
SevenStories
Come Krishna
In 1 Aprile 2023 da Debora BorgognoniIl racconto vincitore di SevenStories – Hari Om
di Giorgio Rinaldi
Mi Immagino la tua faccia quando leggerai questa lettera, le sopracciglia leggermente inarcate sopra ai tuoi occhi verdi e una smorfia a metà tra il sorriso e il dubbio. Immagino che penserai “cosa c’entro io con un mantra induista?”, ma vedrai che alla fine ti sarà tutto chiaro.
Sai che mi piace scrivere, e scrivere racconti soprattutto. Mi piace partire da un’idea, un concetto, una singola parola e costruire intorno a essa un mondo fatto di scenari, personaggi, conflitti, ganci e tutto che abbia un senso, un significato. Questa volta non è stato facile. Hari Om. Stavolta il senso di queste due parole sembrava così sovrastante da non lasciarsi intrappolare in una trama. Mi sono chiesto come avrei potuto ridurre su un foglio il binomio Finito-Infinito, come costruire un mondo intorno a due parole che contengono già tutti i mondi possibili. Hari Om. Due suoni più che due parole.
Ti rivelo il mio metodo, così capirai anche quei miei momenti di distrazione che ti irritano tanto. Faccio sempre così, prendo un’idea, spontanea o suggerita, e la lascio girare nella mia testa. Sta lì, me ne dimentico quasi, e continua a girare come un panno bianco in una lavatrice di colorati. Ma la mia è una lavatrice che funziona al contrario: invece di salvaguardare i colori originali ne cerca la contaminazione. Ogni tanto controllo dall’oblò: se il panno è ancora candido lo lascio girare ancora, ma se ha assorbito dei colori allora spengo tutto e lo tiro fuori. Poi dovrò strizzarlo per eliminare l’acqua che lo appesantisce, stenderlo e infine stirarlo, tutto questo per capire se i colori sono sufficienti e appropriati per tingere una storia. Lo so, tu ora penserai: “Ora ti metti a inventare metafore con la lavatrice? Tu che non ne hai mai riempita una? Che non hai mai stirato in vita tua?”, ma è proprio questo il bello di scrivere, non credi?
Beh, comunque, sappi che stavolta ho dovuto far girare anch’io la mia lavatrice immaginaria molto a lungo perché quel panno con su scritte quelle due parole non voleva saperne di prendere dei colori. Il tempo passava e il sospetto di non avere la palette adatta all’impresa si stava materializzando in una rinuncia. D’altronde non si può mica scrivere di tutto.
Per fortuna c’è la notte. Per fortuna c’è la notte che passo accanto a te. In un attimo tutto è diventato chiaro, quasi ovvio, tanto da chiedermi come avessi fatto a non pensarci prima.
Mi sono svegliato presto ieri mattina, sono sceso per farmi un caffè e, ormai con disincanto, ho controllato il panno. Ho esultato in silenzio per non svegliarti. La nostra notte era stata feconda e finalmente vedevo dei colori, tenui, delicati ma dai toni familiari. L’ho preso, l’ho avvicinato alla luce e li ho riconosciuti: erano i tuoi colori, li avrei riconosciuti in mezzo a mille. Il verde, il castano, il rosso, il rosa, tutti mi parlavano della bocca che bacio, degli occhi che fisso, dei capelli che sfioro, del corpo che accarezzo, dell’anima che amo. Tutti mi parlavano di te.
Allora ho lasciato il caffè sul tavolo e sono corso di nuovo da te, sono entrato nella nostra camera e guardandoti mentre dormivi tutto si è rivelato. Su di te quelle due parole Hari Om si facevano suono, si facevano profumo, prendevano forma nella carne e nell’anima, colavano miele.
Non riesco a vedere niente che rappresenti queste due parole più di te, più di una donna che può dare la vita a un nuovo essere passando per la fragilità e la temporaneità della carne, che può trasformare un greve istinto riproduttivo in un atto di amore sublime, che può rubare il cuore al suo devoto come Krishna, quello che tu hai fatto a me.
VINCITORE
Giorgio Rinaldi
TITOLO
Come Krishna
La motivazione della Giuria è la seguente:
Tutto è personificazione, tutto si fa metonimia, in un giro allargato di sillogismi. Se è dio è anche amore. Se è amore è anche scrittura. Se è scrittura, è dio. In questa ode all’arte narrativa, dove lo scrittore conserva i tratti dell’eroe romantico – quello che ammette il limite della parola umana, quello la cui penna scrive da sola -, l’amore è una preghiera, o una lettera, da recitare nell’intimità del proprio qui e ora, e da lasciare poi maturare nell’universo. Come un Hari Om.
Biografia dell’Autore in un Tweet:
Sono nato a Roma e vivo a Fiano Romano con mia moglie, due figli e due cani. Per compensare la monotona vita di impiegato, invento storie.
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