
CattiviConsigli . IRA
Cena a lume di candela
In 27 Gennaio 2023 da Gianluca Papadia«Hai spento di nuovo i termosifoni?» mi chiede mia moglie quando entra nel nostro appartamento buio e freddo.
«Siamo a 17 gradi» le rispondo dopo aver illuminato con la torcia del telefono il termometro posizionato nell’ingresso del nostro appartamento. «Visto che fuori ci saranno al massimo un paio di gradi, non credo che sia troppo salutare aumentare la temperatura dell’appartamento».
«E perché tutte le luci sono spente?» insiste lei con il suo tono accusatorio.
«Stasera si cena a lume di candela» le rispondo mentre l’aiuto a togliersi il cappotto. Per sfilarle il cappello, la sciarpa e i guanti, devo usare un po’ più di forza per vincere la sua resistenza. «Dobbiamo festeggiare il nostro anniversario».
«Amore hai cucinato tu?» pronuncia con la voce tremante. Dal vapore acqueo che esce dalla sua bocca, si capisce che non è l’emozione a procurarle questa vibrazione alle corde vocali ma il freddo.
Faccio accomodare la mia dolce metà al tavolo del soggiorno e mi allontano per andare a prendere la pentola in cucina. Con quel buio, centro lo spigolo del divano con il ginocchio destro ma per fortuna riesco a reprimere un’imprecazione.
Con la torcia del telefono che stringo tra i denti, riesco a prendere la pentola dai fornelli e a portarla nel salotto. Dopo aver rischiato di farla cadere più volte, l’appoggio sana e salva, sul carrellino che ho sistemato accanto al tavolo.
«L’acqua è un po’ calda» si lamenta mia moglie dopo che le ho versato da bere.
«Per evitare di aprire e chiudere il frigo più volte, l’ho tirata fuori quando ho preso tutti gli ingredienti» rispondo gentilmente e le verso anche un po’ di vino rosso che, a temperatura ambiente, è perfetto.
Brindiamo con i calici delle grandi occasioni e tracanniamo il vino velocemente con la speranza che ci procuri un po’ di calore.
Mia moglie si scola anche il secondo bicchiere di vino ma non riesce a smettere di tremare. Appoggia le mani alla pentola bollente per cercare un po’ di calore.
“Non è colpa mia se il nostro anniversario coincide con i giorni della merla” vorrei sussurrarle ma evito di alimentare inutili polemiche.
«Pasta, gorgonzola e noci» esclamo ad alta voce come un cameriere di un ristorante stellato e servo a entrambi una porzione abbondante.
Al primo assaggio, la pasta risulta leggermente scotta e mia moglie non perde occasione di farmelo notare.
«Hai per caso cotto la pasta a fuoco spento?» domanda con la bocca piena.
«Se il premio Nobel per la fisica ha detto che si può fare, io mi fido di lui».
«Non senti che la pasta è diventata una colla?»
«No», pronuncio con difficoltà. Il boccone in effetti è un po’ denso e vischioso e risulta difficile da deglutire.
«Da quando hanno iniziato a terrorizzarci con questa storia del caro bollette, questa casa è diventata un inferno» dice lei dopo aver mandato giù la pasta con un altro bicchiere di vino.
I suoi occhi rossi di rabbia illuminano la stanza buia.
«Vuoi vivere al buio come gli uomini primitivi?» strilla dopo aver soffiato talmente forte sulla candela che la cera bollente mi arriva sul viso procurandomi un piccola ustione.
Mia moglie si alza e inizia ad accendere tutte le luci della casa.
«Non posso usare più gli elettrodomestici» urla dalla cucina mentre sento che avvia contemporaneamente lavastoviglie e lavatrice.
«Abbiamo ridotto la frequenza della doccia» grida dal bagno dopo aver aperto tutti i rubinetti e tirato lo sciacquone. «E con questa fissa di non usare lo scarico, il nostro bagno puzza come quello di una stazione».
Mia moglie tona nel salotto, esce – come una furia – fuori al balcone e rientra frettolosamente dopo aver acceso la caldaia.
«Per risparmiare sul gas, non accendiamo più i termosifoni. Quando entro in casa devo vestirmi anziché spogliarmi e di notte indosso una tuta da sciatore al posto del pigiama».
Si avvicina al tavolo con fare minaccioso e scaraventa a terra la bottiglia d’acqua minerale.
«L’acqua è calda perché il frigo bisogna aprirlo solo due volte al giorno» inveisce piena di collera. «E lo sai che io bevo l’acqua dal frigo anche in pieno inverno».
«Amore ma c’è una crisi energetica…» provo a difendermi.
«Mi hai fatto venire i geloni alle mani perché i piatti – secondo le teorie che hai letto su twitter – devono essere lavati con l’acqua fredda» sputa con rabbia dopo aver scaraventato anche i piatti a terra.
«Il costo del gas ha raggiunto livelli altissimi» sussurro timidamente.
«Io capisco la crisi energetica, il caro bollette, la terza guerra mondiale, ma questo schifo di pasta io non la mangio» urla ancora di più e, prima che potessi fuggire, mi svuota la pentola sulla mia testa pelata.
Il fiume incandescente che mi travolge conferma la tesi dell’illustre professor Giorgio Parisi: la pasta, lasciata in acqua bollente dopo aver spento il fuoco, cuoce in modo da conferirle uno spiacevole sapore ma – e le ustioni di terzo grado che mi hanno solcato il viso lo possono confermare – conserva la temperatura vicina ai cento gradi per molto tempo.
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