
Le opinioni superbe . SUPERBIA
Dimenticare Manzoni: senza punti di domanda!
In 23 Luglio 2023 da Debora BorgognoniImmergetevi nell’atmosfera di un circolo letterario: luci verdi, qualcuno che fuma il sigaro e ti lascia nei vestiti l’odore dolciastro che sa tanto di ricordo, tazzine di caffè sui tavoli di legno, là in lontananza un pianoforte a coda che qualcuno avrà la delicatezza di suonare.
Non è stato proprio così, l’incontro con Trifone Gargano – e del resto con lui non si può mica parlare per stereotipi -; l’atmosfera era torrida, il luogo non era un café littéraire ma un ristorante di pinsa al centro di Roma, e l’argomento… be’, di quello ci dobbiamo stupire.
Già il titolo non lascia spazi a interpretazioni: uscito per Edizioni Radici future, il saggio critico Dimenticare Manzoni rimette in discussione un canone intoccabile della letteratura italiana.
A 150 anni dalla morte di Alessandro Manzoni e a 200 dalla prima edizione del Fermo e Lucia, il Professor Gargano ricolloca – in basso – sulla scala valoriale il romanzo ottocentesco per eccellenza: I promessi sposi. Ma perché?
Per i personaggi. Renzo e Lucia, i protagonisti del romanzo, propinati a tutti noi al liceo come modelli di comportamento giovanile, sono anafettivi e rinunciatari su tutto. Il lettore non può oggi (ma evidentemente neanche ieri) identificarsi con questi due promessi sposi che nel corso di trecento pagine non riescono a darsi nemmeno un bacio né a gioire per il ricongiumento. Insomma, come può un giovane lettore attivare quel processo di crescita e di educazione ai sentimenti, di gestione delle emozioni prendendo come modello qualcuno che non prova passioni?
Per il messaggio. Manzoni, attraverso tutti i suoi personaggi, porta avanti l’idea dell’accettazione supina degli eventi a cui non ci si deve mai ribellare. È proposto un modello sociale e politico di ignavia: Renzo, per esempio, che rimane fedele a ciò che gli eventi hanno deciso per lui, alla fine si vedrà premiato diventando un piccolo imprenditore. La folla, invece, che non accetta la situazione e che lotta per la sopravvievenza, viene dipinta come mostruosa, per indurre il lettore a capirne lo sbaglio.
Per lo stile. Non mancano le osservazioni sulla lingua. Insomma, quei “panni risciacquati in Arno”, come da citazione del Manzoni con riferimento all’italiano toscano usato per nobilitare il romanzo, sarebbero in realtà per Gargano il grosso limite stilistico de’ I promessi sposi, e a cascata di tutta la prosa successiva. Aver rinchiuso la lingua a un contesto ristretto ha quindi comportato la perdita di una più ampia ricchezza di sfumature nazionali.
Per il Manzoni stesso. Il consiglio di Gargano è quello di rivalutare al ribasso uno scrittore che sembra aver imposto, fin dalla pubblicazione, il suo romanzo come canone. L’accusa di essere noioso, qualunquista e opportunista finiscono per restiuirci un ritratto da scoprire senza essere prevenuti di fronte a un intoccabile – se non l’intoccabile – della nostra letteratura e del nostro bagaglio culturale.
Ma allora dobbiamo davvero dimenticare Manzoni? Gargano si raccomanda: senza punti di domanda, è un’affermazione!
A Roma, mangiando pinsa, parlare del modello lombardo per eccellenza, ripensando alla polenta preparata in casa di Bortolo, ci è sembrata una nota di meraviglioso colore. Colore per le molte sfumature sull’analisi del testo, colore per l’ironia con cui la letteratura va affrontata – che bella, la leggerezza auspicata da Calvino! -, colore per il richiamo alle note dialettali del gruppo, e per estensione, della bella e ricca lingua italiana, colore per le idee diverse e sempre garbate, sempre consapevoli e sempre vive.

Trifone Gargano
Trifone Gargano è professore presso l’Università degli Studi di Bari, con l’insegnamento «Lo Sport nella Letteratura», e insegna «Linguistica italiana» presso il Corso di Laurea Magistrale in «Scienze della Mediazione Linguistica» a Foggia. Ha insegnato «Didattica della lingua italiana» per l’Università di Foggia, e «Storia della lingua italiana» presso l’Università di Stettino (Polonia). Docente di liceo, è autore di numerose pubblicazioni e collabora con la Enciclopedia Treccani, con il quotidiano «l‘Attacco» di Foggia, e con diversi blog letterari. Realizza lezioni-spettacolo sui Classici della Letteratura italiana, ed è commentatore televisivo e radiofonico.
Con le Edizioni Radici Future: PPP. Pasolini Prima di Pasolini (2022); Tra il Bene e il Male. Dante, Pinocchio, Harry Potter (2022).
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Interessante come punto di partenza per un’ulteriore focalizzazione didattica provocatoria (che piace tanto agli adolescenti). Renzo sarà anche anaffettivo (mio padre che era del 1930 ripeteva: “baciare i figli mentre dormono”), ma dedica una parte del guadagno all’istruzione dei figli per poter affrontare le “birberie”(futuro art.31 della nostra Costituzione). Renzo e Lucia non si scambiano “smancerie”, ma si amano profondamente; tanta “sostanza” che manca a molte famiglie moderne. La folla non appare sempre mostruosa, basti pensare alla folla che parteggia per Lodovico-fra Cristoforo subito dopo l’omicidio del nobile. Insomma, possiamo anche rivalutare al ribasso Manzoni ma senza dimenticare i tanti valori che trasmette; uno per tutti (che piacerebbe tanto ai nostri ultimi Presidenti del Consiglio): la resilienza, qualità sconosciuta a tanti giovani fintamente “nativi digitali”. W Manzoni e w le provocazioni. PS anche la Costituzione italiana usa un linguaggio obsoleto e propaganda valori “lontanissimi” che sembrano di un’altra epoca (ad es. l’art.34).