Le opinioni superbe . SUPERBIA
Parigi, perché…
In 31 Marzo 2021 da Redazione Seven BlogMarzo 2021 è per noi di SevenBlog il mese dedicato a Parigi. Dalla redazione, raccontini sulla Ville Lumière davvero superbi!
da Debora
À contre-courant
Ti racconto una storia, che nasce in Place des Vosges. C’è un parco lì, nel Marais che più sa di arte antica, dove quasi i cartelli sembrano piangere e la musica segue quel melodramma. Tutte le mattine arrivavo dall’angolo tra rue de Tournelles e rue du Pas de la Mule, con in mano un croissant caldo alle mele e cannella che avevo comprato alla solita boulangerie. Avevo già percorso 200 metri di una viuzza come le altre, che non sembrava nemmeno nel IV Arrondissement (i muri consumati, i balconi anonimi, le impalcature perenni, le cicche di sigaretta sulla strada polverosa, e i negozi di moda tra le brasserie senza insegne, i visi stanchi dei lavoratori, i parcheggi dei camioncini alla bell’e meglio). Tagliavo all’angolo del Café Hugo, e lui era sempre lì. «N’ayez pas peur d’aller à contre-courant». Ma era già una cosa normale. Il vecchio seduto al contrario sulla panchina di Place des Vosges era diventato un fatto ordinario, uno come un altro, come un turista, o un parigino di nascita, o un francese importato, o un artista incurante e solitario.
da Fabio
Le Metro
Spesso mi hanno dato del provinciale e che non mi saprei adattare alla grande città. In realtà a Parigi mi trovo benissimo, paradosso dei paradossi, mi sento come a casa o semplicemente a mio agio. Le piastrelle bianche di alcuni corridoi del Metro a qualcuno paiono orribili mentre io non mi stanco mai di guardarle. Mistero inspiegabile o forse perché ho la sensazione che Parigi ti accolga, si lasci osservare e assaporare senza fartelo pesare e lasciandoti in pace. Un po’ come i veri amici, che ti capiscono e sanno che quando hai bisogno puoi contare su di loro. Anzi, magicamente ti chiamano per chiederti: “Come stai?”.
da Chiara
In a Paris state of mind
Parigi non è mica un luogo. Non sono le vie, i monumenti, la Senna, la Tour Eiffel.
Parigi è uno stato mentale, un’idea, un’atmosfera. Parigi è un croissant au beurre masticato con calma insieme a un caffè che sa di limatura di matita, osservando il traffico da una poltroncina di paglia beige e marrone al tavolino di un bistrot. Parigi è scarpe consumate e piedi che fanno male. Parigi è un profumo, uno spazio aperto nell’angolo del cervello. Parigi è un pezzo di cuore che rimane sempre lì a girovagare tra Place Vendôme e le rive della Senna. Parigi è quel viaggio che sai che farai, appena si potrà. Tra un mese o tra un anno, ma ci ritornerai. Parigi sono le piastrelle bianche del metrò e le pensiline verdi, art déco, delle sue stazioni. Parigi è la Nike di Samotracia: possente e leggera, pronta a volare via dalla nave di pietra su cui è appoggiata da un paio di millenni, così bella da togliere il respiro. Parigi non ha testa né braccia. Parigi è quel posto che si piazza a metà tra il sogno e la realtà. Quando la pensi, quando ci sei, quando la ricordi. Parigi è zuppa di cipolle e baguette, un calice di vino e le scalinate verso Montmartre.
Alzò gli occhi dallo schermo del computer. La finestra spalancata sulla luce arancione del tramonto le restituiva un tetto di tegole nuove di pacca e un balcone con la ringhiera dipinta di grigio. Voglio la Senna, pensò. Guardò fuori un’altra volta: lo stesso panorama, la stessa antenna con la padella triste della parabola sky del vicino che si stagliava contro le nuvole. No, non era la Tour Eiffel.
da Gianluca
La baguette
Nadine era la ragazza più bella che avessi mai visto. La conobbi all’inizio dell’estate a Paestum e passai con lei i due mesi più belli della mia vita.
«Perché non vieni con me a Parigi?», mi chiese alla fine di quella vacanza, e io non seppi dirle di no. La donna di cui mi ero follemente innamorato mi chiedeva di seguirla nella città che avevo sempre sognato di visitare.
Parigi ad agosto era bellissima, caldissima ma piena di fascino, umidissima ma incantevole.
Sudammo tanto in fila per entrare al Louvre e per salire in cima alla Torre Eiffel. Faceva caldo perfino nella metro con l’aria condizionata a palla.
Alla fine di quell’indimenticabile primo giorno parigino, Nadine mi portò in una di quelle boulangerie che, prima di allora, avevo visto solo nei film d’essai. L’odore del pane caldo aggiunse un elemento olfattivo alla giostra di sensazioni che avevano ubriacato, per tutto il giorno, anche gli altri sensi.
