cui vuoi passare il resto della tua vita, vuoi che il resto della tua vita cominci il più presto possibile. Eccolo lì, il suo sogno fottuto, mai avverato neanche di striscio.
Soffia il naso, si strozza con un pezzetto di popcorn che le va di traverso, spegne la televisione, si guarda allo specchio del bagno: rossa in viso mentre tossisce per sputare fuori l’ultimo minuscolo pezzetto di mais incastrato nel buco dove una volta c’erano le tonsille, occhi gonfi post film.
Eh, no. Di certo lei non è quella gran culo di Cenerentola.
da Gianluca
Il lavoro dei sogni
Samir era un osso duro e Tommaso lo sapeva.
Lo trovò come al solito all’incrocio di Via Diaz intento a vendere
fazzoletti di carta al semaforo. «Li compro tutti», gli disse Tommaso quando arrivò all’incrocio.
«Mi servono», rispose Samir continuando a offrire i suoi articoli agli automobilisti che non lo degnavano nemmeno di uno sguardo.
«Non li vuole nessuno», lo punzecchiò Tommaso, «li compro tutti io,
così puoi dedicarti al tuo lavoro principale», aggiunse indicando il secchio con la spazzola per lavare i vetri che c’era ai suoi piedi.
«Tanto tra un po’ piove e nessuno vorrà farsi lavare i vetri», rispose Samir infastidito.
«Ecco, appunto. Vendimi i tuoi fazzoletti così non dovrai bagnarti». Samir consegnò i quattro pacchi di fazzolettini a Tommaso, poi prese uno scatolo che aveva nascosto sotto un’auto che era parcheggiata a qualche metro da lì. Tornò da Tommaso e contò quanti pacchi c’erano nello scatolo.
«Sono quindici in tutto», disse Samir porgendo lo scatolo a Tommaso.
Tommaso fece cadere i quattro pacchi di fazzolettini nello scatolo e con un gesto veloce mise i duecento euro che aveva in mano nella tasca della camicia di Samir.
«Grazie, fratello, ma non posso accettarli. Sono troppi», disse Samir restituendo i soldi a Tommaso.
«Servono molto di più a te», disse Tommaso rifiutando i soldi.
«Tu sei molto buono, Tommy. Ma non posso accettare. Io vendo fazzoletti, non faccio elemosina. Tu compra fazzoletti e basta. Mi hai dato troppi soldi fino ad ora».
«Li mandi a tua madre, a tua moglie, ai tuoi figli. Loro ne hanno bisogno. È l’ultima volta, te lo giuro», disse Tommaso toccandosi l’orecchio. Non sentiva bene le parole di Samir per colpa del rumore assordante che produceva il traffico di quell’ora di punta.
«Grazie, fratello. Ma è l’ultima volta», disse alla fine Samir. Mise i soldi nella tasca della camicia e abbracciò Tommaso. Lo abbracciò così forte che a Tommaso mancò l’aria. Quando finalmente lo lasciò, Tommaso si rimise le cuffie e corse via fingendo di non sentire Samir che gli urlava di non dimenticare lo scatolo pieno di fazzolettini. Samir mise di nuovo lo scatolo sotto l’auto, nascose il secchio e la spazzola dietro un muretto e guardò quella città con un occhio diverso. Il viaggio allucinante che aveva dovuto affrontare per giungere in Italia era solo un ricordo lontano e, da quando aveva conosciuto Tommaso, il sogno di tornare un giorno in India non gli sembrava più così lontano. Lo aveva fatto spesso quel sogno, quasi tutte le notti, perché il lavoro dei sogni è questo: tenerti vigile per non farti perdere mai di vista il tuo vero obiettivo.
da Manuela
Nuvola-di-Dio
Okay, sono il cazzone-figlio-di-puttana-di-sempre.
Al Nuvola-di-Dio mi conoscono per quello che paga i suoi Spritz, e li paga alle donne che ama.
