Amatorius Secretum . LUSSURIA
Yasunari e quell’erotismo onirico
In 12 Settembre 2015 da Debora BorgognoniEguchi aveva un’amante ancor prima di sposarsi. […] Eguchi sapeva che lei era morta più di dieci anni innanzi. Ma il ricordo di quella ragazza era ancora vivo, legato ormai a tre sole immagini: il cappuccio bianco della bimba, la bellezza e il nitore del grembo della ragazza e i suoi capezzoli insanguinati.
Eguchi descrive i corpi delle ragazze dormienti e ti sembra di essere lì. Ti sembra anche che Eguchi sia fatto di carne e ossa, e non di carta, inchiostro e sogni. Ma forse lo è più di quanto Yasunari Kawabata non voglia.
Mentre scrive La casa delle belle addormentate è il 1961. Yasunari ha sessantadue anni. Il suo Eguchi sessantaquattro, potrebbero essere la stessa cosa, o la stessa persona. Parise lo descrive così:
Se si osserva il suo ritratto, il suo volto di diavoletto o di pipistrello, si direbbe l’opposto, si direbbe una persona gelida e secca come uno stecco di cedro. Ma è proprio quell’apparenza, in parte diabolica in parte animale a rivelarci la sua sensualità potente e tragica.
In effetti Goffredo Parise, nella prefazione del libro, non usa mezzi termini: racconta ciò che vede, come avesse davanti la fotografia di un uomo. Di uno che fa lo scrittore, di uno che descrive il suo Giappone attraverso storie inventate, uno che parla di morte e vecchiaia, e che lo riesce a fare in un erotismo sussurrato. Uno che ha intorno a sé un’aura di mistero, pur nello stoicismo, nel poco romanticismo, che invece è quello che fa tanto clamore. E Yasunari ha ispirato Garçia Marquez, Mishima, ha ottenuto il Premio Nobel nel 1968. Quindi ha ispirato anche il Giappone intero.
Eguchi era giunto dopo qualche incertezza a quella casa, spinto dalla curiosità, ma era presumibile che i vecchi più colpiti di lui dal declino la frequentassero con più forte piacere e più profonda tristezza.
[…]
Si era scontrato con la regola segreta di quella casa. Quanto più strana era la regola, tanto più rigorosamente la si doveva osservare. Se la si fosse infranta una sola volta, la casa sarebbe diventata uno degli innumerevoli postriboli. Sia la triste preghiera dei vecchi che i sogni tentatori sarebbe scomparsi.
Nella casa delle belle addormentate vige una regola: le ragazze sono vergini e i clienti si possono coricare di fianco a loro solo se non le sveglieranno dal sonno profondo in cui un potente narcotico le ha fatte cadere. È inevitabile allora che questo erotismo, così velato ma così morboso, si trasformi e si mischi continuamente al ricordo, alla morte che avanza, alla tragedia del non sganciarsi da uno stato onirico e mitico. Perché «ai vecchi la morte, ai giovani l’amore; di morte, una sola, di amori, tanti».
Yasunari riesce a farci provare a tratti tenerezza, scoperchiando il vaso dei più oscuri tabù dell’Uomo. Che poi l’erotismo sia giapponese e non rispecchi del tutto la nostra cultura postmoderna, poco importa.
Allora Eguchi aveva sessantaquattro anni, lei poteva averne tra i ventiquattro e i ventotto. Il vecchio pensava che quello sarebbe stato l’ultimo contatto con una giovane donna. Due notti appena, ma anche a considerare che in realtà si era trattato di una sola, era stato bello; quella che aveva dormito come una morta era diventata per Eguchi una donna indimenticabile.
È sempre Parise a darci la soluzione, descrivendo Yasunari Kawabata come «il maggior poeta della vecchiaia e della morte che sia mai stato dato di leggere».
Alcuni appunti sul libro:
-
Titolo: La casa delle belle addormentate
-
Titolo originale: Nemureru bijo
-
Autore: Yasunari Kawabata
-
Traduttore: Mario Teti
-
Editore: SE Edizioni
-
Data di Pubblicazione: 1972
Navigazione
Consigli
Articoli recenti
- Lo sbarco di Anzio dal vivo 19 Aprile 2024
- Armando Testa 12 Aprile 2024
- Fantasia! 9 Aprile 2024
- Storie d’amore 2 Aprile 2024
- Dipingendo te 31 Marzo 2024
Lascia un commento