
Appunti di viaggio . IRA
Lui, San Marco, il Carnevale
In 7 Ottobre 2022 da Matteo RosielloC’è chi giura di averLo visto in una fotografia dell’Ottocento, sotto la Torre Eiffel. Chi ancora in un museo, nel volto di un astante dipinto tra la folla di soldati di una guerra lontana tra Spagna e Inghilterra. Qualcuno invece è sicuro di averLo avvistato tra i fotogrammi di alcune pellicole scolorite salvate dalla grande epurazione proibizionista attuata ad Hollywood a inizio secolo scorso. Di sicuro si sa che è un bontempone, sempre allegro, su di giri, ricco di consigli e di storie da raccontare. Di sicuro Lui non avrebbe mai fatto la potatura di quel pino in quel modo, così come non avrebbe mai progettato quell’edificio con una forma così fuori dal comune: sembrava avere mille lauree e chissà quanti corsi di aggiornamento, master, approfondimenti e magari anche videolezioni con diplomi dei più disparati. Lui sa tutto.
È sulla cinquantina, ma anche di questo non si è proprio certi. Brizzolato e dalla statura media, vestiva sempre in modo casual, jeans e camicia a quadri, scarpe in suede, coppola e giacca variabile a seconda della stagione. Preferisce il marrone e il verde.
Nessuno ha mai capito nemmeno il suo lavoro. Dice sempre di lavorare in un ufficio in centro. Ma quando gli si chiede di cosa si occupi, riesce sempre a divagare in qualche modo.
Di Lui non si sa molto. Legge Zagor e Mister No, va al cinema almeno una volta a settimana, spesso lo si trova a teatro e in libreria, magari a qualche presentazione di un nuovo scrittore. Gli piace la buona cucina e il buon vino.
Un flaneur dello spazio e del tempo. Un cantastorie vagabondo. Un sognatore ad occhi aperti.
Seduto al Bar Sport con alcuni amici, quel pomeriggio Lui parlava di quando il carnevale era un fatto serio. Serviva a liberare le proprie pulsioni in maniera “legale” una volta all’anno. Chiaramente stava parlando del periodo in cui aveva vissuto a Venezia. Diceva che un carnevale più bello non esisteva. Anzi, quello era Il carnevale e gli altri, tra carri allegorici e sfilate senza senso, erano solo una forma di emulazione dell’originale.
Se non fosse stato troppo lontano nei tempi, avrebbe anche giurato di aver conosciuto Giacomo Casanova, Lui che si considerava una moderna reincarnazione del celebre alchimista, avventuriero e soprattutto donnaiolo.
Raccontava dei drappi di materie tessili costose che arrivavano direttamente dai mercantili nel porto alla Dogana, di scintillanti vestiti indossati dalle dame che potevano sfoggiare i vestiti buoni, quelli della domenica, in un turbinio di danze suadenti dietro maschere che ne celavano l’identità. In quelle occasioni seta e broccati, damaschi e velluti erano i padroni di Piazza San Marco. Colori sgargianti sotto le cupole della basilica che per secoli aveva visto l’arrivo di preziosi dalle Indie Orientali e che oggi ospita la quadriga in lega di bronzo di epoca ellenistica che per secoli aveva fatto sfoggio della sua bellezza a Costantinopoli. Il legame con l’oriente è palesemente visibile anche dall’esterno, con un’architettura più simile ai grandi luoghi di culto dell’odierna Turchia e del Medio Oriente che dell’occidente europeo. Tanto quanto all’interno. Varcando gli enormi portali d’ingresso, i mosaici splendenti e dorati, i grandi lampadari, le finestrelle presenti nel tamburo e tanti altri dettagli ricordano il passato commerciale della Serenissima.

Matteo Rosiello – Matt Ross Photo, Benvenuti a Venezia! S. Lucia
Lui ricordava la musica suonata a ritmo d’orchestra da camera, con archi a scandire il tempo della passione, con occhiate proibite e profumi ammalianti a condire la notte, incorniciata dal colonnato che circonda la piazza su tre lati, con i celebri caffè Florian e grancaffè Quadri, i musei Correr e Archeologico Nazionale di Venezia, gallerie private e boutique deliziose.
La notte in occasioni come queste scorre in fretta e a ricordarlo ci sono celebri campane. Come un gigante che controlla l’andamento dei balli, il campanile svetta con poco meno di 100 metri sui danzatori e in cima si erge una statua dorata di oltre tre metri dell’arcangelo Gabriele. Lui dice di ricordare quando un tempo alla base del campanile c’erano botteghe in legno e poi le macerie che per anni stazionarono sotto al nuovo campanile, frutto del crollo d’inizio novecento. Racconta dei suoi amici lagunari e di come chiamano il campanile “El paròn de casa”, ovvero “Il padrone di casa”. Un modo molto affettuoso per identificare quello che è riconosciuto come simbolo indiscusso della città.
Sembra addirittura che conoscesse una degli “angeli” che in tempi recenti hanno ricominciato ad omaggiare il Carnevale, volando giù dal campanile legate a un filo invisibile. Sembra che per decenni questa tradizione fosse stata interrotta per alcune cadute accidentali. Anche oggi il tutto si svolge in completa sicurezza.
Lui racconta di saper riconoscere il suono della Marangona, della Nona, della Trottiera, della Pregadi e della Renghiera dalla Giudecca e giura di aver conosciuto l’antico custode delle campane, il quale avrebbe vissuto all’interno della cuspide bronzea, come un antico Batman in una repubblicana Gotham City.

Matteo Rosiello – Matt Ross Photo, Veduta di Venezia dal campanile di San Marco
L’attrazione più bella, dice Lui, è però la Torre dell’Orologio. Sebbene molto più piccola dell’antistante torre campanaria, è di sicuro la più decorata e la più ricca di simbologia. Consta di un corpo centrale più elevato e di due laterali a corredo. L’arco presente al piano più basso permette il passaggio con la Merceria.
L’enorme orologio centrale colpisce subito. Non tanto per lo scandire delle ore, quanto per i dodici segni zodiacali dorati che segnano il passare dell’anno, su uno sfondo blu intenso, su cui si alternano anche le fasi lunari. Un orologio astronomico unico nel suo genere. Al piano superiore c’è una grande statua di Madonna col Bambino e ai suoi lati due porticine permettono il passaggio dei magi, oltre a fessure grazie alle quali i tamburi girano e segnano ore e minuti. Il riquadro superiore ospita la statua di un Leone Alato, simbolo dell’evangelista Marco e quindi anche dell’antica città di Venezia. Infine in cima ci sono le statue bronzee di due Mori che battono una campana dorata al passare delle ore.
Beh, come dare torto a Lui? Questa torre è davvero affascinante e non basterebbe una giornata intera per osservarne i dettagli e carpirne tutti i segreti.

Matteo Rosiello – Matt Ross Photo, Una gondola in un canale
L’ora cominciava a essere tarda e lo spettacolo delle 20 del vicino Cinema Centrale stava per iniziare. Lui non ama perdersi i titoli di testa, quanto quelli di coda. Così dopo un rapido saluto li invitava a rivedersi…
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