
Le interviste superbe . SUPERBIA
Aisha deve morire. L’intervista superba a Flumeri&Giacometti
In 17 Settembre 2023 da F.G. SimonHo avuto la fortuna di conoscere questa splendida coppia in occasione di alcuni festival letterari e, in particolare, ci siamo potute abbracciare davanti al Diabolik del Garfagnana in Giallo 2023 a Barga (LU). Erano felici perché con il loro romanzo dal titolo Aisha deve morire, si sono piazzate al primo posto nella sezione classici del concorso letterario dedicato al Noir. Parlo delle scrittrici, sceneggiatrici televisive, editor e supervisori di fiction Elisabetta Flumeri e Gabriella Giacometti.
E la lista dei loro progetti è davvero lunga! Sono una coppia esplosiva, hanno scritto guide per gli Oscar Mondadori, hanno scritto per la Rai, per la radio, passando dal genere Romance al Noir.
Partiamo subito con la prima domanda: come nasce il personaggio di Aisha?
Questa volta da un fatto di cronaca purtroppo ben noto: la vicenda di Saman, uccisa dallo zio per volere del padre per aver rifiutato un matrimonio combinato. Di questa storia agghiacciante una frase del padre intercettata in una telefonata ci colpì in modo particolare: “Ho ucciso mia figlia. L’ho uccisa per la mia dignità e il mio onore.” Per noi era inconcepibile che un padre potesse arrivare a tanto. Per questo abbiamo cominciato a leggere articoli, abbiamo cercato interviste e testimonianze e ci siamo imbattute in un libro illuminante: ‘Libere. Il nostro no ai matrimoni forzati’, di Martina Castigliani. Cinque ragazze, cresciute in Italia ma nate in Bangladesh, Afghanistan, Pakistan e India raccontano la loro storia di ribellione ai matrimoni forzati che le famiglie volevano imporgli. Ognuna di loro avrebbe potuto fare la fine di Saman. È un libro sconvolgente, che noi consigliamo a tutti quelli che non vogliono voltare la testa di fronte a una realtà con cui spesso conviviamo gomito a gomito ma di cui non sappiamo – o non vogliamo sapere – nulla. Aisha, con il suo coraggio, la sua determinazione, la sua voglia di essere libera e la sua capacità di ribellarsi a una tradizione inumana è nata da tutto questo. Abbiamo però voluto dare nel finale un segnale di speranza, augurandoci che le nuove generazioni possano affrancarsi da una mentalità che vuole le donne obbedienti e sottomesse al volere di padri e mariti, in modo che tutte le Aishe abbiano finalmente il diritto di decidere della propria vita.
Questo è il nono romanzo della serie scritta a più mani di Emma&Kate. Quando è nato il progetto e come si è sviluppato nel tempo? I personaggi si ispirano a qualcuno di reale?
Il progetto è nato da una chiacchierata tra amiche/colleghe al Women Fiction Festival di Matera di qualche anno fa. Con Giulia Beyman e Paola Gianinetto – anche loro autrici seriali – ci siamo dette che sarebbe stato bello fare qualcosa insieme, pur mantenendo ognuna la propria individualità di autrice (al plurale nel nostro caso). Non è stato semplice e ha richiesto parecchi mesi per la scelta dei personaggi, a cui ognuna di noi ha dato il suo contributo, e la definizione di quelle che in sceneggiatura si chiamano ‘linee orizzontali’, ovvero tutto ciò che riguarda la sfera privata, la crescita emotiva dei personaggi e le loro relazioni attraverso i vari romanzi. Questo è fondamentale per mantenere la loro coerenza, anche se la mano che scrive non è la stessa. Quindi è stato necessario descrivere tutto nei particolari, dalla scheda dei personaggi con le loro caratteristiche, all’ambientazione, alla ‘back story’ (tutto il pregresso di ognuno) non solo delle protagoniste ma anche dei personaggi minori, in modo che tutte noi avessimo una ‘bibbia’ (altro termine tecnico che si usa in sceneggiatura) di riferimento a cui poter attingere in fase di scrittura. Una volta fatto questo – ed è stata la parte più complessa – siamo passate alla stesura delle prime tre storie gialle, confrontandoci con le altre sulle trame e soprattutto sullo sviluppo delle linee orizzontali che andavano ovviamente coordinate. E così sono nati i primi tre volumi pubblicati da Amazon Publishing. Poi Paola ha scelto di dedicarsi ad altro e noi e Giulia abbiamo continuato, sempre seguendo gli stessi criteri. I personaggi sono tutti di fantasia, anche se, come sempre, ognuno di loro ha delle caratteristiche mutuate da persone vere, che ci aiutano e renderli più autentici.
Quale è stata la scena più difficile da scrivere?
Sicuramente quella in cui la madre e una delle sorelle di Aisha discutono della sorte della ragazza legata alla sua scelta di fuggire. Descrivere non solo i dialoghi ma soprattutto i sentimenti di persone appartenenti a una cultura così diversa dalla nostra senza rischiare di cadere in un cliché o di suonare false era estremamente difficile. Ci sono state di grande aiuto le interviste e le testimonianze di ragazze che hanno vissuto situazioni del genere.
Decidete di pubblicare il romanzo Aisha deve morire, come anche l’intera serie Emma&Kate, per Amazon Publishing. Non vi siete rivolte a una casa editrice tradizionale: perché?
