IRA . Racconti da Kepler
La partita del secolo (scorso)
In 17 Giugno 2016 da Il ViaggiatoreLo sapete che arrivo da un altro pianeta e vi sto studiando. Ripercorrendo la storia si incontrano episodi sui quali si possono ricavare spunti davvero interessanti per le mie cronache. Non conoscevo il calcio, su Kepler452 non esiste uno sport così, peccato. Me ne sono innamorato subito e l’ho approfondito. La metafora di confronto che riporta sul campo e talvolta fuori da esso le vecchie rivalità, vuoi di campanile, vuoi di Nazione, mi pare di averla colta in pieno. In fondo, se prendo quello che chiamate campionato, sia esso all’interno dei confini sia invece tra Stati diversi, ci vedo battaglie dove alla fine c’è un vincitore certo, un vincitore morale ma pur sempre sconfitto e in fondo una gioia effimera, perché si riparte subito dovendo spesso ricostruire quel che si è appena concluso. Gioia, disperazione, eroismo, insulto, rissa, invettiva, talvolta suicidi per un oggetto nobilitato (?) dal fatto di essere in un metallo prezioso. E poi la metafora, quella della vita: talvolta da solo ma sempre all’interno di un gruppo che si confronta con altri. Un tuo errore può danneggiare gli altri, un errore altrui può danneggiare te e vanificare tutto. Puoi vincere quasi tutto e alla fine perdere, oppure avere una consolatoria non vittoria.
Ci sono partite e partite e quella che si gioca oggi allo stadio Azteca di Città del Messico entrerà nella storia, anzi questo 4-3 per l’Italia finirà per diventare la partita del secolo (scorso).
Esistono tradizioni, eventi che si ripetono, confronti che vedono uscire vincitori sempre gli stessi (o quasi). Scherzosamente nello sport si chiamano bestie nere e ogni volta da una parte, quella del vincitore, si tende a esorcizzare la sconfitta che prima o poi arriverà, mentre dall’altra esiste una sorta di mettere le mani avanti, perché se si perde è il fato avverso per colpa di un nemico che è impossibile da superare.
Credo che Italia-Germania del 17 giugno 1970 debba essere vista da tutti quelli che amano il calcio e non solo. L’eterno confronto di due popoli spesso partiti come alleati e alla fine nemici che hanno proseguito sul campo il loro eterno confronto.
Inutile che vi racconti la cronaca, chi non la conosce, sa bene della staffetta Mazzola/Rivera, del continuo botta e risposta tra le due Nazionali e la vittoria solo ai supplementari. E di come questi giocatori insieme a Valcareggi che li allenava passarono da eroi e bidoni per aver perso una finale nella quale, in fondo, arrivarono non solo contro il più forte di tutti (Pelè non era il solo di quel Brasile mostruoso) ma pure stanchi seppur mai domi. Mentre Gianni Rivera spiazza Sepp Maier e c’è chi esulta sia dentro lo stadio che davanti al televisore ancora in bianco e nero è possibile assaporare una gioia che dura un lampo e che rimane dentro per sempre. In fondo come la vita, vinci magari la battaglia più bella ma perdi quella decisiva.
Alla prossima!
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