
Amatorius Secretum . LUSSURIA
Il Gattopardo e il ciclone amoroso
In 5 Settembre 2015 da Debora BorgognoniNegli appartamenti abbandonati le camere non avevano né fisionomia precisa né nome; e come gli scopritori del nuovo mondo essi battezzavano gli ambienti attraversati col nome di ciò che in essi era accaduto loro: una vasta stanza da letto nella cui alcova stava lo spettro di un letto adorno sul baldacchino da scheletri di penne di struzzo, fu ricordata poi come “la camera delle pene” […].

Il Principe Giuseppe Tomasi di Lampedusa
Siamo a palazzo Donnafugata, è il 1860. L’amore in Sicilia a quei tempi è sospirato, la lussuria vive di tentazioni.
Giuseppe Tomasi di Lampedusa racconta questo pezzo d’Italia un secolo dopo. Scrive in solitudine; sua moglie è in Inghilterra e lui a Palermo, nel suo studio. Il quarto capitolo sta nascendo dalla sua penna, fra le pagine del libro della vita, quello che sarà pubblicato postumo. Nell’impeto creativo il Principe Tomasi di Lampedusa scrive alla moglie. Scrive in francese – anche questa è una scelta di stile. Le scrive che sta lavorando a una parte del quarto capitolo che lui su due piedi chiama Il ciclone amoroso. Confessa di avere il timore di averlo reso troppo lirico.
Sì – diciamo noi – sappiamo che non avevi del tutto torto, Principe. I critici si sono divertiti a stroncarti. Hanno rilevato un cedimento in forma lirica, che richiama la rivista Ronda degli anni ’10. E qui siamo in tempi di Neorealismo: lasciamo stare che poi tu racconti il Risorgimento, ma lo fai solo per non dire che anche in epoca postbellica «se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi».

Francobollo celebrativo del cinquantennio della morte di Tomasi – 2007
Se Eugenio Montale nota che qui, proprio nel ciclone amoroso, c’è il senso della storia (o della Storia?) che si manifesta con il trapasso delle generazioni, noi oggi rimaniamo affascinati dalla delicatezza mista a malizia vanesia di questo erotismo soffice, di questo amore non consumato – e proprio per questo erotico.
I due innamorati s’imbarcavano verso Citera su una nave fatta di camere cupe e di camere solatie, di ambienti sfarzosi o miserabili, vuoti o affollati di relitti di mobilio eterogeneo. Partivano acompagnati da Mademoiselle Dambreuil o da Cavriaghi (padre Pirrone con la sagacia del suo Ordine si rifiutò sempre a farlo), talvolta da tutti e due; la decenza esteriore era salva.
Ci addentriamo insieme a Tancredi e Angelica nelle stanze di quell’immenso palazzo, sconosciute perché «un palazzo del quale si conoscessero tutte le stanze non era degno di essere abitato». E nelle stanze del piacere perverso, dove «dopo il Gattopardo, la frusta sembrava essere l’oggetto più frequente», il gioco erotico è più complesso di quanto sembra, perché per Tancredi è un’affermazione di potere feudale, e per Angelica il passaggio all’età adulta, e forse il bisogno, sotto sotto comune a ogni donna, di protezione.
E l’Eros era sempre con loro, malizioso e tenace, il gioco in cui trascinava i due fidanzati era pieno di azzardi e di malia. Tutti e due vicinissimi ancora all’infanzia prendevano piacere al gioco in sé, godevano nell’inseguirsi, nel perdersi, nel ritrovarsi; ma quando si erano raggiunti i loro sensi aguzzati prendevano il sopravvento e le cinque dita di lui che s’incastravano nelle dita di lei, col gesto caro ai sensuali indecisi, il soffregamento soave dei polpastrelli sulle vene pallide del dorso, turbava tutto il loro essere, preludeva a più insinuate carezze.
Alcune curiosità sul romanzo:
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Il Gattopardo è stato scritto da Tomasi di Lampedusa dal 1954 al 1957. Tomasi ha cominciato il romanzo al ritorno dal convegno Mondadori a San Pellegrino Terme.
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È stato rifiutato da Mondadori e da Einaudi: per entrambi gli editori il consulente editoriale era Elio Vittorini, che ha stroncato il romanzo, perché troppo antico per i tempi del Neorelismo.
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È stato pubblicato nel 1958 da Feltrinelli, un anno dopo la morte dell’autore.
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Ha vinto il Premio Strega nel 1959, diventando il primo best-seller italiano e il secondo caso letterario (dopo Il dottor Zivago di Pasternak) pubblicato da Feltrinelli.
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