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Ero innamorata di Mr Frog
In 30 Dicembre 2021 da La ComtesseCara Comtesse,
arrivo subito al sodo, io lo odio, spero che muoia, deve crepare, e deve soffrire prima di crepare, parlo di lui, di Mr Frog. Vorrei tagliargli la virilità, perché ne ha una? No, è un muffin vecchio, floscio, e la virilità non gli serve a niente. Lo odio. Ho l’immagine di un episodio reale. Non è solo fantasia, dunque. Qualcosa di reale c’è sempre, anche i castelli di carta hanno le loro fondamenta, porca puttana! Il ricordo della cantina maledetta. Io che mi abbassavo. Lui che si slacciava la cinta. Era solo un gioco. Lo fai con una persona di cui ti fidi. Lui che mi ama. Il gioco è stato volontario. Non ho giustificazioni. Solo colpe. L’immagine si replica nel mio cervello in maniera compulsiva. Di quella volta, di quella maledetta cantina, lui che godeva, con un merdoso piacere stampato su una faccia del cazzo.
Ho l’anima malata, cara Comtesse.
Di notte mi assale il ricordo. Il ricordo diventa tormento. Farnetico. Penso. Io gli ho dato quello che voleva. Ero innamorata. Lui non ci hai pensato minimamente a soddisfarmi. Mi sono sporcata quel giorno, maledetta cantina.
Ti starai chiedendo di cosa mi sono innamorata. Mi riempiva di attenzioni, era sempre presente, diceva di volermi, per mesi è andato avanti così, e non mi toccava, diceva di aspettare il momento giusto per amarmi, che sarebbe stato tutto perfetto, quando saremmo stati insieme, in un letto, in una bella stanza, nudi, e mi sussurrava parole burrose, con la sua voce da dio, e mi sentivo bagnare, i capezzoli si indurivano, non potevo resistere.
Gli credevo.
Ti farò godere, mi diceva, e non solo una notte, sempre. E invece mi ha portata in una cantina. Che bastardo! E sento lo schifo sulla pelle.
Gli ho regalato meno di cinque minuti di piacere, poi si è rivestito, e mi ha detto, ti riporto al parcheggio.
Perché, cristo santo, mi sono lasciata fregare da uno così, perché?
Non dimentico le sue ripugnanti parole dopo. Fai finta che è stata una bella storia d’amore.
Passato un mese mi ha cercato, forse per stare in pace con la coscienza mi ha chiesto perdono. Forse. Non lo so. Gli ho urlato che il cuore del problema era il mio desiderio insoddisfatto. Lui non ha risposto, è semplicemente andato via. Un amico mi ha detto che sono stata il suo gioco come chissà quanti altri.
Ingannata? Sì. Delusa? Sì. Amareggiata? Sì. Mi isolo sempre di più. Divento triste. Mi sento poco apprezzata. Anche stanotte mi sono svegliata col pensiero della cantina, con la rabbia, e il vuoto dentro. Dov’è l’uomo che mi faceva sognare? Dove? Insoddisfazione, rabbia, vendetta, sono malata. Mi sentivo innamorata. È stato tutto qui. Briciole, assenze, vuoto, rabbia, risentimento. Vorrei che morisse, e se morisse? Prima o poi dovrà morire.
Lo vedo, il mio Mr Frog, sono davanti a lui, nuda, mi guarda, passivo e inerme. Non fa nulla. Non so cosa pensa. Forse niente. Mi dà fastidio. Solo la sua presenza mi disturba e mi tormenta. Dovrà morire, prima o poi, tu che dici, cara Comtesse?
Un bacio da Norma J. Grey.
Norma J. come Norma Jeane Baker, vero, ma chère lectice dall’anima infuocata e ferita? Oh. Donna meravigliosa, donna divina – forse più di me -, Norma Jeane. Desiderata in ogni angolo del mondo, et peut-être anche su altri pianeti. Eppure fragile, come frammenti di cristallo caduti a terra troppe volte, ricomposti bene, con un’incredibile minuzia. Hai presente, ma douce et passionnée amie, il Kintsugi? Sai di cosa parlo? È un’antica arte giapponese usata per riparare gli oggetti in ceramica. Si usa una mistura di lacca urushi e oro, e infine si brunisce con una pietra d’agata.
Norma Jeane è stata riparata con oro in polvere. Non è stata usata lacca urushi, non è stata fissata con pietra d’agata, – tu me comprends bien? – e la polvere d’oro è stata soffiata via. Il procedimento ha fatto risplendere tutti intorno a lei, che hanno goduto della polvere rilasciata nel vento. E ha fatto annerire lei.
Non permettere che ti riempiano le crepe di oro in polvere, Norma J.. Curati con oro, lacca e pietra. E fallo tu stessa, sii consapevole per prima della cura.
Il tuo cognome mi ha ricordato un romanzo di dieci anni fa. La protagonista si innamora, con un istinto di insopportabile sottomissione, del ricco, bello e presuntuoso Mr Gray, che la inizia al piacere rappresentato da piccole torture sadomaso, come quelle che sono capitate a te. In dieci anni, noi donne di mezza età – mon dieu, ne le dis à personne! – abbiamo acquisito un nostro modo di esercitare il potere e di abbandonarci al piacere, e non abbiamo più bisogno di Mr Gray o di Mr Frog per sentirci realizzate.
Ma chère, lasciati dire, da chi conosce bene i Prìncipi, che nel mondo reale una rana rimane una rana. E una cantina rimane un posto dove conservare i salami. Appesi.
Stiamo progettando una rivista letteraria per aiutare le nuove voci a emergere. Abbiamo sempre la stessa vision: diffondere cultura e talento.
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