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Le opinioni superbe . SUPERBIA
Sette oggetti memorabili e decisivi nel cinema
In 18 Settembre 2022 da Fabio MuzzioIl cinema ha utilizzato come elementi fondamentali o comunque rilevanti oggetti tra i più diversi, oggetti protagonisti di omicidi o di salvataggi in extremis, risolutori della vicenda oppure che complicano la stessa. Senza scomodare Anton Checov e la sua citazione che è un pilastro (e un suggerimento per lo spettatore/lettore/ascoltatore) vale a dire che:
quando in un romanzo compare una pistola, bisogna che spari
Siccome esistono oggetti più famosi di altri e alcuni di questi sono entrati nella storia del cinema, mi sono messo alla ricerca di altri che sono molto conosciuti e altrettanto decisivi per la storia. Come sempre vale il fatto che la scelta è tanto personale quanto opinabile.
La tavola da surf di Johnny Utah
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Point Break – Punto di rottura, 1991, Kathryn Bigelow (Fonte YouTube)
Nel 1991 Kathryn Bigelow gira Point Break che diventa un film di culto: Patrick Swayze nel pieno del successo Keanu Reeves già affermato ma pronto a inanellare un successo dopo l’altro. Da una parte il giovane Johnny Utha rampante agente dell’FBI e dall’altra il collega anziano Pappas (Gary Busey), vittima di sfottò dai colleghi perché in fissa per i rapinatori che entrano in banca con la maschera degli ex presidenti. E così, alla ricerca di capire chi siano, si arriva al dunque: il capo è Bodhi (Swayze), un po’ guru, un po’ profeta, che vive per il surf con la sua banda in tutti i sensi. L’aggancio con Tyler (Lori Petty) che insegna al nostro Johnny a cavalcare le onda e finisce per farci anche altro, lo inserisce nelle diverse spiagge e a imparare il nuovo sport. E lui che fa? La tavola, non di “grande qualità”, come si sentirà dire da un ragazzino, se la porta al lavoro non potendo chiudere la macchina. A quel punto, durante quello che è un cazziatone a tutti gli effetti del Capitano Harp (quel John C. McGinley che sarà il mitico dottor Cox di Scrub) i due agenti si vedono sintetizzare lo stato delle indagini:
Nelle utilme due settimane avete prodotto esattamente un cazzo
il nostro Utha se la cava con:
questa mattina ho fatto il mio primo tubo, Signore…
La mini pistola di Annabelle Brandsford
Nel 1957 per cinque stagioni viene realizzata una serie TV: Maverick con James Garner nel ruolo di Bret Maverick.
Nel 1994 Richard Donner si mette dietro la macchina da presa e riporta sul grande schermo il personaggio: James Garner diventa lo sceriffo Cooper ma in realtà è Bart Maverick: il ruolo del figlio Bret lo rileva Mel Gibson. Il gioco del pocker, il cameo di Danny Glover che ci riporta ad Arma Letale, James Coburn, Alfred Molina, Graham Green e Denver Pyle si aggiungono al cast di una pellicola che diventa anche parodia sugli indiani che fingono di essere cattivi e ancorati alla vecchia vita per esigenze turistiche e alle diverse peripezie per arrivare, tra un bluff, carte truccate e un rilancio, ad accaparrarsi tutto il piatto. Credo che l’abbiate visto e quindi arriviamo al dunque: cattivi rapinatori di una carovana di donne indifese vengono intercettati da Maverick padre e figlio insieme ad Annabelle Brandsford (Jodie Foster) una giocatrice furba, mano lesta e che sappiamo bene essere attratta dal Maverick più giovane che si ostina a chiamare Bart e non Brett. Ma se non hai abbastanza munizioni e non puoi sparare come affronti i cattivi? Oplà esce una minipistola dalla giarretiera di Annabelle che la consegna all’eroico Brett. Il gioco di sguardi sul calibro ridotto si salda con la scena finale, se ricordate bene come va a finire. Detto questo ecco la mini arma.
