IRA . Racconti da Kepler
Il primo Giro d’Italia e la vittoria di Ganna
In 13 Maggio 2016 da Il ViaggiatoreCappello di paglia, camicia e colletto inamidato, scarpe appuntite pantaloni con le righe, giacca a doppiopetto con le ali, anche quelle appuntite. La cravatta ha un nodo un po’ più largo rispetto al solito: sono proprio un dandy con i miei baffetti e i capelli corti. L’età edoardiana, così la chiamano dal re d’Inghilterra Edoardo VII, sta finendo ma la Belle epoque durerà ancora un po’.
Milano da due giorni non ha più come sindaco il Marchese Ettore Ponti. Si è dimesso per le ombre gettate sulla sua famiglia: c’è lo scandalo sulla caserma dei Vigili del fuoco, dove sono state insinuate relazioni omosessuali ed è stato coinvolto anche il figlio Andrea. A reggere il governo della città è subentrato Bassano Gappa. La Destra storica continua ad amministrare Milano, mentre il Regno d’Italia è guidato dall’ormai liberale Giovanni Giolitti.
Fa un po’ freschetto in piazzale Loreto in questo 13 maggio 1909. Sono le 2 passate e vedo davanti a me 127 temerari, pazzi, eroi e altre espressioni che tralascio. Le definizioni non sono mie ma di alcuni ragazzotti che circondano gli atleti. C’è pure qualche signora e tanti milanesi curiosi: sta per prendere il via il primo Giro d’Italia.
Adesso che vi ho detto dove sono e come sono vestito, parliamo dello sport che non conoscevo: il ciclismo. Questi mezzi a due ruote pesano circa 20kg e sono molto diversi da quelli tecnologici da competizione che vedo nel vostro tempo: hanno il fanale, perché spesso si corre di notte e non hanno il cambio; i freni, mi ha detto un certo Giovanni Rossignoli, sono a tampone, vale a dire agisce non sul cerchione ma sul copertone. Oppure, ma come fanno, utilizzano il contropedale (a proposito: io sono finito a terra tre volte).
Ho scoperto tante cose su questo Rossignoli: è di Pavia, anzi del Borgo della città, come ripete spesso. Ed è soprannominato Baslot, che sarebbe una scodella di porcellana con la quale si beve il vino. Si narra che una volta tornò in treno con un altro compagno di viaggio illustre: Camillo Golgi che era reduce dal Premio Nobel. Alla stazione di Pavia c’era la banda: e se lo scienziato si era stupito di tanta popolarità, aveva dovuto suo malgrado constatare che l’esecuzione era per l’indomito ciclista, che al Tour de France aveva vinto nella categoria dei “senza squadra”.
Affascinante questo sport di grande fatica, di perenne sfida prima di tutto con se stessi e credo di molta solitudine. Davanti a te strada… e che strada! La notte che spesso ti accompagna con le gambe a mulinare nel portare avanti chili su chili che diventano, nel loro acciaio, sempre più duri.
Questa è la prima edizione ed è organizzata dal giornale sportivo più importante: la Gazzetta dello sport, che arriva a stampare anche 100.000 copie. Otto tappe lunghissime e quasi 2848 chilometri. Sono previsti sempre almeno due giorni di riposo tra una frazione e l’altra perché la fatica è davvero tanta. L’ideatore e patron è Armando Cougnet (lo sarà fino al 1948) collaboratore e talvolta Direttore del giornale che non è ancora quotidiano ma trisettimanale. Il montepremi è di 30.000 lire, mentre al vincitore ne andranno 5325: un operaio ne guadagna poco più di 3.000 in un anno. Grazie a questi soldi Luigi Ganna deciderà di sposare nello stesso anno Savina e di aprire una fabbrica di biciclette.
Niente maglia rosa – ho chiesto – e qualcuno mi ha guardato stupito, e con ragione: mi ero perso l’appunto, perché verrà introdotta nel 1931. Solo tappe in linea, perché la prima cronometro ci sarà solo nel 1933: da Bologna a Ferrara.
Otto tappe – vi dicevo – e i corridori che stanno per partire, e qualcuno sta pure salutando la famiglia, dovranno arrivare fino a Bologna: poco meno di 400 km. Dopo andranno a Chieti, poi a Napoli e Roma. Dalla capitale a Firenze, poi a Genova e Torino. La Torino-Milano concluderà il percorso e l’ultimo traguardo sarà all’Arena tra diciassette giorni, il prossimo 30 maggio.
Ganna, che corre per l’Atala prevarrà con 25 punti e una media di 27 km/h: il “Re del fango”, così lo chiamano, è di Induno Olona e pare non soffra le intemperie: fin da ragazzo poi, alle dieci ore di lavoro aggiunge almeno 100 Km per andare e tornare dal lavoro a Milano. Al secondo posto arriverà Lo scoiattolo dei Navigli, Carlo Galetti, che è di Corsico e che vedo chiacchierare in fondo al gruppo (ma si rifarà vincendo i prossimi due), mentre l’ormai mio amico Giovanni Rossignoli, Baslot, solo terzo, anche se per la classifica a tempo, non ufficiale e introdotta solo nel 1914 avrebbe vinto. La vittoria di Ganna sarà contraddistinta da un pizzico di fortuna proprio mentre sembrava che la sorte lo avesse colpito: vittima di una foratura riusce a recuperare sui fuggitivi grazie a un passaggio a livello chiuso.
Sono le 2:35 e la corsa è al via. Termino il racconto con due curiosità: la prima è che dopo pochi metri ci sarà una caduta generale del gruppo: come inizio niente male; la seconda è quello che Ganna dirà all’Arena subito dopo aver vinto il primo Giro a un cronista che gli chiedeva le impressioni sulla vittoria: “l’è che me brüsa tant ‘l cü!”. Lascio alla vostra deduzione cosa gli bruciasse… e come dargli torto.
Alla prossima!
Navigazione
Consigli
Articoli recenti
- Sette automobili tratte dai film italiani 28 Aprile 2024
- Lo sbarco di Anzio dal vivo 19 Aprile 2024
- Armando Testa 12 Aprile 2024
- Fantasia! 9 Aprile 2024
- Storie d’amore 2 Aprile 2024
Lascia un commento