
Le opinioni superbe . SUPERBIA
5 luglio 1984
In 26 Novembre 2020 da Gianluca PapadiaNapoli, Stadio San Paolo, ore 18:30.
Qualcuno ci aveva detto che il biglietto costava 1000 lire ma nessuno di noi aveva fatto in tempo a comprarlo. Senza il supporto di Google, nessuno sapeva a che ora sarebbe iniziata la presentazione del nuovo acquisto del Napoli e così, subito dopo pranzo, io e i miei amici “terremotati” ci piazzammo sulla fermata del leggendario M1- Mondragone – Napoli. Da un anno Pozzuoli era stato sgombrato a causa del Bradisismo, un fenomeno simile al terremoto, ed eravamo costretti a vivere lontano da casa, dagli affetti e dagli amici. Quel gruppo di ragazzini non l’avrei mai più rivisto ma con loro ho condiviso una delle pagine più importanti della mia vita.
Maradona lo avevo visto solo al Mondiale del 1982 e, per colpa di Gentile, non mi aveva fatto questa grande impressione. Del resto i campioni del mondo giocavano quasi tutti nella Juventus e quasi tutti i top player erano già sbarcati nel nostro campionato. Senza Sky era difficile seguire il calcio internazionale e le mie conoscenze erano limitate alle squadre straniere che giocavano contro le italiane nelle coppe europee. Ero troppo giovane per capire perché la gente fosse così eccitata dall’idea che Maradona giocasse nella nostra squadra. All’epoca non c’era YouTube, dove anche il calciatore più scarso del mondo sembra un campione e l’unica fonte d’informazione erano le notizie che leggevamo sui giornali. Quando si era diffusa la notizia dell’acquisto, la città era letteralmente impazzita. Sembrava essere tornati indietro di due anni con i caroselli per strada proprio come dopo la vittoria sulla Germania a Spagna ’82.
Un primo segno del destino fu che quel giorno l’autobus, che aveva tempi di attesa biblici, non ci fece aspettare nemmeno un minuto e pure il viaggio durò meno del dovuto. L’autista parcheggiò il pesante mezzo fuori allo stadio e lo lasciò lì con le porte aperte, fregandosene del fatto che qualche passeggero avrebbe voluto proseguire il viaggio.
Il piazzale antistante allo stadio era pieno di persone. Non avevo visto così tanta gente dai tempi del concerto di Pino Daniele a Piazza Plebiscito di qualche anno prima e questo fatto mi turbò leggermente. Ero consapevole del fatto che il calcio coinvolgesse molte più persone della musica ma vedere che quel giorno ci fosse più gente lì che al concerto del mio idolo indiscusso un po’ mi dispiacque. Pino era figlio di questa terra, come potevano i napoletani mostrare tutto quell’amore per uno che veniva dall’Argentina?
Nonostante non avessimo il biglietto, ci mettemmo lo stesso in fila fuori la Curva A. Avevamo passato da qualche tempo il metro di altezza che ci avrebbe permesso di entrare gratuitamente allo stadio ma già far parte di quella folla festosa ci faceva sentire importanti. Il sole era bollente, si respirava un’aria diversa, si percepiva che stavamo vivendo qualcosa di unico.
«Uagliù senza biglietto nun se trase» ci urlò un uomo alto e grosso, troppo pieno di sé per accorgersi del fatto che stava impedendo a quattro ragazzini di essere testimoni di una pagina importante della nostra storia.
Luigi, il più grande della compagnia, iniziò a piangere disperato. Mirko, suo fratello, cominciò a chiedere a tutti quelli che erano in fila se avessero dei biglietti da venderci. Passammo due ore a cercare quei maledetti biglietti ma nessuno voleva perdersi quell’evento eccezionale.
Sentivamo i cori provenire dallo stadio e questo faceva aumentare la nostra frustrazione. Proprio quando eravamo rassegnati a perderci lo spettacolo del secolo notammo che un gruppo di scugnizzi correva verso il settore Distinti. Li seguimmo e scoprimmo che uno di loro aveva aperto un’uscita di emergenza. Riuscimmo a infilarci in quella piccola fessura un secondo prima che due Carabinieri la richiudessero.
Christian, il più piccolo della compagnia, si era pure fatto male a un piede ma poco importava. Eravamo riusciti a entrare e tutto il resto non contava.
Sulle gradinate non c’era posto nemmeno per uno spillo e dovemmo spostarci sulla parte più alta per riuscire a vedere il campo di calcio.
Dopo pochi minuti, un uomo dai capelli ricci neri salì le scale degli spogliatoi, riuscì con fatica, data la ressa che c’era, a raggiungere il centro del campo e pronunciò la frase “Buonasera napoletani, io sono molto felice di essere con voi”.
Qualcuno a quel punto gli lanciò un pallone e lui, dopo aver toccato la palla per sette volte, all’ottavo tocco, calciò la palla molto lontano facendo esplodere di gioia la folla presente sullo stadio.
