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Dammi la vita. L’intervista a Letizia Vicidomini
In 24 Settembre 2023 da F.G. SimonConfermo che è una straordinaria scrittrice, confermo che è simpatica e genuina, confermo che non è solo autrice di appassionanti gialli dai contorni noir, ma anche speaker radiofonica e attrice di teatro, confermo che sto parlando di Letizia Vicidomini.
Il suo ultimo romanzo, uscito nel 2022, si intitola Dammi la vita, edito da Mursia Editore, nella collana Giungla Gialla.
Entriamo subito nel cuore di Dammi la vita. È una storia in cui tutto si sdoppia: due casi distinti, due commissari, due storie differenti. Quali sono i punti in comune?
Comincio dicendo che raddoppia anche la mia gioia, leggendo questa esaltante introduzione alla nostra chiacchierata, ma passiamo subito alla conclamata dualità del romanzo. Mi è piaciuto moltissimo esplorare vicende e personaggi antitetici e a volte speculari: senza voler cadere nella retorica, è comunque inevitabile riflettere sull’eterno contrasto tra il bianco e il nero. I due filoni narrativi sono tenuti insieme dal mio ex commissario Andrea Martino, ma anche dal dolore che morde, pizzica, stravolge le vite eppure è capace di ridare il giusto corso alle cose, a volte migliorandole.
Sempre in riferimento al tuo romanzo: dell’amore, che è il motore che sta all’origine dei due casi, puoi mostrarci la parte più oscura e deviata? E in particolare, la donna che sta dietro la scrittrice come vi si confronta?
Rispondo a questa domanda ricorrendo ancora una volta ai colori: è il rosso quello che identifica la passione che spesso distorce l’amore, la gelosia, il velo che cala sugli occhi quando non si è più in grado di dominare l’istinto animale. I sentimenti spesso fanno un giro completo su se stessi e diventano qualcosa di opposto e terribile, specialmente perché si sviluppano nella parte di mondo in cui ci sentiamo – e siamo – più vulnerabili e indifesi. In famiglia, nella coppia, in casa propria, ognuno di noi abbassa la guardia e invece è spesso proprio in questa dimensione che si sviluppa il male. Come donna ne ho paura, in quanto nessuno può considerarsi immune dal pericolo, come scrittrice esorto a cogliere ogni più piccolo segnale di pericolo. Vorrei che le mie storie fossero una lente attraverso la quale vedere chiaro, anche dentro di sé.
Una caratteristica della tua scrittura è l’uso di un narratore poco ortodosso, quasi invadente. È una tecnica o viene dal tuo carattere?
Mi piace sporcarmi le mani, nella scrittura, entrando nelle storie che racconto con tutta me stessa, naturalmente senza abbandonarmi alla tentazione di esserne protagonista. Guardo i miei personaggi vivere, gli voglio bene, oppure li biasimo però provando sempre a comprendere le ragioni di ogni loro azione: come potrei allora non essere partecipe? Il carattere empatico mi ha guidato al principio, poi credo sia diventata una tecnica tutta mia, senza la quale non saprei scrivere.
Quanta autonomia hanno i personaggi e quanto fanno di quello che tu hai pensato all’inizio?
Come avrai compreso dalla risposta precedente mi piace pensare a me come spettatrice delle vicende che narro, quindi lascio che i personaggi siano liberi di vivere la vita che meglio corrisponde alle loro caratteristiche. Delineo spazi, perimetri ambientali e geografici, un certo plot di massima, ma poi capita che qualcuno faccia l’opposto di ciò che immaginavo, ed è fantastico.
Tecnica, studio, ispirazione, talento: secondo te, in che ordine vanno e perché.
Per me il talento, inteso come capacità individuale e personalissima di riuscire in qualsiasi ambito in modo istintuale, è il dono primario. Spesso però i talenti vanno sprecati, vanificati da una totale mancanza di consapevolezza di chi li possiede, oppure dalla mancanza di impegno e sacrificio. Al secondo posto metto l’ispirazione, che a me appare come un’illuminazione soprannaturale, che però va sostenuta da tecnica e studio.
Come nasce la playlist che accompagna la storia nel romanzo Dammi la vita?
Sin da subito ho saputo che volevo ambientare una parte del romanzo nel Conservatorio di San Pietro a Majella, luogo pieno di suggestione e storia, poi osservando le vite dei personaggi mi sono accorta che ognuno di loro aveva gusti musicali ben definiti. Alcune scene si sono materializzate con colonna sonora inclusa, per cui alla fine è stato naturale tirare le somme e stilare una playlist che racconta qualcosa in più dei protagonisti. Mi piace pensare che chi legge lo faccia ascoltando i brani che propongo in coda al romanzo.
Che rapporto c’è fra te e Andrea Martino, il commissario che torna anche in questo romanzo: chi dei due cerca l’altro?
Adoro Andrea, sin da quando si è presentato a me in “Nero. Diario di una ballerina”, dove appariva nella parte finale ma con un ruolo molto significativo. Da quel momento in poi mi ha cercato con regolarità, anche quando non l’avrei “arruolato”. Sembra assurdo, lo so, ma l’idea di “Lei era nessuno” non prevedeva la presenza dell’ex commissario, nella sinossi proposta all’editore. All’improvviso, però, mi è stato chiaro che dovesse seguire la vicenda della protagonista Ines, e lo ha fatto non interagendo mai direttamente, ma seguendo tutte le fasi da spettatore, coinvolto dalla nipote Anna, cancelliera al Tribunale di Napoli. Andrea Martino ha in sé molte delle qualità che apprezzo nell’essere umano, e sono felice sia diventato amico di tanti lettori.
Note: Letizia Vicidomini è nata a Nocera Inferiore (Salerno) nel 1964 e lavora a Napoli. Speaker radiofonica (RTL 102.5, Kiss Kiss, Radio Marte) e attrice, ha pubblicato La poltrona di seta rossa (2014), Nero. Diario di una ballerina (2015), Notte in bianco (2017), Lei era nessuno (2019), Il segreto di Lazzaro (2021). Ha ottenuto numerosi riconoscimenti, vincitrice nel 2021 del Garfagnana in Giallo, sezione classici, con il romanzo La Ragazzina ragno, Mursia Editore, 2021.
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