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Una virtù chiamata “Saggezza”
In 21 Febbraio 2019 da Mary EmpatikaIl termine “saggio” deriva dal latino classico “sapere” nel senso di “capire” e “ragionare”. Nulla a che vedere con l’indottrinamento e il nozionismo di coloro che ostentano senza basi valide la loro cultura e la loro formazione intellettuale. Secondo la definizione tratta dal Grande Dizionario della Lingua Italiana di Battaglia, la saggezza è ” la capacità di valutare esattamente e di affrontare con lucidità e misura gli eventi e le situazioni dando loro la giusta importanza alla luce delle esperienze passate, della propria prudenza e del proprio equilibrio interiore”.
”Saggio” è infatti, colui che dispone di un proprio equilibrio intellettuale e morale che lo induce a comportarsi con ponderatezza e diplomazia. Facendo ciò egli evita le azioni inconsulte e gli inutili rischi e non commette imprudenze.
Nel ”De constantia Sapientis’” Seneca traccia le linee di un saggio che guarda le cose dall’alto. È un essere imperturbabile che attraversa una fase vitale in cui è distaccato dalle passioni e nulla teme, nemmeno il crollo dell’universo e la morte.
Per Seneca si può diventare saggi in due modi:
– attraverso il distacco dal mondo: conducendo una vita contemplativa che consente di meditare, riflettere per capire il mondo che ci circonda e quello interiore. La contemplazione diventa la modalità intuitiva che conduce alla Verità delle cose;
– approfondendo il contatto con il mondo: creando una connessione con gli altri, viaggiando, cercando il confronto, studiando inediti stili di vita.
Mentre per Seneca l’uomo saggio è un uomo forte e determinato che non si piega di fronte alle ingiurie e ai giudizi altrui, il poeta Leopardi, lo considera un essere debole e fragile. La debolezza del saggio per il Leopardi dimora nella sua sensibilità che Seneca, invece, considera una vera e propria Virtù. Attraverso il dolore e la sofferenza il saggio si trasforma in un uomo vero e forte. Grazie alle esperienze egli impara a controllare la propria emotività e impulsività. Anche quando è turbato non lo dà a mostrare.
Il saggio non è interessato alle cose frivole, superficiali del mondo apparente. Egli scava nel profondo; è un ricercatore della Verità rappresentante la libertà, l’immutabilità. Tramite la Verità il saggio raggiungerà l’Eternità.
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