Happy BDays . IRA
Antonio Tabucchi
In 24 Settembre 2021 da Debora BorgognoniNon si può dire postmodernismo senza dire Antonio Tabucchi. Non si può dire Portogallo senza pensare ad Antonio Tabucchi. on si può dire Pereira senza immaginare il volto di Antonio Tabucchi. A quello sguardo fermo chiuso negli occhiali grandi, alla figura composta, forse non del tutto a proprio agio in uno spazio reale, non di carta.
Amava Genova, e ne ha pronunciato parole bellissime: «Ci sono giorni in cui la bellezza gelosa di questa città sembra svelarsi: nelle giornate terse, per esempio, di vento, quando una brezza che precede il libeccio spazza le strade schioccando come una vela tesa. Allora le case e i campanili acquistano un nitore troppo reale, dai contorni troppo netti, come una fotografia contrastata, la luce e l’ombra si scontrano con prepotenza, senza coniugarsi, disegnando scacchiere nere e bianche di chiazze d’ombra e di barbagli, di vicoli e di piazzette» (Il filo dell’orizzonte, Feltrinelli, Milano, 1986).
E noi sogniamo bene questi scorci liguri, onirici, perché la parola può tutto.
Può incastrarsi nella vita per amarla («Bisogna parlare, parlare finché è possibile perché poi un bel giorno avremo la bocca piena di terra»); può diventare filo che unisce mille pensieri («La notte è calda, la notte è lunga, la notte è magnifica per ascoltare storie»); può essere verità o fantasia («La filosofia sembra che si occupi solo della verità, ma forse dice solo fantasie, e la letteratura sembra che si occupi solo di fantasie, ma forse dice la verità»); o può essere cuore, dichiarazione d’amore («Ti ho cercato, amore mio, in ogni atomo di te che è disperso nell’universo. Ne ho raccolti quanti mi era possibile, nella terra, nell’aria, nel mare, negli sguardi e nei gesti degli uomini»).
Antonio Tabucchi nasce a Pisa il 24 settembre 1943. Happy BDay!
Citazioni:
Manolo il Gitano era seduto a un tavolino sotto la pergola dello spaccio. Indossava una giacca nera e un cappello a falde larghe, alla spagnola. Aveva l’aria di una perduta nobiltà: la miseria gli si leggeva tutta nel volto e nella camicia sbrindellata sul petto.
(La testa perduta di Damasceno Monteiro, 1997)
La smetta di frequentare il passato, cerchi di frequentare il futuro.
(Sostiene Pereira, 1994)
La vita non è in ordine alfabetico come credete voi. Appare… un po’ qua e un po’ là, come meglio crede, sono briciole, il problema è raccoglierle dopo, è un mucchietto di sabbia, e qual è il granello che sostiene l’altro? A volte quello che sta sul cocuzzolo e sembra sorretto da tutto il mucchietto, è proprio lui che tiene insieme tutti gli altri, perché quel mucchietto non ubbidisce alle leggi della fisica, togli il granello che credevi non sorreggesse niente e crolla tutto, la sabbia scivola, si appiattisce e non ti resta altro che farci ghirigori col dito, degli andirivieni, sentieri che non portano da nessuna parte, e dai e dai, stai lì a tracciare andirivieni, ma dove sarà quel benedetto granello che teneva tutto insieme… e poi un giorno il dito si ferma da sé, non ce la fa più a fare ghirigori, sulla sabbia c’è un tracciato strano, un disegno senza logica e senza costrutto, e ti viene un sospetto, che il senso di tutta quella roba lì erano i ghirigori.
(Tristano muore, 2004)
Il “Quartiere delle Gabbie” era molto peggio di come me l’ero immaginato. Lo conoscevo attraverso certe fotografie di un fotografo celebre e pensavo di essere preparato alla miseria umana, ma le fotografie chiudono il visibile in un rettangolo. Il visibile senza cornice è sempre un’altra cosa.
La realtà è sempre meno peggio di quello che fu effettivamente: la memoria è una formidabile falsaria.
(Notturno indiano, 1984)
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