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In 4 Maggio 2018 da Gianluca PapadiaLavorare duramente. Divertirsi. Fare la storia.
È questo lo slogan della mia Azienda e questo significa che qua dentro mentre lavori duramente, divertendoti, partecipi a un cambiamento storico. La mia Azienda, il mondo del commercio l’ha veramente cambiato mettendo sempre il cliente al centro del suo business. Il cliente da noi trova tutto e subito, e per fugare ogni dubbio, sul logo c’è una linea – che agli occhi di qualche inguaribile romantico appare come un sorriso – che collega l’A con la Z perché la mia Azienda fa e-commerce a 360 gradi.
Il motto della mia Azienda è “la velocità fa la differenza” e per questo devo correre. Anche oggi che è il primo Maggio devo smistare i miei 24 mila pacchi. Devo tenere il passo altrimenti la mia Azienda mi affianca subito un tutor. Il braccialetto mi segnala il percorso più breve per giungere all’oggetto dei desideri che il nostro cliente ha ordinato direttamente dal divano di casa sua. Devo fare in fretta e non posso parlare con nessuno: nella mia Azienda è vietato parlare con i colleghi.
Stamattina durante il briefing, mentre facevamo stretching – come tutte le mattine -, il manager del mio reparto mi ha detto che si aspetta molto da me. Io sono qui da cinque anni e lui sa che sono vicino al momento in cui mollerò. Nella mia Azienda nessuno è durato così a lungo, molti sono interinali e spariscono dopo pochi mesi. Io non posso mollare, ho due figli da mantenere e, anche se a causa dei turni frenetici non li vedo quasi mai, loro hanno bisogno di me. Io nella mia Azienda sono un “runner” e corro anche per loro. Anche oggi, che è il primo Maggio, percorrerò i miei dieci chilometri di corsa, fermandomi solo una volta per mangiare un minuscolo panino.
Non posso rallentare e nonostante l’ernia al disco, la tendinite e la cervicale, sfreccio tra gli scaffali alla ricerca del prodotto da imballare. Il mio fido braccialetto registra tutto quello che faccio e, proprio come al Grande Fratello, è pronto a darmi tutti i consigli utili per ottimizzare al massimo il mio tempo.
Da qualche mese, però, è sorto un piccolo problema: l’ipertensione. Il cardiologo mi ha detto che probabilmente è lo stress a farmi salire la pressione e mi ha prescritto una pillola da prendere tutte le mattine. Il LOSAZID 100 ha subito rimesso a posto le cose ma questa dose giornaliera di 100 mg di losartan e 25 mg d’idroclorotiazide ha un effetto esplosivo sulla mia vescica.
Durante le mie otto ore di lavoro è prevista solo una pausa toilette per cui passo le successive sette ore e cinquantacinque minuti a trattenere la pipì. Corro e faccio finta di non pensarci. Corro e cerco di pensare ad altro. Provateci voi a correre quando vi scappa la pipì.
Dopo due mesi ho messo a punto tecniche di concentrazione da fare invidia al più esperto Maestro Zen. Mi concentro sull’oggetto che sto cercando e immagino il momento esatto in cui il cliente aprirà il pacco.
La cosa più difficile è visualizzare ogni volta una faccia diversa, così, nel percorso da casa alla mia Azienda, fotografo col cellulare tutti quelli che incontro sul treno e sull’autobus.
Lo so che rischio di essere scambiato per uno stalker e di essere linciato da quella massa di pendolari esasperati dai continui ritardi, ma ho bisogno di immagazzinare la foto di cento sconosciuti affinché il mio piano riesca. Nello spogliatoio riguardo quelle foto uno a uno in modo che la mia immaginazione abbia cento soggetti su cui lavorare quando la vescica verrà a recriminare il suo ruolo naturale.
Dopo i primi esperimenti, ho capito che le scene di gioia erano più uno stimolo che un freno, così ho sostituito le scene di gioia con immagini più tristi.
Focalizzo nella mia mente il momento in cui il cliente apre il pacco e resta deluso dal contenuto.
Bambini che scaraventano il pacco a terra; casalinghe che si attaccano al telefono per umiliare i mariti; manager che contattano immediatamente il nostro servizio clienti per attivare la procedura di reso; vecchiette che vorrebbero mettersi in comunicazione con Barbara D’Urso; sono le scene che mi aiutano a trattenere la mia voglia di urinare che il lassativo mattutino ha reso insopportabile.
Qualche volta riesco pure a ridere delle immagini che scorrono davanti ai miei occhi e, per fortuna, il mio braccialetto, con una scossa, mi riporta subito all’ordine. Ridere non aiuta quando hai una mission impossibile come la mia.
È ovvio che in tutta questa grottesca storia anche l’oggetto da spedire ha la sua importanza. Nel cortometraggio che monto nella mia testa per evitarmi l’umiliazione del pannolone, qualcosa che possa essere collegato facilmente a un liquido non calza proprio a pennello.
Ci sono oggetti che, pure se fossero nelle mani del protagonista del più spaventoso horror di Guillermo del Toro, li assocerei sempre ad una tazza del water bianchissima appena sterilizzata.
Biberon, caraffe per filtrare l’acqua da bere, centrifughe, spremiagrumi, bollitori elettrici, cappuccinatori – che per fortuna rappresentano solo il 10% delle vendite della mia Azienda – sono solo alcuni esempi di oggetti che non aiutano a distrarsi.
Quando sul display del braccialetto viene visualizzato uno di questi oggetti comincio a sudare freddo. Faccio uno sforzo enorme per sovrapporre all’oggetto originale l’immagine di uno che sia frutto della mia fantasia e, per riuscirci, ho bisogno di chiudere gli occhi. Provateci voi a percorrere, con gli occhi chiusi, un labirinto di scaffali grande quanto 4 campi di calcio, con almeno altri 200 invasati che vi sbucano da tutte le parti. Al terzo scontro frontale con un collega, ho deciso di trovare un’altra soluzione, anche perché la mia Azienda non tollera facilmente le assenze per malattia, figuriamoci quelle riconducibili a un infortunio sul luogo sacro del lavoro.
Dopo un paio di notti insonni ho messo a punto una procedura d’emergenza per quei prodotti ad alto rischio incontinenza, e, per essere sicuro che funzionasse, l’ho dovuta provare e riprovare mentre facevo finta di fare jogging, di notte, lontano da occhi indiscreti, soprattutto quelli della mia famiglia.
Oggi, posso affermare, che il piano B – rigorosamente top secret -, non solo funziona alla perfezione, ma fornisce materiale utilissimo per i giorni a venire.
Sarà molto di aiuto, infatti, immaginare la faccia della povera mamma che, in meno di 24 ore, si troverà fra le mani un biberon pieno della mia pipì.
Lavorare duramente. Divertirsi. Fare la storia. Ok, ma provateci voi a riempire un biberon di pipì mentre state correndo, senza che le telecamere di controllo possano rilevare il minimo comportamento anomalo.
Gianluca Papadia è autore di molti racconti vincitori di premi letterari. Ha pubblicato il libro:
- La rabbia eaudita. 32 consigli per combattere l’ira – raccolta di racconti, Amazon, 2018
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