ACCIDIA . Monológos
I vettori V1 e V2
In 17 Gennaio 2022 da Debora BorgognoniC’è un padre e c’è una figlia. Il padre è un matematico, stimato (o forse solo molto temuto) docente universitario. La figlia è… una comica. A dirla così, sembrano due mondi opposti, vero? E invece, come spesso accade, un mondo si accuccia dentro l’altro, si alimenta dall’altro, continuamente. La figlia ha l’acume del padre, il padre sente la stessa ribellione che pervade le inconsapevoli vene della figlia. Ed entrambi, battuta dopo battuta, lezione dopo lezione, colmano la distanza che separa l’uno dall’altra sull’asse delle ascisse e su quella delle ordinate.
È la prima stagione di La fantastica signora Maisel (The Marvelous Mrs. Maisel), creata da Amy Sherman-Palladino per Amazon Studios, e siamo solo all’episodio 2, intitolato Ya Shivu v Bolshom Dome Na Kholme. Ma i personaggi (oltre ad Abe: Miriam “Midge” Maisel, interpretata da Rachel Brosnahan; Joel Maisel, interpretato da Michael Zegen; Susie Myerson, interpretata da Alex Borstein; Rose Weissman, interpretata da Marin Hinkle) sono già così caratterizzati, così profondamente vivi che ci pare di conoscerli da tutta la vita.
Abe Weissman (Tony Shalhoub) sta insegnando nell’aula di matematica, un’aula che non stima particolarmente per la composizione degli studenti. Mostra loro un certo disprezzo per il fatto di non conoscere le risposte alle complesse domande che pone, e fa sentire loro una certa pressione psicologica sul meritarsi o meno quegli insegnamenti. Non ne sono all’altezza, secondo lui, e non lo nasconde. Il tutto mostruosamente (per gli studenti) condito da un’esilarante e teatrale comunicazione non verbale e da esempi al limite dell’assurdo.
Ma Abe è fatto così. Si perde spesso in viaggi fantastici nei meandri del suo cervello, e poi torna alla realtà quando le donne di casa, moglie e figlia ognuna con il proprio straordinario stile, gli sparano dritto alle ali e lo costringono a capitolare rovinosamente a terra.
Se avete in mente che la comicità sia turpiloquio, be’, con la famiglia Weissman-Maisel dovrete aggiungere un bel vocabolario di modi di dire e di esercizi verbali inediti. Molto ebreo, certo. Anche un po’ comunista, potremmo dire. O forse oggi si direbbe, nel connubio, radical chic. Ma che importa, in fondo? Lasciamo le etichette da parte e parliamo di matematica. Di vettori. Di variabili. Di leggi assolute. Di certezze. Di limiti e di infinito. Che paragonati alla vita svaniscono, proprio come la presunta forza che Abe esercita su un’aula impaurita.
Avreste non conta. Forse non conta. Ci ho provato non conta.
Perché questa stanza è un rifugio sicuro per le variabili del mondo esterno. In questa stanza noi affrontiamo gli assoluti. Punto. In questa stanza è questo quello che conta.
Questi due vettori sono collineari e vanno insieme, e andranno sempre insieme, ve lo assicuro: questo è il voto solenne fatto da tutti i matematici.
In questa stanza V² non spezzerà mai quel voto, decidendo che ormai non ha più bisogno dell’altro vettore per poi andarsene via e avere l’indipendenza lineare. V² non tornerà mai dal lavoro un giorno dicendo a V¹: lo sai, credo di avere il mio spazio-vettore personale. Ci si vede.
E dopo arriverà il papà di V¹ a dirle: no, non puoi permettere a V² di farlo, tu devi riportare V² a casa, una soluzione temporanea, perché il papà di V¹ non potrà essere qui per sempre a risolvere tutti i problemi.
Serious Abe Weissman Moment - Marvelous Mrs. Maisel
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