Amare, eufemismo-iperbolico per dire sbattere, fottere, insomma, sì, scopare. Che di questi tempi non è roba da poco. Corrompere una Fanny e fare quelle cose.
Ebbene, mi trovo al Nuvola-di-Dio in questo momento, e sto pagando tutti gli Spritz di Wanda.
Per amarla, ovviamente.
Lei che succhia con la cannuccia rosa. Perché al Nuvola-di-Dio le fanno rosa, le cannucce. E non ho mai capito il motivo. E succhia bene Wanda, proprio come-cristo-comanda.
Ti voglio amare.
Lei che succhia, e poi sorride.
Merda. Ti voglio amare. Ripeto.
Lei che continua a succhiare. A quanti Spritz stiamo? Al quinto o sesto. E non so più che inventarmi per farla salire su. Perché al Nuvola-di-Dio ci sono stanze da sogno.
E io che voglio sbattermi Wanda, che questo sogno non me lo toglie neanche Dio-Buddha-Cristo.
Cazzo. Sono in licenza. C’è una guerra. Virtuale. E gli uomini in guerra non scopano. Uccidono. Ma di questi tempi si deve dire Neutralizzare. Gli uomini neutralizzano i nemici-del-K . Lo so io che vuol dire neutralizzare un nemico del K. Per due mesi ho spinto il tasto F7 di un Apple-neanche-tanto-sofisticato. E sullo schermo leggevo la parola Centrato.
Centrato. Centrato.
Il nemico del K, fottuto.
Ora la Associated-Virtual-War-Company mi ha offerto un congedo da sogno. Per amare. Per liberare la tensione.
E questa che non si arrende. Perché? Perché? Vorrei spingere il tasto F7 dell’Apple-neanche-tanto-sofisticato. Ma è Wanda che mi neutralizza.
Un altro Spritz. Chiede la bocca alla Mae West.
Cazzo, Wanda, voglio amarti. Dice il mio pianto. Lacrime. E Wanda che me le risucchia. Con la cannuccia rosa.
Adesso mi faccio coraggio. Coraggio. Coraggio.
Mi avvicino alle labbra.
Lei che si schiude in un mezzo sorriso. Io che penso a una bella vongola, di quelle che non esistono più. Vongola succulenta. Una vongola che sa di Curasept. Il suo alito. Buono.
E poi penso al vecchio detto cinese. Che se due si amano, fanno pioggia e vento.
Sì, voglio piovere su di te, Wanda, ci stai? Ci stai?
Lei che mi fa cenno con la testa. Indica il piano di sopra.
Al Nuvola-di-Dio tutti i sogni si possono realizzare.
Ehi, ma che cazzo succede?
da Caterina

La creazione di Adamo, dettaglio, Michelangelo Buonarroti, 1508-1512. La Cappella Sistina, Musei Vaticani. ©Electa/Leemage
Creazione
La sua non era una vera e propria bottega, piuttosto un laboratorio di sogni perché da anni lavorava a un progetto ambizioso. Tra le sue mani scivolavano ossigeno e sodio, zinco cloro e idrogeno, ma per quanto li mescolasse nelle più bizzarre combinazioni, non era mai soddisfatto.
Intorno a lui, ovunque, vedeva solo pezzi imperfetti e opachi, e sebbene avesse imparato ad amarli, erano il segno tangibile della sua sconfitta.
Una mattina, sfiancato dalla estenuante ricerca di perfezione, si guardò intorno con disprezzo e noia; prese le sue creature più piccole e le lanciò nello spazio e nacquero le stelle. I suoi occhi brillarono di meraviglia, ad uno ad uno seguirono lo stesso destino i pezzi più cari della sua collezione che nel volo, a contatto con l’etere, presero vita. Infine lanciò lei… sì, proprio lei, l’oggetto più amato. E prese vita la Terra odorosa di fiori e di erba, sfavillante come uno smeraldo, indomita e lucente come un’acquamarina.
Sì, ora l’universo era perfetto.
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