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Maverick, 1994, Richard Donner (Fonte YouTube)
Il nastro adesivo tutto natalizio di John McLaine
Dagli anni Novanta ci spostiamo agli Ottanta e mi occupo della canotta più famosa del decennio: John McClane. Nel 1988 John McTiernan chiama Bruce Willis per Die Hard – Trappola di cristallo aggiungendo ai ruoli brillanti intepretati fino a quel momento quelli di azione. Un poliziotto difficilmente non ha una vita complicata, un matrimonio messo peggio, le aspirine al posto delle mentine e una resistenza a proiettili, vetri, pugni, cadute e la casualità lo porta a diventare il fattore che non ti aspetti. A quel punto John arriva a Los Angeles, dove la moglie è la numero due dell’azienda con sede nel grattacielo Nakatomi nel mentre stanno festeggiando la vigilia di Natale. I titoli di Stato del caveau impenetrabile fanno gola alla banda di Hans Gruber, il tedesco è ancora il cattivo per antonomasia, e si mette in moto una macchina operativa perfetta fino a quando entra in gioco il poliziotto. Tra rampatismo aziendale e qualche striscia di cocaina, il poliziotto di pattuglia con il passato traumatico, il capo delle operazioni che crede di sovraintendere lo sbarco in Normandia e l’arrivo dell’FBI, McLaine affronta da solo i cattivi e li elimina quasi tutti uno a uno. Alla fine c’è la resa dei conti: due pallottole, due cattivi e una moglie da salvare. Senza scarpe, senza sigarette, zoppiccante e con si sensi di colpa per non aver capito la moglie ma sempre lucido quando si tratta di attivarsi, trova il nastro adesivo con i piccoli babbi natale: si appiccica la pistola dientro la schiena e si presenta davanti ad Hans; citazione di Mezzogiorno di fuoco, confronto finale, rischio di diventare pure vedovo, l’oggetto gli risolve la situazione con velocissima impugnatura dell’arma e il bene trionfa.
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Trappola di cristallo – Die Hard, 1988, John McTiernan (Fonte YouTube)
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Trappola di cristallo – Die Hard, 1988, John McTiernan (Fonte YouTube)
Il miniregistratore di Tess McGill
Rimango negli anni Ottanta quelli rampanti di Una donna in carriera, un classicone che potrebbe essere citato come esempio di “basta crederci e impegnarsi e alla fine arrivi“. In realtà è molto da dna a stelle e strisce dove tutto sembra essere “affari” da concludere, capitali da mettere insieme, presentazioni, intraprendenza, cadute e risalite. New York fa da sfondo a una favola a lieto fine nella quale la cattiva Katharine (Sigourney Weaver) diventa la capa di una irrequieta Tess (Melanie Griffith) che ha talento per la finanza ma da segretaria rimane sempre con le ali tarpate e talvolta deve rintuzzare le mani di uomini che le fanno più di una avance. Mike Nichols nel 1988 diverte e ci fa stare dalla parte di Tess, tradita pure dal fidanzato Alec Baldwin: trova l’amore di Jack (Harrison Ford) in procinto di ricevere proposta di matrimonio proprio dalla sua capa e non ascolta troppo Cyn, amica e collega (una memorabile e truccattisima Joan Cusack). Ha buoni suggerimenti e felici intuizioni ma soprattutto una grande idea che sottopone: Katharine, diciamolo, è la tipica stronza in carriera e molto in linea con l’arroganza del decennio e così archivia e le “ruba” l’opportunità. Se non fosse che si rompe una gamba e la nostra Tess, insieme a tutte le indicazioni come Segretaria (oggi il miniregistratore risulta obsoleto e per questo lo possiamo pure archiviare come effetto memoria, in particolare per chi c’era e se lo ricorda) trova l’appunto con l’ultima parte del messaggio:
tenere fuori Tess
La macchina si mette in moto compresa la trasformazione: alla fine trionfa l’amore, la carriera spicca il volo e la cattiva viene punita ma dimentichiamoci il gesso dopo la caduta, la perdita del lavoro, l’abbandono del fidanzato e pure un bel:
culo secco
Ma l’umanità di Tess si dimostra proprio nel finale, perché da capa non si è trasformata ed è rimasta uguale a se stessa: una rarità. Forse è questa la cosa che appare più da improbabile “bella favola”.
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Una donna in carriera, Mike Nicholsm 1988 (Fonte YouTube)
Il tappo dello Champagne di Rafe McCawley
Michael Bay nel 2001 gira un colossal su un episodio della Seconda guerra mondiale che ha segnato il conflitto con conseguenze e risposte belliche: Pearl Harbor.
