
Le opinioni superbe . SUPERBIA
Il vagabondaggio, perché…
In 31 Ottobre 2022 da Redazione Seven BlogEntriamo nella stagione introspettiva. Le giornate si fanno più brevi, il freddo ci fa progressivamente passare più tempo in casa. Ma la nostra mente, e il nostro corpo come possono vagabondare? Cosa abbiamo dentro e intorno a noi che ci permette di evadere? Ottobre è il mese del Vagabondaggio: per voi raccontini superbi…
da Debora
Reparto psichiatria
Mi sono persa. Mi devo ritrovare. Che frase banale, che già a dirla si coglie il nudo qualunquismo, il freddo incedere del vuoto. Freddo in-ce-de-re, ma che cazzo, che roba sconclusionata, ma cosa significa?
Mappe mentali. Sto facendo figure di merda.
Mi sono persa. No, non concretamente, non fisicamente. Non è che una notte camminavo nelle vie dell’Albaycín a Granada e non ho più trovato la direzione, e tutto quel bianco, e tutto quel silenzio mi hanno sopraffatta e aggredita prepotentemente e non ero più consapevole di un cazzo, di me, del buio intorno, di avere un telefono in tasca, di essere perfettamente in grado di chiamare un taxi, o di mettere Google Maps. Mi sono seduta e ho pianto, e il freddo è entrato nelle ossa e non sapevo come coprirmi, e la notte mi ha fatto tremare fino all’alba, fino a che lo sguardo incazzato e nero dell’operatore ecologico si è addolcito incontrando il mio. E poi è successo ciò che è successo.
E sono qui, esatto. Ma io intendo dire che mi son persa prima del tempo, in un luogo magico che sono i miei incubi e i miei ricordi. In quel luogo posso diventare chi voglio ma scelgo di essere sempre una perdente, sempre la vittima.
Mi alzo dalla poltrona di pelle, barcollo un secondo, le luci sono così bianche, così penetranti. Non mi è uscito nessun suono, come sempre, ho ascoltato il paziente, chissà cos’avrò scritto sul taccuino questa volta. Torno nel mio stretto camice bianco, sbottonato sopra il tailleur grigio. Vagabondo per le corsie fastidiosamente luminose come le vie dell’Albaycín anche di notte. Qualche ciao, qualche alzata di mento, qualche sguardo incrociato, che non conosco, che non voglio comprendere.
daChiara
Not All Those Who Wander Are Lost
Non è buio del tutto, anche a occhi chiusi.
Le parentesi tonde e quei punti giallini che si espandono e diventano esplosioni, piccole stelle rossastre. C’è un mondo infinito dietro le palpebre.
Ascoltare il vento, l’erba che si muove appena e vagare, immobile, gambe incrociate e braccia che mi abbracciano il petto. E non muovere un muscolo.
Un ronzio. È nella testa oppure è un insetto che gravita qui, intorno all’albero dal tronco rugoso?
Il buio si espande. Si espandono i punti e le parentesi tonde che sembrano piccoli vermi grassi. Il lavoro, la spesa, la macchina: passano e vanno come vele le telefonate da fare, il gas e la luce, le scarpe che ho visto in vetrina, il lieve dolore al braccio che mi accompagna da un po’.
Vago, immobile, guardo i pensieri che passano dietro le palpebre e sfumano, come mulinelli di nebbia che si alzano nelle mattine d’ottobre.
Vago, ascolto il tronco dietro la schiena, le scaglie ruvide, le formiche che, forse, stanno provando a salire su, in alto, e invece trovano me in mezzo alla loro strada: un masso immenso, ingombrante, che si muove lento al ritmo del proprio respiro.
Vago e cerco di perdermi dentro la testa, nel buio costellato di stelle colorate e retrogusto di gomma alla menta, quella che ho masticato fino a mezz’ora fa.
Vago, mi cerco senza ritrovarmi, perduta nell’universo dietro le palpebre. Finché non cala il sole e il vento diventa freddo. È ora di tornare.
da Gianluca
Charlot
«Papà ma come ti sei vestito?», mi chiede mia figlia.
«Da Charlot!», rispondo mentre mi allaccio le scarpe tutte sporche di fango.
«E chi è?».
«Il vagabondo più famoso della storia del cinema», le spiego indossando la mia bombetta.
«E che c’entra con Halloween?».
«Charlie Chaplin, l’attore che inventò questo personaggio, è un mostro di satira», taglio corto io e, dopo essermi messo il bastone da passeggio sotto al braccio, mi piazzo davanti allo specchio, sotto lo sguardo di disapprovazione di mia figlia.
«Quindi è un personaggio di film horror?».
«No, Charlie Chaplin è stato il più grande attore comico di tutti i tempi», ribatto e mi sistemo meglio i pantaloni di due misure più larghi.
«Papà, ad Halloween, devi usare un travestimento che fa paura», piagnucola lei mostrando i suoi denti da vampiro sporchi di sangue.
«La satira ha sempre fatto paura, amore mio», cerco di tranquillizzarla mentre mi aggiusto meglio i baffetti sotto al naso.
«E cosa avrà detto di così spaventoso questo Charlot?».
«Nulla. Era un vagabondo che si esprimeva solo a gesti. Era povero, ai margini della società e combatteva contro le ingiustizie. Si vestiva in modo buffo e non ha mai detto una battuta. I suoi film sono una dura critica alla società. Così crudi da far paura. Soprattutto ai governi di destra».
Stiamo progettando una rivista letteraria per aiutare le nuove voci a emergere. Abbiamo sempre la stessa vision: diffondere cultura e talento.
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