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Moonlighting, i raggi di Luna sugli anni Ottanta
In 7 Febbraio 2022 da Fabio MuzzioMadelyn Hayes…
Madelyn Hayes?
Lei è Maddie Hayes?
La vera Maddie Hayes?
La ragazza Blue Moon? Dello shampoo Bluee Moon?
Certo, lo shampoo Bluee Moon, l’unico shampoo al mondo con miele, latte e un cucchiaio di raggi di luna in ogni bottiglia.
David Addison Jr. guardando la donna nel suo ufficio
Lei aveva esordito nel 1971 a 21 anni nel ruolo di Jacy Farrow ne L’ultimo spettacolo di Peter Bogdanovich, con tanto di scena a seno nudo in piscina e nel 1976 era stata Betsy in Taxi Driver di Martin Scorsese segnalandosi come attrice promettente e di spessore.

Moonlighting, ep. L’orologio da polso (fonte YouTube)
Lui ne aveva già 25 quando come comparsa aveva partecipato a Delitti inutili del 1980 e ne Il verdetto rispettivamente di Biran G. Hutton e di Sidney Lumet in una carriera con presenze che si limitavano ad alcune serie tv; ma il grande schermo da protagonista si stava avvicinando, grazie a Blake Edwards che lo avrebbe voluto nel 1987 per Appuntamento al buio e diventare dall’anno successivo la canottiera più famosa di Hollywood a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta nel ruolo di John McClaine.

Moonlighting, ep. L’orologio da polso (fonte YouTube)
Cybill Lynne Shepherd e Bruce “Bruno” Willis nel 1985, per cinque stagioni e sessantasette episodi, ottengono un grande successo: e se per la prima è un ritorno, diventa per il secondo la consacrazione, come appena scritto. Il tutto grazie a una una serie ambientata a Los Angeles che più anni Ottanta non si può: Moonlighting.
A interpretare la sigla viene chiamato Al Jarreau, autore della canzone insieme a Lee Holdridge, che si chiudeva con i versi
We’ll walk by night,
We’ll fly by day,
Moonlight strangers
Who just met on the way.
Moonlighting 1985 - 1989 Opening and Closing Theme
Ho incrociato questa serie per caso un sabato pomeriggio sulla televisione della svizzera italiana, già con lo stesso doppiaggio italiano (Melina Martello e Mario Cordova), quello con cui sarebbe approdata da noi solo a partire dal 17 aprile 1989 su RAI2: non l’ho abbandonata più, anche nelle repliche finendo per ricordarne a memoria molte battute.
Lui è David Addison jr., il piacione dal sorriso sornione, che dirige l’agenzia investigativa City of Angel, prende la vita poco sul serio e che con la cultura ha un rapporto non proprio idilliaco “pensi che la cultura sia un birra scura” gli dirà la futura socia; lei, invece, è Madelyn “Maddie” Hayes, la proprietaria, una raffinata ex modella, troppo seria, con una punta di snobismo che, derubata di tutti gli averi dal commercialista fuggito in Argentina, dirà all’avvocato che le consiglia di chiudere tutte le attività: “la povertà non fa per me“.
La coppia, così pensata e assortita, non poteva che funzionare alla grande. Tutti i fan li avrebbero voluti pure coppia fuori da quella che diventa l’agenzia Blue Moon, quindi soci anche nella vita, in virtù di quell’attrazione celata ma da annoverare in un probabilissimo colpo di fulmine istantaneo. E così, dopo tante tante traversie, negazioni, che sfruttano spesso la rottura della quarta parete, finalmente accade ma non senza difficoltà, a causa di una vecchia fiamma degli anni del College, Sam, un Mark Harmon pure lui in ascesa e che irrompe nuovamente nella vita la stessa sera in cui Maddie dice a David: “adesso vado là fuori e mi comporto male“.
Pensate quindi allo shock del nostro, quando finalmente decide di dichiararsi con tanto di mazzo di fiori sotto la pioggia, nel momento in cui si vede aprire la porta da un altro uomo, per giunta futuro astronauta. La rivalità dei due riempirà le vicende per più di una puntata ma alla fine la spunterà proprio David con una scena memorabile sulle note di Be my Babe tra i due con tanto di schiaffi che si accompagnano a un “Bastardo” e a un “Puttana“.
Big Bang - Maddie and David
Le battute serrate, la verve comica di Willis, successivamente sfruttata meno di quanto sarebbe stato possibile in favore di una carriera più di azione, si contrappone alla seriosità di Sheperd, personaggio assolutamente forte e di carattere: i due diventano protagonisti di avventure e indagini, dove non mancano omicidi, intrighi, inseguimenti in quel tipo di produzione che un tempo sarebbe stato definito genere “giallo-rosa”.
E se la maternità della Sheperd incide sulla produzione, due punti di forza della serie sono fin da subito Agnes Di Pesto (Topesto in italiano) interpretata da Allyce Beasley, la segretaria che al telefono non lesina mai una risposta in rima e, successivamente, Herbert Viola interpretato da Curtis Armstrong, l’aspirante detective innamorato di Agnes e che vive nel mito di Addison.

Moonlighting, ep. La casa degli spettri fonte YouTube)
Non mancano le divagazioni e così David e Maddie ballano insieme sulle note di Mulberry Street in un locale newyorkese, oppure la Sheperd si trasforma in cantante femme fatale che seduce il trombettista e amante Willis con l’obiettivo di fargli uccidere il marito; ed ecco il gioco con William Shakespeare: Maddie diventa Caterina, la Bisbetica domata, mentre David è Petruchio che vuole conquistarla arrivando a cavallo con una sella griffata BMW, la macchina abitualmente utilizzata dai due a Los Angeles.
Non si sprecano le presenze di guest star affermate oppure che lo diverranno: Orson Welles, Paul Sorvino (David Addison Sr. che più volte gli chiede “David, che fino hanno fatto i tuoi capelli?“), Eve Marie Saint e Robert Webber (i genitori di Maddie), Tim Robbins, Woophy Goldberg, Pierce Brosnan, Virgina Madsen, Rita Wilson, James Avery, Gregg Henry e pure Peter Bogdanovich. E poi lei, che compare come una visione e un incrocio di sguardi con David, che sa di qualcosa già accaduto: una donna misteriosa dai lunghi capelli che, sulle note di Avalon dei Roxy Music, entra nell’ascensore: è Demi Moore.

Moonlighting, ep. Rivali in amore (fonte YouTube)
Lo avrete capito che Moonlighting per me è una serie di culto: qualcuno che l’ha amata leggendo questo post ci proverà l’effetto nostalgia, mentre chi non l’ha mai vista ha conosciuto fin troppi particolari. Rimane che, nel riportare all’attenzione questa produzione, si possa concludere quanto la nostalgia sia una brutta cosa e il tempo che è passato finisca per esserle complice nel farci pure subdolamente “male”.
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