
Le storie superbe . SUPERBIA
L’altra
In 21 Febbraio 2016 da Viviana Gabrini
Viviana Gabrini
“Lei era una donna anomala. Assolutamente anomala e fuori dagli schemi. Capisce che cosa intendo dire?”. La giovane donna bionda sospese per un attimo il suo racconto e chiese se poteva accendersi una sigaretta. Ottenuto l’assenso, sembrò rilassarsi di colpo: tirò un paio di boccate, poi scosse la testa.
“Oh, aveva un mare di difetti ma, come dire…riusciva a indossarli magnificamente, al punto che quasi, da difetti, si trasformavano in pregi da invidiare ed emulare. Spero di non sembrarle pazza e tuttavia…”.
Con un gesto nervoso della mano sinistra cacciò uno sbuffo di fumo denso e azzurrognolo; bevve un sorso di caffè e proseguì nel suo racconto confuso e concitato: “La odiavo. Sì, io la detestavo ma non riuscivo a staccarmi un attimo da lei. Cercavo di trattenermi, potevo riuscire per un giorno, forse due, ma poi tornavo a spiare la sua vita, a scrutare ogni suo gesto, a ripetere sulle mie labbra ogni sua parola. Scriveva magnificamente, sa? Aveva alcuni doni e scrivere era uno di quelli. Le veniva facile e le sue storie scivolavano sempre via facili, come piccole sfere su nastri di seta tesi e lisci. Ma la sua arroganza, ah, la sua arroganza era immensa, esondava, travolgeva ogni buona qualità. E se ne faceva gran vanto, di questa sua arroganza. Era sempre così sicura, anche quando sbagliava. Non cercava nemmeno di scusarsi o di giustificarsi. Era una di quelle persone che riescono ad avere un po’ di ragione anche quando hanno torto. All’inizio ho cercato di diventare sua amica. Sì, lo ammetto, la detestavo ma avrei dato non so che cosa per poter far parte della cerchia delle sue amicizie, entrare nella sua vita, essere coinvolta in quello che faceva, ma mi ha respinta. Con insolenza, con alterigia. Poi è arrivata ad ignorarmi. Che cosa c’è di peggio che essere ignorati, riesce a dirmelo?”. La donna si accese un’altra sigaretta.
“Quando lui la lasciò, io esultai. Non poteva essere che lei, proprio lei, potesse avere l’uomo che ho amato, anzi, che amo più di me stessa da anni.”.
La donna si interruppe per un istante e puntò gli occhi addosso all’uomo che le sedeva di fronte: “Forse sto facendo confusione. Forse è il caso che mi spieghi meglio. Vede, io all’inizio pensavo che lei fosse una delle tante donnette usa e getta che passavano nel suo letto. Certo la cosa non mi faceva piacere, ci soffrivo, ma mi consolavo pensando che sarebbero durate poco. E così era, ogni volta. Un paio erano durate di più ma solo perché lui in quel momento aveva bisogno di usarle per i suoi interessi. E io puntualmente speravo, pregavo perché lui tornasse da me, si accorgesse che io e solo io sono l’unica degna di amarlo. Poi è arrivata lei e non ho potuto fare a meno di odiarla. E ammirarla. Allo stesso tempo. Lei che si credeva sempre una spanna sopra tutto e tutti. Anche sopra di lui. Avevo accettato tante, troppe donne, ma non riuscivo ad accettare lei. Poi un giorno, finalmente, mi sono resa conto che la loro storia era finita ed io ho esultato. Finalmente potevo tornare a sperare che lui fosse di nuovo mio. Finalmente anche lei avrebbe provato dolore e umiliazione per quell’abbandono che io sapevo feroce e devastante, proprio per averlo sperimentato sulla mia pelle. Ma dopo qualche mese, ho saputo con certezza che le cose non erano affatto andate come io ipotizzavo. Lui le aveva regalato l’anello della madre. Lui le aveva chiesto di vivere insieme. E lei, cristo santo, lei aveva osato lasciarlo. Capisce quello che sto dicendo? Lei lo aveva lasciato. Vincitrice. Ancora una volta. Non potevo accettarlo. Era troppo. Davvero troppo. Una beffa amara e crudele. Commissario, adesso capisce perché l’ho ammazzata?”.
L’immagine di copertina è di Agnolo di Cosimo di Mariano detto Il Bronzino e si intitola L’Invidia.
Viviana Gabrini è scrittrice. Recita e fotografa per passione, e le piace fare la blogger. Ha pubblicato il libro I fili di Arianna per Primula Editore.
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