
INVIDIA . Lector In Invidia
Natale e dintorni
In 30 Dicembre 2016 da Attilia Patri DPLuci colorate, doni, piccoli pensieri, pranzi e cene con amici e parenti fanno la bellezza del Natale e dintorni e ci troviamo qui, appena usciti da una festa e in attesa della successiva, in un susseguirsi di giorni che chiudono l’anno vecchio e schiudono al nuovo. Giorni che si caricano di aspettative ma spesso anche di ansie e nervosismo e il periodo, anziché di gioia che pervade, diventa trappola che stringe e soffoca. Eppure il 25 dicembre, così come il 31 e il 1° gennaio che porta per mano il 6, sono feste fisse, cadenzate con lo stesso ritmo da 2016 anni, si presentano uno dietro l’altro fissi e garantiti e tutti dovremmo essere preparati ad accoglierli al meglio, contenti almeno di esserci specialmente se siamo in buona salute.
Cadenzati e regolari, non come Pasqua, una volta alta l’altra bassa, a volte con il cappotto e l’altra quasi in prendisole. Natale, Capodanno, Epifania cadenzati, regolari, fissi come ballerini di un carillon che si muovono ma non si spostano e a volte già preannunciati da countdown impostati da ottobre su Facebook, da panettoni impilati nei negozi sempre prima a ridosso delle zucche di Halloween non ancora passato, dalle prove tecniche di accensione delle luminarie a fine novembre, dalle foto di alberi di Natale a volte anche orrendi che infestano i Social, vetrine allestite e ammiccanti ad attrarre clienti in avanscoperta di regali scelti con calma; ovunque la gente è più allegra e più facilmente sorride.
Dall’8 dicembre al 6 gennaio si crea come un vortice, un turbinio di sensazioni, emozioni, stati d’animo particolari molti dei quali facilmente condivisibili e condivisi con le persone care e alcuni trattenuti, nascosti e mascherati al meglio perché, in tanti individui, i segnali di festa virano come in un percorso al contrario, antiorario verso la tristezza anziché verso spensieratezza, entusiasmo e gioia. Tristezza. Un sentimento diffuso che pervade molti ma sottaciuto, legato a feste che spesso impongono copioni rigidi, riunioni di famiglia obbligati, sentirsi più buoni per forza di cose, divertimento il più possibile e a tutti i costi. Così in tanti sono costretti per educazione o per quieto vivere ma anche per non far torto a nessuno o solo per conformismo a indossare maschere che ci stanno strette, ci assale un gran senso di sconforto e il desiderio che le feste passino alla svelta, addirittura il desiderio più grande è quello di tornare il più velocemente possibile alle occupazioni ordinarie, di sganciarci dalle regole collettive: Natale con i tuoi, Capodanno allegria obbligatoria, scappare a gambe levate da forzature e costrizioni che alimentano sensazioni di inadeguatezza, una specie di senso di colpa per non riuscire ad essere felici ed entusiasti come il particolare periodo pretenderebbe.
Il mal di Natale e delle feste in generale è un’epidemia che avvolge e pare coccolare tutto il pianeta, o almeno la parte di pianeta che festeggia queste ricorrenze, colpendo in Italia migliaia di persone fino ad arrivare a interessare il 45% della popolazione negli Stati Uniti. Le cause sono da ricercarsi sostanzialmente in due fenomeni che turbano la nostra psiche durante le feste natalizie: il primo legato a disturbi stagionali fisiologici tipici dei mesi invernali con la poca luce, i livelli bassi di melatonina e la scarsa produzione di serotonina, l’ormone del benessere, da parte dell’organismo, il secondo alle alte aspettative riposte nelle festività, un periodo vissuto da molti come la ricerca della perfezione, di momenti di gioia e socialità che devono, assolutamente quasi imperativo, risultare magici, da incorniciare per l’album di famiglia.
Alte aspettative. L’inganno del Natale e dintorni si annida lì con un elevato tasso di concentrazione perché la vita reale è ben lontana dal prodotto confezionato che ci propinano gli spot natalizi, con famiglie perfette, sedute armoniosamente intorno ad una tavola apparecchiata in modo altrettanto impeccabile. La vita reale è fatta anche di discussioni, tensioni, genitori separati, pesanti assenze, anziani soli, difficoltà economiche. Ecco dunque che di fronte alla propria incapacità di reggere il confronto con i quadretti felici rappresentati in tv e ricreati in centri commerciali e vetrine ci si sente incompiuti, insoddisfatti, inadeguati e così lontani da quell’ideale di armonia e perfezione al punto da maturare una vera e propria avversione per il Natale e dintorni dimenticando il vero significato delle feste.
