Cronache da Sottilia
Cronache da Sottilia 7 – Alice
In 30 Agosto 2019 da Fabio MuzzioComincio a pensare che questa signora abbia tanto da raccontarmi e sia un po’ un’aliena in questo posto, almeno la percepisco così.
Estrae dalla borsa un mazzo di chiavi corposo e tintinnante e il suono è reso più intenso dal silenzio che regna a Sottilia in questa mattina che inizia a diventare davvero calda complice un sole di piena estate. Entriamo dalla porticina di un portone molto più grande, quello con tutta probabilità di una casa padronale di una cascina. E il mio dubbio, prestando attenzione alla testa mentre entro, è subito fugato: si apre un’aia diventata un giardino molto curato e con vecchi attrezzi contadini: mi guardo in giro e ci sono vetrate, mattoni e travi a vista, con un camminamento di ghiaia fine che dividono prati appena tagliati per raggiungere la casa.
– Ti piace? – mi dice rivolgendomi lo sguardo sempre dietro agli occhiali.
– Bellissimo posto, non posso che complimentarmi con lei.
– Chiamami Alice e dammi del tu, non sopporto chi mi dà del lei quando lo invito a casa. – Il sorriso che le segna il viso è sincero e amichevole, come quello che rivolge all’uomo che sta caricando l’erba tagliata su di un piccolo camioncino e che abbozza un cenno con la mano.
– Questa casa è enorme, troppo vuota e troppo bella per non essere condivisa. Entra, il caffé ci aspetta. – mi precede entrando in salone di divani e cimeli che odorano di viaggi e ricordi. A colpirmi sono anche le numerose foto, sparse ovunque e che non mancano nel corridoio per arrivare in cucina.
– Accomodati – mi dice indicandomi delle sedie rivestite in paglia e che con il tavolaccio da osteria mi riportano all’infanzia e alla casa di campagna dei mie prozii. Appoggia la borsa, le chiavi e gli occhiali, si gira e mi sorride. Gli enormi occhiali mi avevano nascosto una parte del viso: doveva essere una donna bellissima. Lo è ancora. Prende la caffettiera e con cura aggiunge l’acqua e la miscela, richiude e accende il fuoco. Il vassoio è già pronto e quindi versare il caffé sarà un attimo.
– Sei diventato più silenzioso del solito? – mentre si siede di fronte a me e un’alzata con della frutta che sembra appena colta tanto è il profumo che emana -. Va bene che ti chiami Solo, però… –
– No, no, – ribatto con un tono basso di voce quasi per non sciupare l’atmosfera – sono rapito dalla bellezza di questa casa: le pentole in rame appese in questa cucina sono meravigliose.
– Grazie – mi risponde con un pizzico di vanità. – Se ti stai chiedendo di chi sia quella treccia sopra al culo in bella mostra in posa vicino al corralitos è la mia. – Lo dice con aria divertita come se avesse “pescato” l’ennesimo visitatore, o visitatrice, che ci ha fatto cadere l’occhio facendo finta di non aver notato nulla.
– L’avevo immaginato sai? Bellissima foto e bellissima… treccia per non parlare dell’elastico che la tiene ferma. – La mia risposta la rallegra mentre il vapore del caffé regala un aroma invitante che si mescola a quello di leggera umidità tipico della campagna.
Mentre lo versa nelle due tazzine aggiunge – Sai che tra i paesani è davvero raro che qualcuno non si scandalizzi o faccia finta di nulla spifferando la cosa appena esce di qui? A me diverte perché sono sempre stata così, non mi sono mai posta il problema di far vedere il mio culo dove era normalità farlo e i pettegolezzi mi hanno accompagnato anche quando ero dall’altra parte del mondo. –
Mentre mi zucchero il caffé, rigorosamente con quello grezzo di canna, non resisto – Ho visto anche le altre foto: belle le modelle, i modelli e i ritratti. –
– Sono stata fotografa, qualcuno dice di successo, ma lo sono stata prima di tutto per vera passione. – E non ho dubbi della sua affermazione mentre mi guarda con la tazzina tra le dita.
A volte il cronista ha un barlume di memoria e il lampo che gli attraversa gli ultimi neuroni rimasti sempre sperando che il bagliore possa bruciare pure i trigliceridi – Ma sei Alice… –
– Sì, sono io… ma quella foto me la fece il mio secondo marito. – Il suo sguardo si abbassa un attimo e preferisco non aggiungere altro. Ma che ci fa una fotografa così importante in un posto così?
– Alice, ma che mi dici del Bancomat? – Mi guarda, prende una pesca dall’alzata, la annusa e la ripone con delicatezza.
– Accomodiamoci in salotto perché questa merita la comodità. Ti fermi per pranzo? Vietato dire di no – E me lo dice con il tono dolce di chi sta offrendo la sua ospitalità e probabilmente la sua amicizia.
La prima puntata la trovate qui
La seconda puntata la trovate qui
La terza puntata la trovate qui
La quarta puntata la trovate qui
La quinta puntata la trovate qui
La sesta puntata la trovate qui
La ottava puntata la trovate qui
Post Views: 43
Navigazione
- HOME
- AltreStorie di Neó
- IO E IL DOTTOR ZETA, LA RAGAZZA ICS ED IO
- SOSTIENI SEVENBLOG!
- NEWS
- LETTERATURA&SOCIAL
- CRONACHE DA SOTTILIA
- CATTIVICONSIGLI
- LE STORIE DI MICHELANGELO
- EMPATICAMENTE
- I Podcast
- AudioRacconti
- SPECIALE QUARANTENA
- SEVEN BLOG
- AREA MANOSCRITTI
- CHI SIAMO
- CONTATTI
- Privacy Policy
- SOSTIENI SEVENBLOG!
Consigli
Articoli recenti
- L’invito a cena al Canaveral Pier 11 Dicembre 2024
- Mizuhara Shūōshi 10 Dicembre 2024
- Salsedine e vento 8 Dicembre 2024
- Cristina Roccati, la donna che “osò” studiare fisica 6 Dicembre 2024
- Neblina 1 Dicembre 2024
Lascia un commento