IRA . Racconti da Kepler
Il bambino prodigio di nome Amadeus a corte
In 1 Gennaio 2016 da Il ViaggiatoreSono in viaggio da mesi e ora sono qui a Parigi. Anzi sono a Versailles. La famiglia Mozart è alle prese con un itinerario che si concluderà tra due anni, nel 1766. Oggi, amici miei, è il Primo gennaio 1764.
Prima di arrivare alla corte di Luigi XV, le cronache raccontano che la famiglia Mozart è stata a Monaco di Baviera, Francoforte e a Bruxelles. Tutti vogliono ascoltare un bambino prodigio, che il prossimo 27 gennaio compirà 8 anni e che ha iniziato a comporre musica prima ancora di saper leggere: il suo nome è Wolfgang Amadeus. Leopold, il padre, si direbbe che ha fiutato l’opportunità di “sfruttare” il talento dei figli e su consiglio di amici di famiglia si convince a farli esibire. Il miracolo che Dio ha fatto nascere a Salisburgo sembra un claim rubato all’attuale strategia di marketing aziendale. Ma Leopold è stato davvero un precursore del marketing: di certo la bravura del piccolo Wolfgang Amadeus lo ha aiutato nella promozione. Amadeus si esibisce in coppia a Maria Anna detta Nannerl, abile nel suonare il clavicembalo.
Le corti europee non vogliono perdere l’occasione di ascoltare questo talento, che non percepiscono ancora quanto diventerà famoso e universalmente ascoltato e amato.
La prima corte che ha avuto modo di sentire Wolfgang è stata quella di Maria Teresa nella natia Austria, l’anno scorso. I pettegolezzi, un misto tra tenerezza e stupore, dicono che, oltre ad aver abbracciato l’Imperatrice al termine del concerto, avrebbe chiesto alla coetanea Maria Antonietta di sposarlo. Non sa ancora – e come potrebbe? – che proprio colei che voleva come sposa vivrà la sua vita matrimoniale qui, con Luigi XVI, nipote dell’attuale Re Luigi XV.
Sono riuscito a intrufolarmi tra i nobili, aiutato dalla Comtesse nei preparativi e nelle indicazioni su come comportarmi e vestirmi. Sono davvero tanti ad accoglierli mentre si sente la carrozza in lontananza: il brusio francofono accompagna l’attesa. La parrucca bianca mi provoca un po’ di prurito alla testa. La Comtesse mi aveva avvertito del fatto che non sarebbe stata necessaria, che si usa solo tra i nobili e in occasioni ufficiali e altisonanti, ma non le ho creduto. O forse ero troppo preso dall’immagine che voi Terresti del III millennio avete della corte più importante di tutto il mondo: la Corte Francese.
Luigi XV non si accorgerà della mia presenza e non si chiederà mai cosa ci faccia un extraterrestre imbucato alla sua corte. Ricorderà a malapena di aver conosciuto la famiglia Mozart otto giorni fa, alla vigilia di Natale, occasione nella quale tutti i componenti hanno reso i propri onori a Re e Regina. Si dice abbiano persino conosciuto Madame de Pompadour, la favorita di Luigi XV.
Entriamo nel grande salone d’Ercole, e rimango incantato da quello che vedo: Il Pranzo da Simone il Fariseo, opera del Veronese che la Repubblica di Venezia offrì esattamente un secolo fa al Re Sole, mi appare in tutta la sua imponenza.
Arriviamo al pianoforte. Il piccolo Amadeus si siede, ha il permesso di dare le spalle alla Regina e attacca la sonata per clavicembalo e violino, KV 6 – 9. Mi guardo intorno e noto che per la corte è solo uno sfizio. Chiudo allora gli occhi un attimo e mi lascio trasportare.
W. A. Mozart - KV 6 - Sonata for keyboard & violin in C major
Torno alla diligenza con negli occhi la schiena di un bambino alto circa un metro, vestito con coulottes di prammatica e camicia con jabot. Penso ai suoi piedi che non toccavano a terra, alla sua parrucca bianca che si scuoteva per tenere il tempo. Lo immagino con gli occhi chiusi e le mani troppo esperte per essere quelle di un bambino. E penso che in quell’istante solo io e lui abbiamo provato l’emozione di vivere davvero quella musica triste eppure generosa. Il padre sarà stato compiaciuto. La Regina annoiata. Il Re indifferente. La corte pronta a un giudizio per dare conto al Re.
Torno alla diligenza e non voglio pensare a quello che Mozart sarà. I geni non muoiono e non hanno vita. I geni sono un po’ fenomeni da baraccone, un po’ prostitute, un po’ tutti e sempre nessuno.
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