Christmas Blues il nome tecnico di questo sentire; depressione natalizia il nome tradotto a nudo, reale e che costituisce l’insieme di negatività, tristezza, insofferenza nei confronti di parenti, pranzi, regali e luci che alimenta gli stati d’animo di alcuni che mal sopportano l’incontro forzato con amici e parenti che durante l’anno si vedono raramente, costringendo a confrontarsi con se stessi e con gli altri, rispondendo a domande indiscrete o inopportune che creano sensazioni di rabbia, ansia, frustrazione. In queste occasioni, poi, le tensioni familiari possono acuirsi e il ricordo di eventi dolorosi diventa più difficile da gestire. Amori finiti, famiglie divise, amicizie saltate: tutto a Natale e dintorni ci manca di più e i ricordi sono più feroci e, come tenaglie affamate, mordono mente e anima e dunque la festa emblematica della famiglia aumenta inevitabilmente il disagio, specie se si vive in casa una situazione dolorosa, traumatica o inesistente e se si è subito da poco un abbandono affettivo, oppure se si è persa una persona cara. Le festività sembrano essere lì, in agguato, per sottolineare minuziosamente, con pennino che gratta, ciò che è mancato e continua a mancare facendo sentire molto di più il vuoto, la noia, la malinconia di essere soli come se il soggetto meritasse una punizione che, naturalmente, non merita, così come sono pesanti da tollerare per le persone disilluse che si aspettavano molto di più dalla vita.
Mentre attorno scorre la festa, per alcune persone i propri fantasmi interiori pongono blocchi e freni, emergono come grandi colpe, vergogna per non essere stati degni di essere amati, lutto primitivo per essere stati abbandonati da qualcuno che è scomparso e che era, forse, l’unico che sembrava voler loro bene in modo incondizionato. La festa festeggia gli affetti ma certi affetti possono non esserci più e trovare al loro posto delusioni, rammarichi, pentimenti per quello che poteva essere e non è stato; invece di persone c’è il senso di vuoto che diventa incubo. La festa evoca gioia ma alimenta, dunque, anche fantasmi in un duetto come aria, o peggio, benzina sul fuoco che si cerca di tenere a bada fingendo quel che uno autenticamente non sente ma è costretto nella parte per non deludere gli altri, per esempio gli stessi figli o i genitori o gli amici che si aspettano allegria e leggerezza.
Anche l’avvicinarsi del nuovo anno promuove il tempo di bilanci e può portare ad emozioni diverse a seconda di quali sogni o obiettivi abbiamo realizzato, con chi li abbiamo condivisi, cosa non siamo riusciti a concretizzare, le occasioni perdute, cosa potevamo fare di più ma non ce l’abbiamo fatta. Momento di valutazione dunque dei nostri piccoli o grandi fallimenti, delle nostre capacità, dei nostri successi, delle nostre previsioni sul futuro che generano tante sensazioni e che possono contrapporsi, alternando delusione ed euforia assaporata ma subito seppellita dalla pellicola dei momenti di sconforto.
La domanda lecita, a questo punto, è chiedersi come fare a sfuggire a queste spire concentriche che con una forza di gravità tutta loro intrappolano e costringono al basso in caduta libera. Ricette magiche valide per tutti non ce ne sono, e poi ognuno ha il proprio carattere e la propria personalità, però si potrebbe partire da un punto fermo, dentro e fuori le feste: rispettarsi.
Rispettarsi è il primo passo per non cadere vittime di costrizioni, malinconia, stress e tristezza. Il secondo è abbassare le aspettative e considerare il Natale e dintorni un periodo come un altro per stare vicino alle persone che si amano, non occorre necessariamente fingere tutto il tempo di voler bene a persone che, invece, non si calcolano tutto il resto dell’anno, liberarsi il più possibile dell’immagine commerciale del Natale e dintorni, scoprendo piccole gioie. Le feste non devono essere vissute per forza in un solo modo; esistono tanti modi di celebrarle senza tradire se stessi e senza renderle stressanti: occorre fare lo sforzo di concentrarsi su chi è rimasto , su chi ci vuole bene, su chi possiamo ancora vivere e lasciamo andare le cose finite e chiuse, restare sul presente e cercare di non rivangare il passato ricordando i tempi andati e concentrandoci sui nostri punti di forza sui quali possiamo contare in questo momento o in futuro e valutando razionalmente le nostre aspettative senza, a tutti i costi, pretendere troppo da noi stessi o dalle situazioni e orientandoci verso obiettivi più realistici.
Diamoci tregua. Il miglior regalo da fare a noi stessi.
Navigazione
Consigli
Articoli recenti
- Il margarita a ostacoli per Jake Epping 22 Marzo 2023
- Pensieri spettinati 21 Marzo 2023
- Italia Cinquanta. Moda e design. Nascita di uno stile 17 Marzo 2023
- La mozzarella in carrozza per Bruno 15 Marzo 2023
- Felice Casorati 14 Marzo 2023
Lascia un commento