«La palla è sparita» gridavano i bambini più piccoli. «È arrivata in cielo e nessuno l’ha più trovata» urlavano gli anziani che piangevano come bambini.
Luigi aveva ricominciato a piangere ma nessuno ci fece caso: su quegli spalti piangevamo tutti.
Vedendo quegli sguardi increduli colmi di stupore capii finalmente cosa i napoletani si aspettassero da quel piccolo grande uomo. Non cercavamo vittorie sportive, non volevamo un altro Masaniello che magari ci avrebbe abbandonato sul più bello, non sognavamo il riscatto sociale, non ambivamo alla rivoluzione culturale per sovvertire gli stereotipi razzisti, eravamo semplicemente stanchi di versare lacrime per le nostre disgrazie. Da quel momento, grazie al suo genio infinito, avremmo pianto solo di gioia e avremo continuato a farlo per sempre, anche tra cinquant’anni, solo rivedendo i filmati di quello che stava succedendo quel 5 luglio del 1984, anche se nessuno dei nostri sogni si sarebbe mai realizzato.
Grazie D10S
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Emozionantissima. Vorrei rendere anch’io omaggio a quel giorno. Permettetemi:
Il 5 LUGLIO (con i miei rispetti per Alessandro)
Ei fu, STRAPPATO AL BARÇA,
DOPO FATAL SOSPIRI,
Stette NEL SAN PAOLO immemore
ERBA DI TANTI AUSPICI,
Così percossa e attonita
La CURVA al nunzio sta,
MUTO pensando ALLA PRIMA
Ora dell’uom fatale;
Nè sa quando una simile
Orma di piè mortale
La sua PELOSA ERBA
A calpestar verrà.
Lui folgorante E SOLIDO
Vide il SUO genio IN DANSE;
Quando, con VOCE assidua,
URLÒ, RINGRAZIÒ E PIANSE,
CON mille voci al SEGUITO
Mista ALLA sua non SA:
Vergin di servo encomio
E di LUNGAR MIRAGGIO,
Sorge or commosso al subito
APPARIR di tanto OMAGGIO:
E SCIOLSE IN CURVA un cantico
Che forse non morrà.
OH MAMÀ MAMÀ MAMÀ
OH MAMÀ MAMÀ MÀ
Dall’ ANDE AI PIRENEI,
Dal MEDITERRANEO al TIRRENO,
Di quel SICURO fulmine
Tenea dietro UN VELENO;
Scoppiò DAL BOCA al NAPOLI,
Dall’uno all’altro AMOR.
Fu vera gloria? Ai posteri
L’ardua sentenza: nui
Chiniam la fronte al Massimo
Fattor, che volle in lui
Del creator suo spirito
Più vasta MANO stampar.
La PORTENTOSA e trepida
Gioia d’un gran disegno,
L’ansia d’un cor che indocile
Serve, pensando al PEGNO;
E il giunge, e tiene un premio
Ch’era follia sperar;
Tutto ei provò: la gloria
Maggior dopo il MONDIAL,
La fuga e la vittoria,
La reggia e il TRISTE FINAL :
PIÙ BIANCO nella polvere,
PIÙ AZZURRO sull’altar.
Ei si nomò: due ISOLE,
L’un contro L’ALTRA ARMATE,
SOMMESSE a lui si volsero,
Come aspettando il VATE;
Ei fe’ silenzio, E L’ARBITRO
LA MANO DE DIOS INVENTATE.
E sparve, e i dì NELL’USA
Chiuse in sì GREVE BIONDA,
Segno d’immensa invidia
E di FIFA profonda,
D’inestinguibil odio
E DI EFREDINA SONDA.
Oh quante volte, al tacito
Morir d’un giorno inerte,
Chinati i rai fulminei,
Le braccia al sen conserte,
Stette, e dei dì che furono
L’assalse il sovvenir!
E ripensò le NOBILI
BENDE, e i percossi FALLI,
E il lampo de’ manipoli,
E l’onda DEGLI SBALLI,
E il concitato ADULTERIO,
E I CELERI INTERVALLI.
Ahi! forse a tanto strazio
CASTRO lo spirto RUBA,
NON disperò: E valida
Venne una man DA CUBA,
E in più spirabil aere
Pietosa il trasportò;
E s’avviò, pei floridi
Sentier della speranza,
Ai campi esterni, al premio
Che i desidéri avanza,
Dov’è DESERTO e SFREGIO
La gloria NON passò.
Bella Immortal! benefica
Fede ai trionfi avvezza!
Scrivi ancor questo, allegrati;
Chè più superba altezza
Al disonor di BLATTER
Giammai non si chinò.
Tu dalle stanche ceneri
Sperdi ogni ria parola:
Il Dio che atterra e suscita,
Che affanna e che consola,
Sulla deserta coltrice
Accanto a lui posò.
A.Manzoni F.CIRILLO