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Trude
In 25 Ottobre 2021 da Giorgio BinnellaSei appena arrivato a Trude e già ne hai la nausea.
Ti è bastato il tragitto dall’aeroporto all’albergo. Uno stradone illuminato come un giorno senza capo né coda.
Quando arrivi al centro di Trude si mostrano, anch’essi ben illuminati, tanti piccoli corner-bazar, incastonati l’uno nell’altro come tessere di un mahjong della Pixar. Con i simboli ammiccanti di onomatopee postsmartphoniane. Che anche se non le conosci, le hai comunque viste in mille altre città.
Tutto già copiato. Tutto secondo i cliché cari ai turisti del mc-panino globalizzato, alla costante ricerca del Wi-Fi free per postare il millesimo selfie con la colazione sul letto in bambù dell’Ikea o il Martini sulla terrazza stile Milano, o la guida turistica aperta sulle gambe nude di una milf arrivata all’ultima pagina del cinquantesimo diario di Bridget Jones.
‘Fanculo all’identità. Un’altra città distrutta e ricostruita dai guru del social-feticismo. ‘Fanculo alla memoria. I manifesti offrono la solita bellezza stereotipata di tette siliconate e culi photoshoppati.
Te ne andresti anche subito, se solo sapessi dove poter evitare le facce da reality, la paccottiglia scontata del 90%, l’ennesima ricetta originale del ciambellone della nonna, le influencer da talk show o l’Halleluja di un karaoke in cinese mandarino.
Ma, ecco che vedi lei…
Affacciata da un vicolo buio, che ti fa segno di seguirla.
Con un vestitino sfiorito da bambina, le gambe secche da bambina, le spalle spigolose da bambina e i piedi scalzi da bambina.
La segui nel vicolo, poi oltre una tenda avvizzita, e dentro una stanzetta caramellata d’incensi, sopra un materasso appena illuminato da una lampadina industriale a pera da 12 Watt.
Lei fa per abbassarsi le spalline ma la fermi. Non è la sua innocenza che vuoi. Cerchi solo un piccolo retaggio di verità locale. Un rifugio scampato al millennial-riformismo.
Lei grida. Tu cerchi di calmarla. Non capisci la lingua, ma l’espressione sì. E non è di paura. Due ombre, striminzite come lei, spuntano dal buio. E stringono nel pugno due lame affamate. Tiri fuori il portafoglio, solo un attimo prima che affondino nella carne. Troppo lento o, forse, troppo occidentale per evitarle. La bambina ti sputa addosso, lo afferra e tutti scappano. Sono così magri che la tenda nemmeno si scansa.
Nostalgico del cazzo! Eccoti vittima del tuo romanticismo post-colonialista.
Ti trascini fino al materasso, Ti aggrappi, ti stendi. Le mani strette attorno al metallo. La camicia che diventa sempre più scura.
Sputi sangue.
Come ti senti, ora che hai conosciuto la città vera?
Hai trovato, finalmente, quello che volevi?
Fissi la lampadina. E sorridi soddisfatto.
È una Osram originale a incandescenza.
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