Amatorius Secretum . LUSSURIA
V. è donna
In 8 Maggio 2021 da Debora BorgognoniCosa si cela dietro a V. non ve lo possiamo dire. Ma non lo diciamo perché davvero non ci è noto. È una donna, è il mistero, è una città, è un gioco nel gioco, una storia nella storia, è divinità, fantasia, illusione. O forse solo un pretesto.
Nel frattempo, leggiamo i segreti di molti personaggi, che in fondo non sanno di avere un segreto né di svelarli proprio a noi (e che ne sanno i personaggi di un romanzo che a un certo punto della loro vita, cristallizzata in un dato tempo deciso da chi ha prestato loro un nome, un aspetto fisico e una storia, arriverà il momento di darsi al mondo?); gente strana che ha un certo modo di vedere la vita e le relazioni. E noi subiamo questi fatti, con la testa piena di informazioni da catalogare e mettere in fila per non perderci nessun indizio su V.
Spetta a Benny Profane regalarci una visione della donna dicotomica: pare che con un occhio la veda evanescente, natura, e con l’altro carne dura, materia pesante.
Profane credeva alla metà di ciò che Paola diceva. La metà soltanto, perché le donne sono la metà di una cosa che ha sempre due aspetti.
E l’amore fisico è solo una metà dell’amore perché quello platonico ne prende l’altra parte. Quale dia più piacere, Profane non ce lo può svelare.
Quella visione enigmatica e anche un po’ sinistra di Pig sulla sua Harley-Davidson, tutto solo nel vicolo, alle tre di notte, gli riportò alla mente, fin troppo bruscamente, Rachel, la Rachel a cui non voleva pensare, non quella notte, con quel freddo pungente, col mal di testa, con la neve che filtrava in casa.
La neve è una sorta di metafora ricorrente dello stato emotivo. Incredulo dinanzi alla bellezza, e troppo infreddolito per cedere al sogno, Profane sviluppa un sentire sinistro verso la donna, in una immobilità che pare il contraltare della ricerca di V.
La neve che scendeva si depositava pigra sull’acqua: pur essendo le undici di sera, sembrava di assistere a un tramonto o a una eclisse. In alto, la sirena della nave suonava a intervalli di pochi secondi, per mettere in guardia le imbarcazioni che si potevano trovare in rotta di collisione. Eppure, era come se in quella rada dopotutto non ci fosse nulla, solo navi deserte, inanimate, che si scambiavano dei rumori, i quali non avevano più significato della turbolenza delle eliche o del sibilo della neve sull’acqua. E Profane c’era dentro, tutto solo.
Alcuni di noi hanno paura della morte; altri della solitudine. Profane aveva paura dei panorami a come quello, di terra o di mare, dove non c’era altro essere vivente se non lui. In un modo o nell’altro, Profane sembrava avere la capacità di finirci sempre dentro: gli bastava svoltare un angolo di strada, aprire la porta che conduceva al ponte di coperta, e si ritrovava in un paese alieno.
La porta dietro di lui però si aprì nuovamente. Dopo un attimo sentì Paola che faceva scivolare le mani nude sotto le sue maniche e premeva la guancia contro la sua schiena. L’occhio della sua mente si ritrasse, mentre osservava, così come avrebbe potuto farlo un estraneo, quella natura morta formata da loro due.
Il libro…
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Titolo: V.
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Autore: Thomas Pynchon
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Anno prima edizione, nostra edizione italiana, collana, traduttore, anno: 1963, Einaudi, ET, Giuseppe Natale, 2017
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