
CattiviConsigli . IRA
Dile que no
In 30 Marzo 2018 da Gianluca PapadiaMio cugino vive al Nord, Centro-Nord per dirla tutta e io ogni tanto vado a trovarlo. Parto da Napoli di sera e mi sparo dieci ore di viaggio in un autobus verde speranza, dotato di tutti i comfort. Nulla da vedere con l’autobus schifoso che devo prendere dal mio paese per arrivare a Napoli e che costa pure il doppio. La prima volta che vidi quest’astronave parcheggiata nel piazzale davanti alla Stazione Centrale non ebbi il coraggio di salirci. Il figlio del farmacista del paese aveva acquistato i biglietti su Internet e nove euro mi sembravano troppo pochi per quel capolavoro ingegneristico. Solo dopo che il terzo autobus ebbe lasciato lo stazionamento, mi convinsi a chiedere all’autista ed ebbi accesso a quel viaggio low cost nel futuro.
Mio cugino al Nord lavora in un ristorante e il suo titolare è una persona veramente in gamba. Gli dà consigli su tutto: su cosa mangiare, su come vestirsi, su chi frequentare, perfino sulle medicine alternative da usare. È uno scienziato, il titolare di mio cugino, e lui lo adora.
Mio cugino, grazie a lui, è rinato: pesa una ventina di chili in meno, non ha più il telefono, non è più ossessionato dai Social Media, ha tolto l’orecchino e la barba incolta è solo un vecchio ricordo.
Si vede che mio cugino è felice, nonostante gli manchi tanto il ballo, perché il suo titolare gli ha vivamente sconsigliato di ascoltare qualsiasi tipo di musica. Un po’ mi dispiace perché, al paese, mio cugino era conosciuto come un grandissimo ballerino di salsa e merengue. Non c’era sagra, festa di paese, matrimonio o inaugurazione di nuova attività che non lo vedesse protagonista. Venivano pure dai paesi vicini per vedere ballare mio cugino e non lo dico perché è mio cugino.
Quando vado a trovarlo, passiamo le poche ore che ha a disposizione – il lavoro al ristorante lo impegna per quasi l’intera giornata – a ballare.
Lo facciamo di nascosto, però, con le cuffie in testa, così nessuno se ne accorge. Sarà l’effetto collaterale di questa dieta ferrea o l’astinenza da mozzarella di bufala, ma da quando è emigrato al Nord, mio cugino è diventato più sospettoso del solito. Ha paura del giudizio degli altri e per questo ci allontaniamo da occhi indiscreti. Mio cugino ha scoperto che subito fuori dal paese c’è una vecchia fattoria abbandonata. Per eludere il controllo dei suoi nuovi compaesani pettegoli il protocollo prevede che ci incontriamo direttamente lì. Mio cugino arriva prima e mi aspetta in silenzio. Io faccio un giro più lungo e, solo dopo essere sicuro che nessuno mi abbia seguito, entro in quel casolare isolato dal mondo.
Tra quelle quattro mura decrepite, mentre nelle cuffie wireless passano tutti i successi della musica cubana e portoricana, mio cugino mi fa volteggiare come una vera salsera. Sì, perché l’unica nota stonata di questa storia e che io mi devo adattare a fare la donna ma è un sacrificio che faccio con piacere. Lo faccio per mio cugino e questo lo rende infinitamente felice. Lo leggo nei suoi occhi mentre, con i movimenti armoniosi del suo corpo, mi guida in un’enchufla doble, un sombrero complicado, un 70 con caricie, e in tutte le figure avanzate di questi stupefacenti balli caraibici.
Alle 21:05 riprendo l’autobus per Napoli perché purtroppo il proprietario dell’appartamento, che è sempre il suo magnanimo titolare, non gli permette di ospitare nessuno.
Nel viaggio di ritorno non dormo mai, forse per colpa della scarica di adrenalina provocata dalle tre ore di ballo sfrenato. Così nel moderno autobus di colore verde fluorescente, da solo, perché nessuno si siederebbe vicino a un ragazzo sudato che puzza come un maiale, ripenso a mio cugino e alla sua nuova vita. Ripenso a quando tornerà a casa e aprirà il fagotto che gli ho portato anche questa volta dal paese.
Chiudo gli occhi e mi sembra di vederlo: mio cugino che aspetta che i due coinquilini escano per recarsi al lavoro; che lentamente chiude tutte le persiane; che finalmente solo, seduto al tavolo della cucina, al buio, consuma avidamente la pizza ripiena di salsicce e friarielli che gli ha cucinato nostra nonna.
E mentre fagocita quella delizia della nostra terra, con le verdure coltivate nell’orto del nonno, mio cugino ripenserà a tutti i buoni consigli che gli ha dato il suo titolare, il sant’uomo, il guru della macrobiotica. Non so esattamente cosa voglia dire ma mio cugino, spesso, lo chiama così.
Gianluca Papadia è autore di molti racconti vincitori di premi letterari. Ha pubblicato il libro:
- La rabbia eaudita. 32 consigli per combattere l’ira – raccolta di racconti, Amazon, 2018
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