SevenStories
CR7
In 1 Dicembre 2022 da Debora BorgognoniIl racconto vincitore di SevenStories – Caffè ristretto
di Giorgio Rinaldi
È sera e sono passate da poco le dieci. Marcello ha appena spento la vecchia Cimbali e ha tirato giù la saracinesca del bar. Franco si accende in fretta una sigaretta, prima che il sapore del suo ultimo caffè ristretto svanisca diluito dalla saliva. Ogni volta che compie quel gesto, rimpiange i vecchi caffè normali insieme a Caterina, che gli davano il tempo di accendere una sigaretta e di guardare sua moglie negli occhi prima dell’ultimo sorso. Con il ristretto non è così, non è abbastanza per sorseggiarlo, e allora lo ingoia tutto insieme, mentre la mano sinistra già fruga nella tasca per cercare accendino e sigarette. Sono pochi passi dal bar alle loro abitazioni e ogni sera li fanno insieme, in silenzio, perché c’è poco tempo per parlare e forse poca voglia. Poi, prima di entrare nel suo portone, Marcello lo saluta chiamandolo per l’unica volta della giornata con il suo vero nome.
«Ciao, Fra’! Mi raccomando, domattina puntuale, eh!».
«Buonanotte, Marce’! Stai tranquillo; se tardo, chiama il 118!».
Per tutto il resto del giorno e per tutti i frequentatori del bar, Franco è CR7. Lui odia il mondo del calcio e avere un soprannome come quello lo irrita un po’, ma i bar sono sempre stati fabbriche di soprannomi e una volta che te ne appioppano uno, quello è e quello rimane, come all’anagrafe. Lo tollera solo perché il suo soprannome in effetti è l’acronimo di Caffè Ristretto 7, dove 7 sta per il numero di caffè ristretti che beve al bar ogni giorno.
Ha sempre bevuto molti caffè, forse perché ha sempre fumato molto. Oppure ha fumato sempre molto perché ha sempre bevuto molti caffè. Una cosa è certa: il tentativo di assolversi in questo modo dai suoi vizi, dando a uno la colpa dell’esistenza dell’altro, gli ha permesso di mantenerli forti e vitali fino ad ora che ha quasi 85 anni. Molti conducono una vita monacale pur di raggiungere quell’età, abbandonando i propri vizi per tempo. Lui no, CR7 ci è arrivato portandoseli dietro tutti, come una tartaruga con il suo guscio, e ne va discretamente fiero nonostante gli abbiano segnato visibilmente l’aspetto. È talmente scheletrico che vederlo camminare sembra un miraggio, un’allucinazione. Ha gli occhi di un calamaro, la pelle di cuoio raggrinzito e ogni capello o pelo che ancora resiste sul suo corpo ha assunto il colore della nicotina. Anche i suoi denti non se la passano bene, pochi e ricoperti di uno strato di tartaro marrone.
Domani sono due anni che non c’è più la sua Caterina e in questi due anni, oltre a conquistarsi il soprannome di CR7, ha sempre bevuto i suoi sette ristretti in piedi, appoggiato con i gomiti ossuti a un angolo del bancone. Neanche oggi si siede e, come al solito, dopo ogni caffè esce, si accende una sigaretta e scompare per due o tre ore. Ogni tanto qualcuno lo avvicina per fare due chiacchiere e CR7 finisce sempre per raccontare che da quando non c’è più Caterina, di lui ne è rimasta solo la metà ed è per questo che beve solo caffè ristretti. E spiega che per lui ora bere un caffè normale è un’impresa impossibile, ben oltre le sue forze, e gli lascerebbe troppo tempo per ricordare. Un caffè appena svegli, un altro dopo essersi lavati e uno prima di uscire, uno al bar vicino al supermercato, un altro al bar tabacchi dopo aver comprato le sigarette, poi uno appena rientrati, uno prima di cena, uno dopo cena, uno prima di fare l’amore e un altro dopo, questo era il ritmo che riuscivano a tenere in coppia, altro che CR7. Altro che i sette miseri sorsi che gli servono oggi per definire le ore smisurate di un’altra giornata da passare.
La vecchia Cimbali esala l’ultimo sbuffo di vapore della giornata e la saracinesca stride tra i binari non ingrassati. Il rumore dei passi è lo stesso di ogni sera a quest’ora.
«Ciao, Fra’! Mi raccomando, domattina puntuale, eh!».
«Buonanotte, Marce’! Stai tranquillo; se tardo, chiama il 118!».
VINCITORE
Giorgio Rinaldi
TITOLO
CR7
La motivazione della Giuria è la seguente:
L’indicativo presente, in uno spazio-tempo così concreto che ti fa sentire nelle narici l’odore dei sette caffè ristretti, dà il ritmo a tutte le immagini che si susseguono, lente come i passi dell’anziano protagonista, ma non come la sua memoria, in cui sbirciamo da voyeurs che intuiscono tra le righe la mappa dei ricordi. Il racconto è quindi un incedere e un indietreggiare continui, uno svelare acronimi e personalità. Il rumore della Cimbali, che apre e chiude la narrazione, diventa poi il simbolo di una Roma di quartiere, da piccolo bar, di vita semplice di italiano solo.
Biografia dell’Autore in un Tweet:
Sono nato a Roma e vivo a Fiano Romano con mia moglie, due figli e due cani. Per compensare la monotona vita di impiegato, invento storie.
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