La preparazione della missione a sorpresa dei giapponesi, il bombardamento, i morti, i feriti, i soccorsi, il marinaio Miller (Cuba Gooding Jr.) discriminato perché di colore, l’aiuto che gli U.S.A. forniscono alla R.A.F. messa in ginocchio dalla Lutwaffe, la missione del 18 aprile 1942 con il primo bombardamento di Tokyo con i 12 caccia guidati dal Colonnello Doolittle (Alec Baldwin), il Presidente Roosvelt interpretato da Jon Voigt, rappresentano le diverse vicende che si incastanono a quella principale: la storia di due amici da sempre Rafe McCawley (Ben Affleck) e Danny Walker (Josh Hartnett) che hanno iniziato a guidare gli aeroplani nella fattoria prima ancora di camminare che si scoprono innamorati della stessa donna; lei è l’infermiera Evelyn Johnson (Kate Beckhinsale). Ai più è nota come vadano le cose e quanto l’atteggiamento protettivo di Rafe nei confronti di Danny, già da quando era vittima di un padre violento, supererà anche gli affari di cuore. Ma l’oggetto? Ebbene, mettetevi nei panni di un soldato che vede un’infermiera ed è colpo di fulmine, tanto da finire a farsi fare non una ma due iniezioni di cui la seconda ti mette K.O.. Rafe cade, picchia il naso contro un armadietto e se lo rompe. Incerottato e non domo, si procura una bottiglia di champagne Mmum e si presenta all’uscita dell’ospedale per brindare con Evelyn al nuovo anno: lei ci sta, lo avevamo capito, ma succede quello che mai vorresti. Il tappo è un po’ ostinato e cosa succede quando decide di staccarsi dal collo della bottiglia? Viene sparato esattamente sul naso già rotto. Le conseguenze sono ovvie e forse, guardando il tutto, mentre si finisce in modo forse un po’ bastardo per ridere alla bottiglia che trema davanti alla coppa vuota, proviamo pure noi un pizzico del dolore dovuto al secondo trauma.
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Pearl Harbor, Michael Bay, 2001 (Fonte YouTube)
L’impermeabile di Laura Kensington
L’investigatore assicurativo C.W. Briggs viene chiamato a indagare su un furto: Woody Allen è protagonista e regista de La maledizione dello scorpione di giada, film del 2001.
Cast corale in una storia newyokese del 1940 che gioca sull’ipnosi di cui sono tutti vittime per colpa di un illusionista. Allen offre le solite serrate battute che hanno contraddistinto la sua grande cinematografia in una pellicola che non ha raccolto solo consensi dalla critica. Tuttavia c’è un oggetto che ho ricordato e vi giro come caratterizzante uno dei momenti più alti: l’impermeabile di Laura Kensington. Cosa potremmo pensare se ci ritrovassimo seduta in poltrona una femme fatale e per questo bionda con bottiglia di vodka di alta qualità che fumando ci aspetta per concedersi? Nel ruolo di questa rampolla, spregiudicata, viziata, snob e sempre pronta a beccare sempre il suo uomo con tanto di voglia di fragola, che si alza e si apre l’impermeabile davanti a noi evidenziando che sotto non ha nulla c’è Charlize Theron (scusate se è poco)?. Credo che la reazione di Briggs al nodo che si scioglie sia condivisibile:
se dovessi passare a miglior vita mentre facciamo qualcosa ricordati di dire all’imbalsamatore di lasciarmi il sorriso sulla faccia
Quando Laura dice di volersi mettere a letto con qualcosa di più comodo la risposta è:
più comodo di quello? E cosa vuoi metterti, il borotalco?
resta una sequenza tra le migliori dell’intero film.
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La maledizione dello scorpione di giada, Woody Allen, 2011 (Fonte YouTube)
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La maledizione dello scorpione di giada, Woody Allen, 2011 (Fonte YouTube)
Il tagliaunghie di Frank Morris
Chiudo la mia scelta con uno tra i film più noti interpretati da Clint Eastwood: Fuga da Alcatraz. Girato nel 1979 da Don Siegel è tratto da una storia vera, l’evasione che ha portato alla chiusura del carcere federale costruito sull’isola davanti a San Francisco e andata a buon fine grazie all’ideatore: Frank Morris.
Un Direttore dispotico e inutilmente crudele ha a che fare con reclusi sicuramente non troppo morbidi ma appare abbastanza vittima anche del proprio ruolo. Conosciamo diversi uomini con le loro storie, le loro malefatte, più o meno gravi, la violenza e gli abusi sessuali sempre possibili. Frank studia bene la situazione e grazie al Q.I. superiore alla media si dedica a mettere in atto quanto mai avvenuto prima. La costruzione del gruppo fidato, con cui tentare l’impossibile e la necessità di recuperare gli strumenti per scavare e aprirsi il varco diventano le prime mosse. Un piano dettagliato, curato nei particolari e che parte da uno strumento: il tagliaunghie che il Direttore Warden Arthur Dollison (Patrick McGoohan) tiene nel posacenere della scrivania quando non lo usa in modo quasi ossessivo anche durante le ispezioni delle celle. Il furto con destrezza dell’oggetto, la sua conservazione, la sua trasformazione danno il via ai preparativi della fuga.
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Fuga da Alcatraz, Don Siegel, 1979 (Fonte YouTube)
(ADV)
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