ACCIDIA . AudioRomance
Quattro attimi infiniti
In 14 Febbraio 2022 da Giorgio Binnella(I’ve Got You Under My Skin)
Il Petrof a mezza coda, lo sgabello di pelle, il velluto sui tasti e sullo sgabello, un calice da rosso, l’impronta di Château Pétrus sul legno laccato… lo spartito bianco, perché lui, le note, ce l’aveva in testa, tutte. E le parole scivolavano ogni sera in modo diverso. Una volta per Lizzy la bionda, una volta per Dolly la generosa, una volta per Emily la vamp, una volta per… ogni sera scivolavano in maniera tale, che ognuna di loro pensava che fossero per lei. Le parole sono solo parole, fateci quello che volete, gli diceva. Fatene coperte per la notte, girocollo per le serate di gala, sorseggiatele quando sentite l’amaro in bocca, tenetele strette nel pugno quando la mano trema, ficcatevele dove volete e date loro la forma che più vi soddisfa, gli diceva. Tanto, per me, sono solo suoni.
Ve l’ho detto che portava sempre un gilet rosso? Non c’entra niente la scaramanzia o il buon gusto. Lo portava semplicemente perché non si vedessero le macchie di Château Pétrus.
Charlie… Se n’ è andato un giorno, di notte, schiacciato da un autobus di linea che tornava al deposito.
Charlie… l’ho salutato con un calice di Château Pétrus e nient’altro, tanto era quello, Charlie. O meglio, di lui era rimasto solo quello. Da quando entrò lei e lui incrociò il suo sguardo, per un attimo infinito, e quello fu il primo. E allora, le parole cambiarono direzione. Ovunque stessero andando, e Charlie nemmeno avrebbe saputo dirlo, cambiarono strada e scivolarono verso di lei. Serpeggiarono sul pavimento, salirono lungo le sue gambe. Da qualche parte entrarono, questo è certo, perché poi cominciarono ad uscire dalla sua bocca e Charlie, per un attimo infinito, e quello fu il secondo, rimase senza fiato. E le parole tornarono indietro e salirono sui pedali, accarezzarono le corde, si stesero sopra i tasti e aspettarono che Charlie le accarezzasse. Ti ho sotto la pelle, disse lei. Ho te nel profondo del mio cuore, rispose lui, così nel profondo del mio cuore che sei davvero una parte di me.
Io provai a farglielo capire. Glielo dissi. Charlie, lei non fa per te. Conosceva già quelle parole. Le aveva già cantate. Non ha esitato un momento. Svegliati, amico mio. Lei ti farà male. E Charlie mi rispondeva che solo con lei aveva capito il significato vero, intimo, ultimo di quelle parole. E che non avrebbe potuto più ripeterle a nessun’altra. E infatti non lo fece. Le rimase fedele come un cagnolino finché lei non si stancò dei suoi lamenti. Smettila di guaire, gli diceva, io sono così, lo sapevi. E Charlie, per lei, perse le parole, le note, perfino il gilet. L’unica consolazione, il suo calice di Château Pétrus.
Il conducente giurò che se l’era ritrovato davanti all’improvviso, e che Charlie lo avesse fissato, per un attimo infinito, e quello fu il quarto, e gli avesse sorriso.
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