Appunti di viaggio . IRA
Le Cinque Salerno
In 16 Dicembre 2022 da Matteo Rosiello - Matt RossÈ successo a tutti. Prima o poi. Arriva questo periodo dell’anno e ci vengono in mente ricordi felici di un passato in cui mamma o il nonno o qualche zio tirava fuori da un armadio o una cantina dei pacchi dalla forma di parallelepipedo, più o meno grandi, più o meno alti. Di solito ce n’erano almeno due. Di uno di questi la sommità ci sembrava irraggiungibile ed aprendo venivano fuori degli oggetti dalla forma imprecisata, poi uniti fino a formare… l’albero di Natale! Nell’altro trovavamo palline sgargianti e pupazzetti dalle forme più bizzarre. Assieme a questi c’erano poi le statuine del Presepe.
Il momento che più aspettavamo era quando, fregiandoci del titolo di “piccoli di casa”, venivamo presi in braccio per mettere il puntale e ci sentivamo davvero speciali. Dopo questo ci si riuniva facendo un passo indietro finché uno degli adulti non dava ufficialmente il via al periodo natalizio accendendo le lucine!
Ecco, si può rivivere questo momento in un luogo, in Italia. Diventato ormai famoso da anni per la bellezza delle luminarie che lo adornano in lungo e in largo: Salerno.
A seconda dell’annata il giorno d’accensione può variare, ma la sorpresa di quando per la prima volta la città si accende a festa è davvero grande. Lo sguardo vaga tra i festoni più tradizionali ad alberi natalizi enormi, da Babbo Natale, a soggetti di attualità. Non mancano renne, cuori e unicorni, che vanno per la maggiore sui Social.
Vagare per strade e vicoli è appagante per gli occhi. La vista segue percorsi lungo la città e le gambe sono costrette a lasciarsi trasportare per chilometri di cavi elettrici e milioni di lampadine e led.
Dopo una giornata così ricca di passi, come non ci si può fermare ad una delle botteghe del gusto che si trovano in giro? Di sicuro la Pizza la fa da padrona. Ci si può soffermare alla classica margherita, non si sbaglia mai! Oppure provare pizze gourmet, un vero e proprio giubilo per le papille gustative! Lo stomaco ringrazia, ma non è sazio. Avanti!
Avete mai provato una pizza portafoglio? È una classica pizza tonda, che viene piegata in quattro ed inserita in un apposito contenitore che permette di passeggiare godendo del più famoso nel mondo tra i prodotti campani.
Qualora non sia bastato tutto ciò a soddisfare il vostro gusto, le montanare mettono il carico. Sono pasta cresciuta che viene fritta e cosparsa al centro di sugo e mozzarella (o parmigiano) e una foglia di basilico. Semplice, ma decisa!
Non siete ancora sazi? La vicinanza con la Costiera Amalfitana allora si fa sentire. Troviamo a sublimare il nostro palato un prodotto dolce, soffice, delicato: la delizia al limone. Descriverla in poche righe non le rende giustizia. Ma ci proviamo: una cupola di pandispagna con all’interno una crema pasticcera e sopra una crema chantilly al limone di Amalfi. Ma le versioni alternative non mancano!
Infine per digerire non può mancare un bicchierino di Limoncello, che da queste parti è nato ed assaggiarlo qui è una vera esperienza.
Bisogna risalire un po’ per arrivare alla prossima tappa. Lo si può fare a piedi o attraverso un ascensore pubblico gratuito. L’importante è guardare verso il Castello Arechi, che sovrasta tutto il golfo, e arrivare alla meta: il Giardino della Minerva.
Questo è un orto botanico del XII secolo nato come giardino didattico per la celebre scuola medica salernitana. Venne creato nella sua accezione scientifica da Matteo Silvatico sfruttando la pendenza del terreno ed il passaggio del torrente Fusandola, che dal Castello scendeva fino in mare. Creò dei terrazzamenti ed un sistema di vasche in cui l’acqua si poteva raccogliere per la coltivazione. Egli mostrava ai discenti le caratteristiche e le proprietà di ogni singola pianta.
Sulle osservazioni che si facevano in questo luogo, nel XIII secolo nasceva la “Regimen Sanitatis Salernitanum”, la regola medica salernitana, uno dei manuali antichi di medicina e farmacologia “più moderni” della storia. Si può affermare questo poiché in esso sono consigliati la dieta mediterranea, il mangiare con moderazione e l’attività fisica, ovvero dei capisaldi del benessere moderno.
Venire in questo luogo equivale a viaggiare nella storia dei rimedi officinali, tra odori di piante che conosciamo quotidianamente e altri più rari. A seconda della stagione, se si chiudono gli occhi, si può sentire un profumo che riconosciamo o un altro che proprio non abbiamo mai percepito. Il naso vaga. La fantasia anche, per luoghi lontani, da dove queste piante provengono.
Scendendo di nuovo verso il mare, proviamo a perderci tra i vicoli della Salerno più vecchia, quella fatta di strette e ripide strade, dove i bambini, per strada, giocano ancora col pallone. È bello sentire le grida dietro a quella sfera. O il passaggio di una vespa che si inerpica per i vicoli, talmente stretti che le enormi macchine moderne arrancano. E allora non sorprendiamoci se da lontano sentiamo arrivare il ronzio di un’apetta. Anzi, facciamoci da parte e lasciamo passare quel miracolo su tre ruote!
Arriveremo, in un modo o nell’altro, al Duomo di Salerno. In realtà questo luogo si fregia del nome di Basilica Cattedrale Primaziale Metropolitana di Santa Maria degli Angeli, San Matteo e San Gregorio VII. Comunque sia, questa chiesa ha quasi mille anni e si comprende l’importanza già dal portale esterno. Danno il benvenuto una coppia di leoni stilofori, un portale bronzeo e un porticato a due ordini sorretto da colonnine di vario genere e forma. L’interno è barocco per la maggiore. Lo scrigno di questo luogo, assolutamente da non perdere, è però la cripta: adornata con marmi policromi e straordinariamente dorata, accoglie le reliquie del patrono di Salerno, San Matteo.
La visita non può che finire lì dove tutto è nato. Forse il posto più semplice, ma quello che all’inizio rappresentava il sostentamento principale di questa città: il mare. Veniamo qui e rimaniamo ad osservarne l’immensità, quasi a gustarne la salinità, a odorarne la salsedine, ad ascoltarne il suono piacevole. E come ultimo, dovuto gesto, ci togliamo le scarpe e camminiamo sulla sabbia, come a voler riprendere il contatto con un luogo così familiare. Ci chiniamo, raccogliamo della sabbia e la sentiamo scivolare via tra le dita. Ci avviciniamo al mare, che d’inverno sembra più caldo dell’aria frizzante di fine autunno. Sciacquiamo le mani. Nemmeno l’acqua rimane tra le nostre dita. Allora le immergiamo per toccare qualcosa che sappiamo già non può rivelarsi al nostro tatto.
Ma il mare è così, in perenne moto. Passeggero, come noi a Salerno.
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