Il simpatico panettiere consegnò a Nadine una baguette di un metro e mezzo avvolta in un ridicolo francobollo di carta che riusciva a malapena a coprire le due dita con le quali trasportare quello sfilatino un po’ troppo lungo.
Quando uscimmo da quel posto fatato, Nadine mise la baguette sotto l’ascella e in un francese, che ormai aveva perso tutta la magia, pronunciò una frase che il mio cervello si rifiutò di percepire: «maintenant rentrons à la maison tout de suite».
Quella sera stessa presi il notturno per Roma delle 23:59.
da Francesco
Place Georges Pompidour
«La città che sale, Boccioni, 1910-11, MoMa, New York. Il bacio, Klimt, 1907-08, Galleria Austriaca del Belvedere, Vienna. Les Demoiselles d’Avignon, Picasso… mi segui o no?». “Sì, sì, scusami. Non mi sento molto bene, lo sai». «Ti capisco, ma è normale. Il tempo sana tutto. Ne troverai altre cento. Dovresti invece mettere la testa su questi maledetti libri». «Non ci riesco. E poi era meglio trovarci a ripassare da me o da te… Essere qui non mi aiuta. È strano, è come se tutte queste impalcature e tubature davanti mi mostrassero troppo le cose che ho dentro». «Cosa vuoi fare, rovinarti l’estate con la sessione di recupero a settembre?”. “È vero, hai ragione. Dovrei sforzarmi, dimenticare Monique e rimanere concentrato… Dicevi? Les Demoiselles d’Avignon? Tutte queste cose mnemoniche». «Già. Le date e le collocazioni il professore le chiede sempre. Les Demoiselles d’Avignon, Picasso, 1907, MoMa, New York. Primo acquerello astratto, Kandinsky, 1910…». «… che tristezza! È lì dentro. Me lo ricordo bene: Monique voleva farsi un selfie. Di arte non ne sapeva niente, ma quell’opera l’aveva colpita. Diceva che era fatta a casaccio, schizzata. Tutta vita, cuore, presente… secondo lei era come noi». «Ti direi di dimenticare anche il dipinto se non fosse per l’esame!». «Ce l’ho ancora come sfondo sul telefono».
da Caterina
À les Folies Bergère
Aroma di tabacco e fumo nell’aria, in ogni bicchiere liquori ambrati o incolore, e assenzio; profumi dolci ed esotici di donne procaci e voci sempre più alte. Si ammazza la noia: c’è chi mormora in un orecchio vicino, c’è chi parla e racconta, c’è chi si mostra amante o pavone; un gingillo di donna si offre al primo acquirente.
Si vive almeno ora, almeno qui, alle Folies Bergère, qui dove tutto è possibile.
Stasera l’attesa si palpa, si mostra tangibile e inquieta: le ballerine di can can, dalle cosce voluttuose e scoperte, lasceranno il posto al sogno e all’illusione.
Si fa silenzio, si apre il sipario ed eccola sul palco, vestita di veli. E lei, Loïe, la meravigliosa Loïe Fuller, appena sbarcata a Parigi da oltreoceano, una primizia rara e preziosa.
È musica ora. E sono tessuti leggeri che vorticano tra effetti di luce, un cuore pulsante che segue i suoi passi: non vede, non guarda, si offre leggera ed eterea utopia in un corpo di donna. I muscoli resi d’acciaio, da ore di prove, e movimenti studiati si fondono in brividi d’armonia e, mentre le stoffe riverberano per l’aria, eseguendo aeree figure, si compie l’estasi di una crisalide che nasce, che vive e sfarfalla, che coglie l’attimo più vivo e scompare. Paradigma reale di una vita che fugge.
Post Views: 41
Navigazione
- HOME
- AltreStorie di Neó
- IO E IL DOTTOR ZETA, LA RAGAZZA ICS ED IO
- SOSTIENI SEVENBLOG!
- NEWS
- LETTERATURA&SOCIAL
- CRONACHE DA SOTTILIA
- CATTIVICONSIGLI
- LE STORIE DI MICHELANGELO
- EMPATICAMENTE
- I Podcast
- AudioRacconti
- SPECIALE QUARANTENA
- SEVEN BLOG
- AREA MANOSCRITTI
- CHI SIAMO
- CONTATTI
- Privacy Policy
- SOSTIENI SEVENBLOG!
Consigli
Articoli recenti
- Neblina 1 Dicembre 2024
- I miei pensieri (su di te) 26 Novembre 2024
- Brassaï. L’occhio di Parigi 14 Novembre 2024
- Giancarlo: ballo con i canguri e sono felice 31 Ottobre 2024
- Le uova mimosa che fanno discutere 30 Ottobre 2024
Lascia un commento