Prima di rispondere è necessario un chiarimento. I primi tre volumi della serie sono stati pubblicati da Amazon Publishing in qualità di editore e non di piattaforma, con un regolare contratto come nell’editoria tradizionale, ma con il vantaggio di una tempistica molto più rapida, visto che l’on demand del libro cartaceo permette di accorciare di molto i tempi rispetto a quelli delle CE tradizionali, ed è il motivo per cui avevamo scelto Amazon, oltre alla sua indiscussa capacità di diffusione e di marketing. Quando Amazon ha deciso che in Europa non avrebbe più agito da editore ma solo da piattaforma, ci siamo trovate di fronte alla scelta di rivolgerci a una CE tradizionale o di procedere con l’autopubblicazione. Vista la grande esperienza e il successo di Giulia Beyman come autrice self-published, abbiamo optato per questa seconda strada. I motivi sono vari: prima di tutto, in questo modo è possibile gestire in proprio i tempi di pubblicazione e tutto il processo creativo (ovviamente avvalendoci di professionisti sia per la parte grafica sia per l’editing), in secondo luogo ogni giorno, grazie agli strumenti che Amazon mette a disposizione, si ha la possibilità di sapere con certezza quante copie sono state acquistate e , quindi, di aggiustare il tiro nel lavoro di marketing, indispensabile per farsi conoscere e vendere. Last but non least, le percentuali delle royalties sono di gran lunga superiori a quelle dell’editoria tradizionale e per chi, come noi, ha fatto della scrittura un mestiere, è un dato imprescindibile.
Questa è una domanda che mi interessa in particolar modo perché ritengo sia molto difficile scrivere a quattro mani e voi lo fate fin dagli esordi: come vi dividete il lavoro?
Come abbiamo fatto fin dall’inizio, anche se man mano abbiamo affinato gli strumenti, grazie alle tecniche di scrittura e alla tecnologia. Insieme pensiamo alla storia, discutiamo del tema (ovvero cosa vogliamo dire con quella storia) e scegliamo i personaggi migliori per poterla raccontare. A questo punto stendiamo una ‘bibba’ molto dettagliata come abbiamo fatto per Emma&Kate, dove descriviamo minuziosamente ogni personaggio, la sua linea emotiva, le sue relazioni con gli altri personaggi, la back story e l’ambientazione. Poi stendiamo una trama di massima, individuando gli snodi principali della narrazione, operazione particolarmente delicata quando si tratta di un giallo, perché tutto deve poi tornare, quindi lo sviluppo del plot deve essere controllato con grande attenzione. Il passo successivo è la scaletta, che noi, dopo tanti anni di lavoro come sceneggiatrici, dividiamo appunto in ‘scene’, che poi corrispondono ai capitoli del romanzo. Una volta scalettata insieme tutta la storia, la ricontrolliamo dopo averla lasciato depositare e poi cominciamo la fase di scrittura vera e propria. Ognuna scrive una (o più se sono strettamente collegate) scene e alla fine della giornata le gira all’altra che procede con la revisione. E così si va avanti. Inutile dire che nella stesura delle scene a volte ci si rende conto di problemi di cui in scaletta non eravamo consapevoli e quindi si procede con i cambiamenti che ci sembrano necessari, a volte anche cassando parte del lavoro fatto. Quando abbiamo la prima stesura, la rileggiamo, la correggiamo e poi la passiamo alla nostra editor per avere il suo feedback. Dopodiché, se ci sono altri aggiustamenti, cambiamenti o correzioni, si procede fino a quando non siamo convinte del risultato raggiunto.
Siete donne: nella vostra professione vi siete mai battute contro pregiudizi di genere?
Sì, ma senza grandi risultati. Quando – non facciamo nomi – il responsabile di una nota casa editrice di fumetti, a cui erano piaciute alcune nostre proposte per una delle loro serie, ci disse che secondo lui le donne non sapevano scrivere gialli e quindi era meglio se ci orientassimo su una serie diversa, dopo aver inutilmente citato le signore del giallo e del mystery, di fronte a un muro di gomma perdemmo la pazienza e la chiudemmo lì. All’epoca eravamo molto più impulsive e un po’ ancora ci dispiace, anche se – parliamo di parecchi anni fa – sarebbe stata una lotta contro i mulini a vento, dato che quella casa editrice era declinata completamente al maschile. Adesso anche lì, per fortuna, le cose sono cambiate.
Che consigli dareste a una aspirante scrittrice o scrittore?
Lo dicono tutti ma non è così scontato come sembra: leggere. Di tutto di più. Da lettrici onnivore e compulsive ci sembra incredibile che alcuni aspiranti scrittori non siano anche lettori accaniti, eppure è così. Poi frequentare un corso di scrittura serio: non è vero che non servono, sono utili per fornire ‘la cassetta degli attrezzi’. Un discorso che vale per la scrittura come per la musica e la pittura. Una volta imparate le tecniche, poi si può essere liberi di rifiutarle o cambiarle, ma non conoscerle rischia di far imboccare strade che non portano da nessuna parte. Dedicare ogni giorno un po’ di tempo alla scrittura: diari, impressioni, articoli, post, tutto va bene per esercitarsi e familiarizzare con la parola scritta. E ancora, affidarsi a professionisti: prima di tutto avere un editor che ci affianchi e con cui confrontarsi (ma che non sia un amico/a o un parente) man mano che si procede con la scrittura e poi, se optiamo per l’autopubblicazione, un grafico competente per la scelta della cover. Infine, anche se qualcuno storce il naso quando si definisce il libro un prodotto, in realtà se scriviamo e vogliamo pubblicare è per essere letti e quindi per vendere. Perciò è essenziale documentarsi almeno sulle tecniche base del marketing e, anche in questo caso, seguire i consigli degli esperti.
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