
IRA . Racconti da Kepler
Massimo D’Alema: il primo (ex) comunista a Palazzo Chigi
In 21 Ottobre 2016 da Il Viaggiatore
foto tratta da massimodalema.it
Mi aggiro per Roma in questo 21 ottobre: non vedo altro che ragazzi con i capelli dalla riga in mezzo e camicione a quadri come se fossero dei tagliaboschi canadesi. Le ragazze, poi, noncuranti del freddo, hanno la pancia scoperta e scarpe da ginnastica con nome e cognome: Stan Smith. Non ci credevo quando mi sono documentato sugli anni Novanta, purtroppo è così. Giorno storico di questo 1998: il secondo millennio sta volgendo al termine, la politica italiana è sempre in fermento e oggi si compie un evento storico: un ex comunista diventa per la prima volta Presidente del Consiglio. Questo è l’anno degli undici Oscar® a Titanic, il film che ha fatto piangere milioni di adolescenti in giro per il mondo, mentre in Italia si rideva con Aldo Giovanni e Giacomo che con Così è la vita hanno confermato il grande successo del loro debutto, Tre uomini e una gamba. Samuele Bersani canta Giudizi universali e vedo diverse Alfa 156, l’auto dell’anno.
Non si sta quasi mai al freddo a Roma e io sono vestito di tutto punto con un abito grigio, camicia azzurra e cravatta grigia e blu, con in tasca il tesserino da giornalista parlamentare: sto risalendo la piazza che porta al Quirinale, perché oggi giura il primo Governo D’Alema. Massimo D’Alema – questa figura amata e odiata negli anni attuali – da qualcuno è considerato un fine stratega mentre da altri viene liquidato come uno abile a risalire eliminando politicamente gli avversari. E chi sono questi avversari? Il Segretario Achille Occhetto, per esempio, quello della svolta della Bolognina e dell’addio al PCI, poi PDS, quindi DS. Il concorrente alla poltrona di Segretario del partito Walter Veltroni, più amato dalla base e meno dai quadri dirigenti, o Romano Prodi, l’unico che è riuscito e riuscirà a battere alle elezioni l’altro grande protagonista della politica italiana di questo decennio (e degli anni futuri): Silvio Berlusconi.
Torno per la seconda volta nel Salone delle Feste al Palazzo del Quirinale: ci ero stato il 29 luglio 1976, quando Tina Anselmi aveva giurato come prima donna in un governo italiano. L’Italia è cambiata, il salone è sempre uguale: non c’è più il Presidente Giovanni Leone ma un altro (ex) democristiano, Oscar Luigi Scalfaro. Massimo D’Alema arriva ad occupare la poltrona di Presidente del Consiglio dopo che la Sinistra estrema, quella di Fausto Bertinotti, ha tolto l’appoggio esterno al Governo Prodi. E proprio Rifondazione ha aperto la strada a un ex comunista che guiderà due esecutivi di fila: quello di oggi durerà fino a dicembre dell’anno prossimo e poi ne nascerà un altro, che cadrà il 19 aprile del 2000, altrettanto ampio ma con la presenza dell’UDEUR, un partito che ha in Francesco Cossiga – quello che negli anni Settanta scrivevano con la K perché aveva fatto approvare da Ministro degli Interni una legge restrittiva per i manifestanti – il leader più emblematico.
La composizione di questo esecutivo rispecchia l’ampia coalizione, che va dai DS ai Partito dei comunisti italiani, da Rinnovamento italiano di Lamberto Dini ai Popolari, che hanno in Sergio Mattarella, futuro Presidente della Repubblica, il vice di D’Alema ed esponente di quel partito che tra sei anni confluirà nella Margherita a propria volta compagine che fondendosi con i DS darà vita nel 2007 al Partito democratico.
Eccolo, D’Alema, che sta giurando sulla Costituzione di fronte al Presidente Scalfaro e, dopo di lui, gli altri 19 ministri, di cui sei sono donne. Alcuni di loro segneranno la storia di quella grande coalizione che sarà l’Ulivo e poi il PD: Pierluigi Bersani, Piero Fassino e un giovane, considerato enfant prodige della politica: Enrico Letta.
Il Governo otterrà la fiducia tra due giorni alla Camera dei Deputati con 333 voti favorevoli e 288 contrari e bisserà al Senato con 188 voti favorevoli e 116 contrari.
Siamo in piena seconda Repubblica – quella nata da Tangentopoli e degli inciuci – i tentativi di accordo tra il centrosinistra da una parte e il “nemico”, più di nome che di fatto, dall’altro: quel Berlusconi che chiama tutti gli avversari “le Sinistre”.
Romano Prodi andrà in Europa a presiedere la Commissione e tornerà a correre per la Presidenza del Consiglio, riuscendoci pure. D’Alema continuerà a essere personaggio di riferimento e di spicco, con il suo proverbiale “diciamo” e il “penso che è”, oltre a un soffio nelle mani socchiuse, rubato dalle telecamere e diventato per diverso tempo un tormentone.
Un ex comunista, qualche maligno sussurra molto ex, che tra un anno porterà il suo Paese nella coalizione che interverrà militarmente in Kosovo, non senza malumori. Che vede nel centrosinistra l’unica soluzione per governare. Che è amico dei Clinton. Che deciderà di dedicarsi alle sue passioni, la barca e le viti, queste ultime nella tenuta La Madeleine acquistata a Narni, in provincia di Terni, e portata avanti con l’inseparabile moglie Linda Giuva.
Sbircio una foto storica, quella di un giovane con i baffi che fa il trenino e balla a Cuba negli anni ancora d’oro del comunismo. Adesso vedo i flash che immortalano un’altra fotografia storica per un Paese che, piano piano, è entrato nell’alternanza al Governo, seppur sempre vincolata da troppi contrasti e conflittualità tipiche di uno tra i sistemi politici più complessi al mondo.
Quanto ha imparato fino a ora il vostro Viaggiatore!
Alla prossima.
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